«Aiuti ai profughi, anche con le armi» di Francesco Manacorda

«Aiuti ai profughi, anche con le armi» All'Italia il ruolo guida per gli interventi. La Nato studia l'ipotesi di utilizzare le truppe «Aiuti ai profughi, anche con le armi» Bonino: servirà una protezione militare a terra Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES L'Occidente si muova. Si muova subito e, se vuole salvare quel che resta dei kosovari, si muova anche mettendo la forza delle armi al servizio delle missioni umanitarie. Nel Kosovo - dice Emma Bonino, appena tornata a Bruxelles dalla sua missione in Albania e Macedonia - «è in atto una chiara e netta deportazione di massa». Non sono solo «le scene che ricordano «Schindler's List», i profughi chiusi nei treni senza nessuno che gli dica dove vanno, senza più documenti», che devono suscitare la reazione dei Paesi europei spiega parlando ai giornalisti ma anche e soprattutto «quello che sta succedendo all'interno del Kosovo, senza che la stampa ce lo possa raccontare. Por me, come Commissario europeo addetto agli aiuti umanitari, è la preoccupazione più grande». Le centinaia di migliaia di persone espulse dalla Jugoslavia verso gli Stati vicini «sono traumatizzate ma salve». A loro «per quanto sia difficile» si può dare sostegno. Per «quel milione di albanesi ancora in Kosovo, tagliati fuori da ogni forma di aiuto e sui quali non si hanno informazioni», invece, l'unica via di salvezza e creare «uno spazio di diritto, uno spazio umanitario, con un'adeguata protezione armata a terra, applicando la Convenzione di Ginevra di cui la Jugoslavia e firmataria». E' una richiesta chiara di usare le forze di terra della Nato in Kosovo, per creare un «santuario» dove i kosovari possano trovare rifugio, ma questo la Bonino non lo afferma mai esplicitamente. «Non spetta a me dirlo - replica - è una deci sione che va presa a livello politico. Ma se si vuole restaurare uno spazio umanitario in Kosovo ci vuole una protezione militare di terra, sennò non ci può essere nessun intervento. Questa è la mia esperienza. Vedremo qua! è la volontà della comunità internazionale». E chi dovrebbe aiutare con le sue tnippe l'azione umanitaria dell'Ue o di altri organismi? «La Nato, il Consiglio di sicurezza dell'Orni, gli Stati membri di queste organizzazioni», sono tutti candidati possibili per la Bonino. «Io - dice - come Commissario responsabile per gli aiuti umanitari non ho il diritto all'indifferenza», ma «le soluzioni dovranno trovarle altri». «Non è l'aiuto umanitario che deve politicizzarsi - dice ancora - ma la politica estera che deve umanizzarsi». Poi, alle sette della sera, dopo aver incontrato il comandante supremo delle forze Alleate in Europa Wesley Clark per discutere proprio dell'apporto che la Nato può dare alle missioni umanitarie - e già in Consiglio si discute di un sostegno alleato in Albania -, una Bonino con l'aria più spiritata del solito torna nel suo ufficio. Dal decimo piano del palazzo del Breydel semide- serto per le ferie pasquali si prepara «a fare qualche telefonata». Dall'altra parte del filo i capi di governo europei a cui «cercherò di far capire la dimensione del problema. No, non l'hanno ancora percepita, ma del resto è successo quasi tutto negli ultimi tre giorni». «Anche io confessa - ho avuto la percezio- ne reale di quello che stava succedendo quando sono arrivata mercoledì in Albania e ho visto le prime migliaia di rifugiati». Della crisi umanitaria dentro e fuori dal Kosovo - la situazione in Montenegro rischia di diventare assai peggiore che in Albania - la Bonino parlerà giovedì prossimo ai ministri degli Esteri Ue. E della crisi ha parlato anche ieri con il sottosegretario agli Esteri Umberto Ranieri. Sarà lui, per conto dell'Italia a coordinare l'azione umanitaria dei maggiori Paesi occidentali in Albania, Macedonia e Montenegro. Il Gruppo di Contatto infatti, ha chiesto ieri ufficialmente al nostro governo di assumere la guida di queste operazioni. Alla frontiera con il Kosovo la Bonino ha assistito al risultato «non di un'oppressione etnica, ma di un'eliminazione etnica», anche perché«all'80% chi fuggiva erano donne, vecchi e bambini». Un esodo che «non è volontario» e dove quello che colpisce è la «ferocia individuale, il violentare le persone nella loro identità così come in Bosnia si stupravano le donne». Un'altra tappa nella «strategia di Milosevic, chiara da molto tempo. La strategia di Sebrenica, di Vukovar, di Sarajevo, portata avanti da un nazionalismo sanguinoso e perdente allo stesso tempo». Se non è un genocidio, quello in corso in Kosovo, ci sono certo alcuni elementi di un genocidio come «l'eliminazione dell'identità di un popolo»: le carte di identità strappate ai profughi, i municipi e gli archivi bruciati per cancellare ogni traccia di appartenenza, ogni speranza di ritorno. Ma non sono anche gli attacchi Nato a scatenare la fuga dei profughi? No, assicura la Bonino, è la strategia pianificata da tempo del governo di Belgrado contro il quale «le azioni militari arrivano abbastanza tardi». E anche a chi protesta contro l'intervento Nato Usuo messaggio è chiaro: «E' giusto mobilitarsi, ma bisogna fare la differenza tra la barbarie e lo Stato di diritto. Gli attacchi sono la conseguenza di dieci anni di politica serba, sono il modo per dire dopo dieci anni - basta al signor Milosevic». In serata ha visto il comandante Clark «La politica estera adesso dovrà umanizzarsi» LA MAPPA DEGLI AIUTI in miliardi di lire COMMISSIONI Ul fondi messi a disp. e promessi 23,11 AUSTRALIA fondi annunciati 9,40 fondi promessi 11,88 FRANCIA fondi promessi 21,96 GERMANIA viveri, tende e medicinali 24,66 GIAPPONE tende e trasporto 1,98 ORAN BRETAGNA voli aerei por trasporto tende 20 ITALIA convoglio di tende, osp. da campo 20 NORVEGIA camion, tende, sanitari, abiti 20 OLANDA fondi stanziati 6,2S SVIZIA coperte, tende e fondi proposti 5,40 SVIZZERA tende, medicine e volontari 24 TURCHIA camion di viveri e medicinali 7 USA fondi consegnati 3,30 L'Eurocommissario Emma Bonino Scene di disperazione in Macedonia dove i profughi si accalcano attorno ai mezzi della Croce Rossa e delle organizzazioni umanitarie per avere pane e acqua