Il Vaticano; Clinton non può decidere per tutti di Marco Tosatti

Il Vaticano; Clinton non può decidere per tutti L'appello del Papa, che non legge il discorso preparato: non perdere il coraggio della speranza Il Vaticano; Clinton non può decidere per tutti «Europa e Onu sono latitanti nella ricerca della pace» Marco Tosatti CITTA' DEL VATICANO Il Vaticano non ci sta. Non va proprio giù quel «no» di Clinton a ogni ipotesi di una tregua di Pasqua, pronunciato mentre monsignor Tauran stava atterrando a Roma, senza neanche sapere se il messo specialissimo di Giovanni Paolo II era riuscito a intaccare in qualche modo il muro jugoslavo. E mentre il Papa, alla «Via Crucis» del Colosseo, piange su «l'uomo vilipeso e ucciso nella guerra del Kosovo», il dispiacere vaticano assume la forma di un articolo non firmato sulla prima pagina dell'Osservatore Romano, intitolato «La fatica del negoziato reclama da tutti autentici pensieri di pace». E' un articolo importante: chiama l'Europa, e l'Onu, ad assumere un ruolo e una responsabilità politica nella crisi jugoslava e nega il diritto degli Stati Uniti a decidere per tutti. «Nella guerra ci sono solo sconfitti», ammonisce l'Osservatore; e difende l'iniziativa diplomatica che la Santa Sede sta sviluppando da una settimana. «Chiedere che il negoziato riprenda, che le armi tacciano, cercare alternative alla forza non significa assolvere i responsabili di tanto dolore, né tantomeno concedere mano libera alla ferocia». E' una risposta diret- ta alle parole di Clinton, che ha negato la tregua perché - ha detto - permetterebbe a Milosevic di continuare nei massacri. VOsservatore lancia un'accusa pesante: la richiesta di tregua «significa chiedere che non siano latitanti gli organismi che la comunità delle Nazioni si è data proprio per trovare soluzioni pacifiche e concordate ai contrasti». Latitanza: e infatti, dice il quotidiano ufficioso della Santa Sede «quest'ora cupa interpella l'Onu, l'Osce, l'Unione Europea a non tralasciare alcuno sforzo. L'Europa, soprattutto, è chiamata a un sussulto di responsabilità. I mutamenti epocali di questo scorcio del secolo, la fine del bipolarismo non consentono il persistere delle deleghe agli Stati Uniti della difesa dai comuni interessi, per non dire della tutela della propria sazietà, non consentono la latitanza dai luoghi delle crisi». Non si può dimenticare la frase detta da Giovanni Paolo II in volo a gennaio verso Messico e Stati Uniti: «Dopo la caduta dell'Unione Sovietica gli Stati Uniti sono rimasti soli. Non so se questo è un bene, ma è così. Il problema è come concepire gli Usa e la nuova situazione». La risposta è: Europa, devi svegliarti. Il Papa, il cardinale Sodano, monsignor Tauran non si rassegnano; la Santa Sede cerca un altro campo su cui spostare la sua battaglia. Anche se «le ultime ore hanno frustrato le speranze» di una tregua nei giorni più sacri per cattolici, protestanti e ortodossi, di una «remissione del dolore», bisogna continuare. «L'Europa non può limitarsi a prendere atto di un no: si faccia carico della sua storia, dei suoi doveri, cerchi una controproposta, riapra una conferenza, assuma il ruolo che dalle istituzioni comuni pretende l'ansia dei suoi popoli». La politica europea nei Balcani nell'ultimo decennio è stata una «deriva», non sufficiente a praticare «il ripudio del nazionalismo foriero di morte» che ha devastato con due guerre il continente. «L'Europa già poteva fare da sola, già poteva e doveva respingere le tentazioni del basso profilo. Non è ancora troppo tardi: nell'orrore dei Balcani l'Unione Europea può e deve riconoscere il suo passato, per scongiurare un eguale futuro». L'Unione europea non può essere solo un fatto commerciale. Quali iniziative concrete seguiranno a questo vero e proprio manifesto non si sa ancora. Ma l'impressione è che al di là del Portone di Bronzo «si continua a sperare anche contro ogni speranza». Questa è l'atmosfera che si respira il giorno dopo il rapidissimo «no» di Clinton. Ieri sera Giovanni Paolo II ha percorso le «stazioni» della Via Crucis al Colosseo, e ha voluto legare la celebrazione alla Via Crucis dei Balcani, in un testo che però non ha pronunciato, sostituendolo con una meditazione mistica. «Disprezzato e reietto è Cristo nell'uomo vilipeso ed ucciso nella guerra del Kosovo - era scritto nel discorso preparato - e ovunque trionfa la cultura della morte... Ma all'orizzonte di questo scenario di sofferenza e di morte, brilla però per l'umanità la speranza». Infine, una preghiera: «Fa che non perdiamo il coraggio e l'audacia della speranza dinanzi ai drammi dell'umanità e ad ogni mgiusta situazione che mortifica l'umana creatura». «Chiedere il negoziato e il silenzio delle armi non significa assolvere» L'Osservatore Romano «Nel conflitto ci sono soltanto degli sconfìtti»