UNA SCELTA DIFFICILE di Paolo Passarini

UNA SCELTA DIFFICILE gulìTTTl UNA SCELTA DIFFICILE Paolo Passarini RMANDO Cossutta prende ancora tempo e solo dopo .Pasqua si dovrebbe sapere se i due ministri comunisti abbandoneranno davvero il governo. E' evidente che per lui e per il suo partito non si tratta di una decisione facile, perché, anche se non comporterebbe una crisi di governo, farebbe apparire Cossutta e i suoi come dei pentiti di fronte a Fausto Bertinotti. Per cui Cossutta ha deciso di aspettare fino all'ultimo minuto: succedesse mai qualcosa. Ma gli sviluppi della situazione in Jugoslavia fanno semmai temere un appesantimento delia campagna Nato, piuttosto che far sperare in una rapida soluzione politica. Massimo D'Alema, anche se non in immediato pericolo, resta in una condizione difficile. Il NOSTRO UOMO ALL'AVANA. Nei giorni scorsi i dispacci dell'agenzia ufficiale serba Tanjug erano tutto uno zucchero nei confronti dell'ambasciatore italiano Riccardo Sessa, l'unico diplomatico occidentale rimasto a Belgrado. Poi ieri la Stampa ha informato che, assieme ai sassi dei passanti contro l'ambasciata italiana a Belgrado, velate minacce erano state convogliate dal governo serbo all'ambasciatore Sessa: «Guardate che sappiamo che combattete dall'altra parte». Probabilmente sono state le polemiche pubbliche fra i politici italiani sui veri compiti delle nostre truppe a irritare i serbi. Sta di fatto che ieri l'ambasciatore jugoslavo Miodrag Lekic, che è montenegrino, ha sentito il bisogno di recarsi a Palazzo Chigi per calmare le acque. L'ELMO DI SaPIO. Mentre le relazioni italiane con la Serbia cominciano a risentire della campagna Nato, quest'ultima sembra battere in testa e si parla sempre più del possibile invio di truppe di terra. Pur avvertendo che «nulla è stato ancora stabilito» al riguardo, il sottosegretario alla Difesa Massimo Brutti ha ammesso ieri che «la discussione sull'offensiva di terra prosegue». Questo possibile sviluppo della campagna, chiamato anche Fase 3, suscita nel fronte pacifista preoccupazioni ancora più grandi che in coloro che devono prendere la decisione. Silvio Berlusconi, scandalizzando molti ma limitandosi a parafrasare l'Economist, ha dichiarato ieri di «temere» che un'offensiva di terra sia necessaria per proteggere gli albanesi del Kosovo. E' stato subito aggredito, ma nel frattempo si è potuta notare anche una crepa tra i Democratici per l'Ulivo, dopo che Antonio Di Pietro si era dichiarato favorevole a un'azione di terra e Romano Prodi lo ha sconfessato. L'UOMO INVISIBILE. In questa situazione in forte ebollizione e carica di incognite a breve termine, gli uomini del governo, in coordinamento con la Quercia, stanno tentando una difficile operazione per minimizzare, se non altro, l'effetto di immagine della possibile defezione cossuttiana. Non solo una veloce attribuzione di interim per i due ministeri rimasti orfani, ma anche il tentativo di non far passare il trapianto attraverso un dibattito in aula. Oscar Luigi Scalfaro, pur convinto che non occorra proclamare una crisi, pare voglia comunque il dibattito per salvare la forma. La partita è aperta, ma i bookmaker puntano su Scalfaro. U TEVERI SI STOML La Chiesa cattolica, che fino a ora ha mantenuto un atteggiamento decisamente moderato, comincia a irritarsi e anche questo può diventare un problema. Oggi L'Osservatore romano lancia un duro attacco all'inconsistenza della politica europea. Clemente Mastella se l'è presa con Bill Clinton per il rifiuto alla tregua e il ministro Rosy Biodi, di cui Giorgio La Malfa ha chiesto le dimissioni, si è scagliata contro le bombe Nato. e-mail: paopass@tin.it

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Kosovo, Serbia