Ulivo, resta il no del Ppi

Ulivo, resta il no del Ppi Ulivo, resta il no del Ppi Simboli, intesa a metà con Ds e Verdi ROMA «Non possiamo». Al secondo piano di Piazza del Gesù, quartier generale dei popolari, la frase più ricorrente è questa. «Non possiamo firmare una piattaforma comune con le altre forze che andranno alle Europee sotto il segno dell'Ulivo...». A poche ore dal vertice-blitz che ha portato per tre quarti d'ora nell'ufficio di Romano Prodi i leader di ds, Verdi e ppi, l'ingranaggio elettorale dell'Ulivo ha ancora una ruota inceppata. Tutto deciso, invece, per quanto riguarda il simbolo: ognuno correrà con il proprio, inserendo però la scritta «Ulivo» nel logo. Soltanto la scritta, senza nessun riferimento gra- fico, per evitare «confusioni» tra il simbolo del partito e quello della coalizione. Nei prossimi giorni verrà definita la «dichiarazione» comune dei quattro partiti aderenti. Ma se Romano Prodi, Walter Veltroni e i Verdi, rappresentati ieri dal capogruppo al Senato Maurizio Pieroni, parlano esplicitamente di «dichiarazione programmatica», i popolari spingono con forza sul freno: «Noi un programma ce lo abbiamo già - dice Franco Marini - ed è quello approvato a Bruxelles dal congresso del partito popolare europeo». Una distinzione non da poco, che porta il Ppi a una sorta di equilibrismo dialettico: i popolari aderiranno a un «documento» comune con le altre forze uliviste (il testo avrà in testa un riferimento alla guerra nel Kosovo), ma quel documento non potrà essere definito in alcun modo «programmatico». Lo ha fatto capire Giuseppe Gargani, che subito dopo l'incontro di Marini con Prodi ha mandato al suo segretario un messaggio preciso: «Il programma del Ppe è uno solo e non può essere confuso con quello di nessun altro partito. Se Prodi ha rinunciato al suo programma alternativo al Ppe, si può ragionare. Altrimenti, la contraddizione delle posizioni in un momento così drammatico della vita del Paese non aiuterebbe gli elettori e i cittadini a esprimere un voto consapevole. E sarebbe deleterio...». La posizione dei popolari ha provocato la reazione di France¬ sco Cossiga, che definisce «incomprensibile» il «ritorno» dell'Ulivo. «A essere generosi - spiega l'ex Capo dello Stato - la posizione di Marini è perlomeno confusa: segretario di un partito che a Bruxelles si trova accanto al Ccd, a Rinnovamento Italiano, ai due tronconi dell'Udr per non parlare del partito di Aznar e dei conservatori britannici, e che qui si trova invece alleato dei socialisti e addirittura dei Verdi. Ma forse è sempre valido il detto di Enrico IV di Navarra: Parigi, anche per Marini, vai Tiene uria messa...». Mono duro Clemente Mastella: «L'Ulivo non mi preoc cupa affatto - dice il leader dell'Udr -. Anch'io ho un progetto per il dopo elezioni: una federazione di centro con tutti i partiti che si riconoscono nel Ppe» [g. tib.l Il leader dei Democratici Romano Prodi

Luoghi citati: Bruxelles, Kosovo, Parigi, Roma