Luttazti e lefarfalle spezzate Gli zingari d'Italia: felici?
Luttazti e lefarfalle spezzate Gli zingari d'Italia: felici? TIVÙ'& TIVÙ' Luttazti e lefarfalle spezzate Gli zingari d'Italia: felici? Alessandra Cornasi E« lecito scherzare sulla guerra? Lo ha fatto Daniele Luttazzi l'altra sera nell'ultima puntata di «Barracuda» su Italia 1, in onda di fronte ad un milione 820 mila telespettatori (grande successo in prima serata della Nazionale di calcio italiana contro la Bielorussia, quasi dodici milioni di persone nonostante la figuraccia). Lo ha fatto, Luttazzi, nel suo modo acre, carico di humour nero. Esempi. Da due settimane è esplosa la guerra in Kosovo: bombardamenti, torture, massacri, sembra di stare in un film di Benigni. Le azioni umane hanno le motivazioni più assurde: Clinton sta bombardando il Kosovo per avere un'erezione. Ottanta aerei partono ogni giorno in missione dalle basi italiane: i loro bagagli non vengono mai più ritrovati. C'è una ragazza che ha la madre albanese, il padre serbo, ogni tanto si stupra. Assalto di profughi sulle nostre coste: final monte si rilancia il turismo in Puglia. E' lecito scherzare sulla guerra, è molto più lecito che farla. Con una puntata che aveva ospite Panetti, disposta ad ammettere la sua depressione, ma una ] | Alba I mette negando definitivamente ogni altro intervento di chirurgia plastica che non siano sem e bocca («un ritocco») è dunque terminato il programma. Un programma che ha avuto ospiti trasversali al mondo dello spettacolo (Giuliano Ferrara, per esempio, Formigoni), ha avuto giornalisti (un caustico Emilio Fede che scherza sulla sua età), ha avuto belle donne interrogate sui loro momenti intimi Ma che soprattutto si è basato sulle crualità del conduttore, freddo entomologo di molte ali spezzate. «Un ebreo non ha occhi? Un ebreo non ha mani, membra, sensi, affetti, passioni? (...) Se ci pungete, non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci offendete, non dobbiamo vendicarci?». Una ragazza ha riproposto nella sua essenza il monologo di Shylock nel «Mercante di Venezia». Lo ha riproposto, con un rotondo accento cuneese, nel filmato molto bello trasmesso da Raidue, regista Ruggero Gabbai, assistente alla regia Nicolò Bongiomo, «Cici Daci Dom. Noi zingari d'Italia». Proprio quello si chiedeva la ragazza: non abbiamo anche noi un cuore? Credete che siamo tutti uguali, credete che nessuno lavori, e che anche tra noi non ci siano i farabutti e le persone oneste? Altri, realisticamente, sottolineavano come le tasse le paghino, come vadano a fare il militare, come siano cittadini italiani a tutti gli effetti. Tranne quando allo Stato non conviene più. «Ho visto anche degli zingari felici», si intitolava un film di qualche anno fa: questi del filmato erano forse meno febei, intervistati nelle loro roulotte che sapevano di freddo. Ma, accidenti, come ci mettevano in discussione. Se non altro per la nostra ignoranza nei confronti di un popolo perseguitato nei secoli, misconosciuto. Un popolo senza il quale (insieme con gli ebrei e gh omosessuali, come diceva Lubitsch), non si fa lo spettacolo. E infatti nel film straordinario «Train de vie» gli ebrei in fuga dal villaggio e dalla deportazione incontrano un'altra tribù in fuga, che sta adottando il loro stesso espediente, il travestimento: gli zingari, naturalmente.
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