«Qui non ci sono traditori »

«Qui non ci sono traditori » JUGOSLAVO: SPERIAMO IN UNA SOLUZIONE PACIFICA «Qui non ci sono traditori » Draskovic: siamo uniti contro l'aggressore intervista Fernando Mozzetti inviato a BELGRADO Vuk Draskovic, come vede gli sviluppi della situazione? Il vicepremier jugoslavo, monarchico, democratico e di forte passione nazionale, è stato il maggior oppositore di Milosevic. Ex giornalista, in questi giorni si è scontrato con i nomenklaturisti che volevano cacciare tutti i giornalisti di Paesi Nato. Noi pochi che siamo qui, lo dobbiamo a lui. «Le chiavi della pace o della guerra sono nelle mani di chi ha cominciato, cioè la Nato. Smettano di bombardare e si comincia subito il negoziato». L'incontro tra Milosevic e Rugova può essere uno spiraglio? «E la speranza di una soluzione pacifica, il dialogo diretto serboalbanese. La decisione di Rugova di restare nel Kosovo, di venire a Belgrado a incontrare Milosevic, è stata saggia e responsabile. Firmare la dichiarazione sulla necessità di una soluzione politica è un atto patriottico, badi, dico patriottico nel senso albanese. Rugova si rende conto che le prime vittime dell'aggressione Nato alla Serbia sono gli albanesi. E' chiaro che in passato è stato messo sotto pressione dagli estremisti. Lui e gli altri moderati sono l'obiettivo del terrorismo sostenuto dagli Usa. Libero dall'influenza di quei terroristi, Rugova può parlare con la voce della ragione. E' un approccio alla soluzione politica sui principi del Gruppo di contatto». Si dice che Rugova sia stato costretto a firmare quella dichiarazione e che le immagini diffuse dalla tv si riferissero a un altro incontro. «So con assoluta certezza che l'incontro è avvenuto. E poi, chi dice queste cose? Clinton, Blair, bugiardi. I media occidentali hanno scritto nei giorni scorsi che altri moderati vicini a Rugova erano stati uccisi. Poi si è accertato che sono vivi. Tante menzogne». Rugova è invitato a Bruxelles o Bonn a esporre la sua idea di soluzione di cui ha parlato con Milosevic. Dove è Rugova adesso? «Non lo so. Forse a Pristina. Ha detto stop ai bombardamenti, cerchiamo una soluzione politica. Ma la Nato sta facendo pressioni su di lui, non credendo che possa aver detto parole ragionevoli. Americani e Nato provocano il disastro, poi piangono davanti alle fiumane di profughi che fuggono dalle loro bombe», il commissario europeo Emma Bonino, dopo aver visitato le aree interessate, ha avuto parole di fuoco. E si sa che tantissimi arrivano senza documenti, stracciati dai vostri uomini, affinché non tornino più. «La Bonino ha visto solo una faccia della tragedia. Ci sono 70 mila profughi serbi da quell'area, di cui nessuno si occupa. Abbiamo avuto centinaia di migliaia di profughi dalla Croazia, dalla Bosnia, da tutti ignorati. Quanto a documenti e passaporti, può darsi che qualche idiota lo abbia fatto, ma non è una direttiva né una strategia. Nei prossimi giorni ci potrebbero essere milioni in fuga dalla Serbia per salvarsi dalle bombe. La catastrofe umanitaria diventerà smisurata. Bisogna fermare le bombe e cercare una soluzione pacifica». La Nato si ferma se voi ritirate le truppe. «La Nato può bloccare gli attacchi premendo un bottone. Ritirare simultaneamente le nostre forze è logisticamente impossibile». Spera in altre iniziative di pace russe? «Sono necessarie. Primakov è a un passo da nuovi tentativi. Se continua l'attacco, con le emozioni che stanno crescendo in Russia e nella certezza che tutti i serbi sono pronti a morire per il Kosovo, non oso pensare a quel che potrebbe succedere. Potrebbe anche scoppiare un'altra guerra europea». E voi non avete responsabilità? «Nessuno, eccetto Dio, è privo di responsabilità. Ho studiato diritto romano, non del Far West. In Kosovo c'era una situazione difficile, ma non il disastro. La Nato attacca dicendo di volerlo prevenire, e provoca la catastrofe». Così non avete nulla da rimproverarvi? «Sì: siamo stati tolleranti con il terrorismo albanese in Kosovo. Anziché stroncarlo subito, abbiamo ceduto alle pressioni intemazionali, ci siamo imbarcati in trattative, mentre ì terroristi si organizzavano». Come vede la posizione dell'Italia? Sono grato a quei parlamentari che si oppongono all'aggressione. Apprezziamo gli sforzi di Dini e dì D'Aleni;!, e dell'ambasciatore Sessa, uomo di pace». Lei, fiero oppositore di Milosevic, come si sente a stare con lui? «Gli stessi che erano in piazza contro Milosevic, oggi sono contro l'aggressione. Resto oppositore di Milosevic, ma non della mia patria». «Tutti i serbi sono pronti a morire per il Kosovo, potrebbe anche scoppiare una guerra europea» «Con il terrorismo albanese abbiamo sbagliato: noi trattavamo, loro si organizzavano» Vuk Draskovic. vice premier nel governo di coalizione di Belgrado Come molti intellettuali slavi, porta una folta barba da profeta