STRADA SENZA RITORNO di Gianni Riotta
STRADA SENZA RITORNO STRADA SENZA RITORNO Gianni Riotta VERO Venerdì di passionequello di ieri. Il presidente Bill Clinton prende atto che i raid aerei non piegheranno la resistenza dei serbi di Milosevic. Le bombe creano consenso a Belgrado, mentre 900.000 kosovari su 1.800.000 avrebbero già abbandonato lo sfortunato paese, in una deportazione di massa. Una giornata di perfide campagne di «disinformazione», false notizie, interpretazioni posticce e soffiate bugiarde, tra Washington, Bruxelles e Roma, lascia una sola certezza: il lieto fine non è prossimo. Clinton ha ammesso che, finito il blitz, truppe della Nato dovranno mobilitarsi e presidiare il Kosovo. Primo segnale di una possibile invasione? Non ancora. Ma certo, il riconoscimento che i bombardamenti da alta quota fanno magnifica figura in tv e cilecca sul campo. La Nato studia dunque un protettorato internazionale, per garantire ai kosovari il ritorno a una vita normale. Senza intasare l'Europa opulenta di immigranti, e però senza accettare il filtro di Milosevic, che vorrebbe eliminare per sempre i profughi non graditi. L'accordo di Rambouillet prevedeva 28.000 soldati a garantire i confini. Nel clima di odio dei Balcani di oggi, ne serviranno molti di più. Il silenzio del Papa alla Via Crucis simboleggiava dramma ticamente la frustrazione di que ste ore. L'ansia con cui il governo D'Alema guarda alle residue mediazioni in corso, russe e vati cane, prova invece quanto le vie d'uscita siano ardue. Le certezze americane possono rivelarsi fra gili. L'arroganza di Milosevic fai lace. Ma per gli europei la prova più difficile si avvicina, dopo mezzo secolo di pace: se il dialo go non funziona, sono disposti alla guerra? Quella di una volta, antica e atroce.
Persone citate: Bill Clinton, Clinton, D'alema, Milosevic
Luoghi citati: Belgrado, Bruxelles, Europa, Kosovo, Rambouillet, Roma, Washington
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