Solana: pronti a intervenire in Montenegro

Solana: pronti a intervenire in Montenegro Solana: pronti a intervenire in Montenegro Londra ha avvertito: Milosevic prepara un golpe a Podgorica Ingrid Badurina nostro servizio ZAGABRIA «La Nato è pronta a ricorrere alla forza per difendere il governo democratico del Montenegro». Il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Javier Solana ha avvertito ieri il presidente Milosevic che le forze alleate sono pronte a intervenire per impedire un tentativo di colpo di stato nel Montenegro. Siamo preoccupati per la situazione a Podgorica, ha detto Solana, aggiungendo che se Milosevic tenterà di inviare le truppe serbe nel Montenegro per rovesciare il governo del presidente Djukanovic, la Nato interverrà in difesa della piccola Repubblica che insieme alla Serbia costituisce la Federazione jugoslava. E' stato il ministro della Difesa britannico Richardson ad annunciare che Milosevic sta preparando un golpe militare nel Montenegro. A conferma delle sue parole è arrivata la notizia di una grande purga nelle file dell'esercito jugoslavo. Belgrado ha destituito il comandante del corpo d'armata del Montenegro, rimpiazzandolo con un generale fedele a Milosevic. Altri ufficiali, tutti montenegrini, sarebbero stati silurati dal S[uartier generale dell'esercito èderale oramai completamente controllato dai generali serbi. Preoccupata per un possibile atto di forza di Milosevic il segretario di Stato Albright ha chiamato ieri il ministro degli Esteri Dini per fare ilpunto della situazione. Da quando sono iniziati i bombardamenti della Nato i media jugoslavi hanno lanciato una feroce campagna contro il presidente montenegrino accusato di essere «il più grande traditore della storia del suo Paese». Milo Djukanovic si è infatti schierato contro la politica di Milosevic nel Kosovo e non ha riconosciuto la decisione del governo federale di prò- clamare lo stato di guerra in tutto il Paese. Pur facendo parte della Jugoslavia, il Montenegro non vuole essere coinvolto in questa guerra che è scoppiata per via della politica assolutamente errata di Milosevic, ha ripetuto il giovane presidente montenegrino. Rifiutando di dichiarare lo stato di guerra, Djukanovic ha in realtà voluto impedire che il potere passasse dalle autorità civile a quelle militari, nel qual caso avrebbe perso ogni controllo del suo Paese. Per assicu¬ rarsi da eventuali attacchi a sorpresa, Djukanovic ha ordinato un forte dispiegamento di agenti di polizia montenegrini intorno al palazzo della presidenza e alla sede del governo Il presidente del Parlamento di Podgorica, Svetozar Marovic ha convocato ieri i leader di tutti i partiti politici montenegrini per discutere lo stato di sicurezza del Paese. «Nessun partito o gruppo politico appoggerà mai un qualsiasi tentativo di cambiare lo stato giuridico del Paese approfittando delle circostanze attuali» ha dichiarato Marovic al termine dell'incontro, aggiungendo che verrà respinto ogni tentativo di amministrazione militare. «Nel Montenegro ci sono degli organi civili legalmente eletti che devono adempiere al loro compito, così come ci sono le autorità militari che devono eseguire il loro dovere. Oggi più che mai è necessario sviluppare la cooperazione tra le autorità democraticamente elette e l'eser¬ cito jugoslavo ai tini di difendere la pace e la sicurezza* ha concluso il presidente del Parlamento, in risposta alle voci sempre più ricorrenti del colpo di stato. In mattinata lo stesso presidente Djukanovic aveva lanciato un nuovo appello alla comunità internazionale affinché cessino i bombardamenti della Nato contro la Jugoslavia, e riprendano al più presto i negoziati. Si è inoltre rivolto a Belgrado, sollecitando Milosevic a interrompere la sua politica «di dispetto» al mondo intero, per trovare una soluzione pacifica alla crisi del Kosovo. «Il pericolo di un allargamento delle violenze rischia cQ accendere la fiamma bellica anche nel Montenegro, minacciando la vita di tutta la sua popolazione e mettendo in questione la sopravvivenza stessa del popolo e dello Stato» ha detto Djukanovic, che ha confermato così di temere che le autorità serbe possano cercare di rovesciare il suo governo. Il segretario di Stato Albright chiama il ministro Dini per valutare la situazione