IL GIORNO «SENZA MESSA» di Leonardo Zega

IL GIORNO «SENZA MESSA» IL GIORNO «SENZA MESSA» Nella Passione di Giovanni arte, musica e teologia SIORNO «senza messa», il Venerdì Santo esalta la liturgia della Parola, tutta incentrata sulla Passione del Signore. Tre sono i brani della Scrittura proposti alla meditazione dei fedeli, che chiunque possegga una Bibbia può anche leggersi fruttuosamente «in solitudine». Il primo è tratto da Isaia, che raffigura il Cristo, sofferente, secondo i lineamenti evocati nel quarto carme del «Servo del Signore». Sono tra le pagine più alte di tutta la Scrittura. La liturgia del giorno presenta solo alcuni flash dei capitoli 52 e 53 di Isaia, che tuttavia andrebbero letti integralmente e collegati con i capitoli, 42, 49 e 50 per avere un'idea più precisa del loro contenuto e gustarne 1 indicibile bellezza. La seconda lettura è presa dalla Lettera agli Ebrei (cap.4,1416 e 5,7-9). Questa Lettera è una straordinaria omelia dei primissimi tempi della Chiesa, dominata dalla figura del Cristo sommo sacerdote e mediatore unico tra Dio e l'uomo, vero fratello nostro e capace di «compatire le nostre infermità» perché lui stesso - è detto - le ha tutte provate nella sua carne d'uomo. La terza, e di gran lunga la più coinvolgente, è la Passione secondo Giovanni (cap. 18,1-19,42). Pur ricalcando il racconto degli altri tre evangelisti, detti «sinottici», Giovanni ha un'andatura tutta sua che lo porta a scegliere e privilegiare gesti e parole che gli altri ignorano o registrano solo fugacemente. Inserti preziosi, di altissimo significato simbolico, ai quali si è nutrita, per secoli e fino ad oggi, la riflessione, la teologia, nonché l'arte e la musica. Cito, ad esempio, il lungo dialogo di Gesù con Pilato che si spegne sulla domanda: «Che cos'è la verità?», la presentazione beffarda di Gesù al popolo dopo la flagellazione con l'esclamazione irritata di Pilato: «Ecce homo» {Ecco l'uomo); la tunica «inconsutile» (senza cuciture) di cui Gesù viene spogliato sul Calvario ma che soldati non osano dividere, simbolo da sempre dell'unità della Chiesa; la scena dolcissi ma infine dello «scambio», quando Gesù mo rente in Croce consegna Giovanni («il disce polo che egli amava») a Maria («Donna, ecco tuo figlio»), e Maria a Giovanni («Figlio, ecco tua madre»). [1. z.] Sopra Cristo morto nel sepolcro di Hans Holbein il Giovane. Questo quadro sconvolse Dostoevskij (a destra) che disse alla moglie «Questa tela può far perdere la fede». A sinistra don Leonardo Zega

Persone citate: Dostoevskij, Gesù, Hans Holbein, Pilato