MEZZO SECOLO SOTTO L'OMBRELLO USA L'UNICO STRAPPO VENNE DA DE GAULLE di Aldo Rizzo

MEZZO SECOLO SOTTO L'OMBRELLO USA L'UNICO STRAPPO VENNE DA DE GAULLE LA STORIA MEZZO SECOLO SOTTO L'OMBRELLO USA L'UNICO STRAPPO VENNE DA DE GAULLE Aldo Rizzo Palmiro Togliatti , d n o i o, di n o zi oa EA Nato ha cinquantanni. Li dimostra? 11 compleanno fatidico cade nel pieno di una tempesta, la sua prima, vera guerra. Ma vediamo l'atto di nascita. Washington, 4 aprile 1949. Alle tre del pomeriggio, 1300 persone affollano la sala azzurra e oro dell'Auditorium di Constitution Avenue. Lungo una parete semicircolare sono seduti dodici ministri degli Esteri: quelli di Stati Uniti, Canada, Francia, Gran Bretagna, Italia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Islanda e Portogallo. Il capo del protocollo del Dipartimento di Stato, Stanley Woodward, dirige la cerimonia. Che è storica, nel senso letterale che segna la storia del XX secolo e, ora sappiamo, anche del ventunesimo. Alle 15 in punto Woodward dà il via. Il segretario di Stato, Dean Acheson, dà il benvenuto, poi aggiunge che «per coloro che cercano la pace il Patto Atlantico è una guida verso la sicurezza», mentre «per coloro che si avviano sul sentiero dell'aggressione esso è un monito». Seguono gli altri ministri, l'italiano Carlo Sforza è il sesto. Poi la banda dei Marines saluta l'ingresso del Presidente degli Stati Uniti, Harry Truman. Quando anche Truman ha finito di parlare, è il momento delle firme. Woodward chiama i ministri nell'ordine alfabetico dei loro Stati. Cosi il primo a firmare è PaulHenry Spaak per il Belgio, alle 16,41. L'ultimo, alle 16,51, è Dean Acheson. La cerimonia nita. Il cammino dell'Alleanza Atlantica, invece, sta per cominciare. Dopo il patto puramente politico, bisogna passare alle strutture militari, e infatti prende vita la «North Atlantic Treaty Organization», ossia la Nato propriamente detta, un organismo militare integrato, che coinvolge dodici Paesi, ma è forte soprattutto del contributo dell'America, che ha ancora il monopolio atomico. Il monopolio sarà rotto cinque mesi dopo dall'Unione Sovietica, e si aprirà il cosiddetto «equilibrio del terrore»: a maggior ragione sarà decisivo il peso dell'America, sotto il cui «ombrello» passeranno via via anche Grecia, Turchia, Germania Occidentale e Spagna. Come si era arrivati a quel pomeriggio del 4 aprile? Come mai gli Stati Uniti avevano accettato, per la prima volta, di entrare in un'alleanza con Paesi d'oltremare in tempo di pace, ponendo praticamente fine a ogni tentazione «isolazionistica»? In sintesi, bisogna riandare a quello che era il mondo di allora. Tra il 1946 e il 1948 gli Stati Uniti si erano progressivamente convinti che l'impegno del presidente Franklin D. Roosevelt di riportare in patria i soldati che avevano vinto la guerra in Europa non poteva essere rispettato. Sera aperta una crisi gravissima con l'altro grande Paese che aveva vinto la guerra, l'Unione Sovieticae si era delineato il pericolo chedopo il nazismo, il comunismo potesse attentare alle libertà democratiche occidentali. Si dice, ma è una leggenda, chnella conferenza di Jalta, nel febbraio 1945, Roosevelt e Stalin sfossero divisa l'Europa, se non imondo. In realtà a Jalta era statdecisa l'autodeterminazione petutti i popoli liberati, solo che Stalin se n'era dimenticato e avevcominciato a imporre il sistemcomunista e la sudditanza sovietica a tutti i Paesi occupati dall'Armata Rossa. Inoltre fomentava lguerriglia in Grecia, faceva pressioni sulla Turchia e sull'Iran. Ginel 1946, il 5 marzo, in un discorsDalla disalla punizgli scopi pdifensivi più priè fi- a à o a Fulton, nel Missouri, l'ex premier britannico Winston Churchill aveva denunciato il calarsi di una «cortina di ferro» in Europa, «da Stettino a Trieste», e il grande diplomatico e sovietologo americano George Kennan aveva mandato da Mosca a Washington un celebre «rapporto» sulla necessità assoluta di un «contenimento» dell'Urss. Truman, succeduto a Roosevelt già nel 1945, aveva reagito con la sua «dottrina» del 12 marzo 1947 (sostegno a chi si difende dal comunismo), e il 5 giugno era stato lanciato il Piano Marshall, per la ricostruzione economica europea, nettamente respinto da Mosca. E poi i terribili eventi del 1948, il colpo di Stato comunista a Praga e il blocco sovietico di Berlino Ovest. Tutto questo era stato definito dal famoso giornalista americano Walter Lippmann la «guerra fredda». E la guerra fredda aveva influito non poco anche sulle vicende italiane, portando, il 18 aprile 1948, al drammatico confronto elettorale tra la de, con i suoi alleati di centro, e il suasione zione: ora uramente non sono oritari Fronte socialcomunista. Avevano vinto nettamente ì primi, ed era stato un sollievo per tutto l'Occidente. Per De Gasperi bisognava completare l'opera integrando stabilmente l'Italia nelle alleanze strategiche come il Patto Atlantico, che si andava delineando. Ma sarebbe stata una grande battaglia politica e parlamentare. L'Alleanza rinsaldò l'Occidente e la sua determinazione nel confronto epocale con l'Unione Sovietica. Non tutto, comunque, filò liscio al suo interno. La Francia di De Gaulle, pur senza essere antiamericana, contestò l'egemonia degli Stati Uniti, chiedendo maggiore spazio per la componente europea, e in pratica per se stessa. Sarebbe uscita dalla struttura militare integrata nel 1966, ma restando membro politico. Una decisione che sarebbe stata ripensata nel 1995 da Chirac, però ancora in termini problematici. Aprile 1999. La Nato è, sul piano della forza militare, un'organizzazione senza rivali. La sua controparte slorica (il blocco sovietico, il Patto di Varsavia! non esiste più, la guerra fredda è stata vinta senza sparare un colpo di fucile, solo premendo dall'esterno sulle contraddizioni interne dell'Urss e del suo sistema di potere. Tre ex membri del Patto di Varsavia (i più importanti, la Polonia, la Repubblica Ceca e l'Ungheria, a parte la Germania Orientale, rientrata nell'alveo tedesco dopo il crollo del Muro di Berlinol sono dal 12 marzo scorso essi stessi soci della Nato. Naturalmente, il contesto internazionale nel quale l'Alleanza si trova ora a operare è profondamente cambiato, in virtù anche del suo successo. I suoi scopi puramente difensivi non sembrano più (al momento) prioritari, anzi essa deve preoccuparsi di non indebolire oltre misura il suo grande avversario di un tempo, la Russia (ex Urss). Ma deve continuare ad agire come forza di dissuasione, e ali occorrenza di punizione, per un'altra serie di pericoli e di minacce: le guerre etniche, gli estremismi potico-religiosi, i tentativi di diffusione di armi di distruzione di massa. In quest'ambito sta giocando contro la Serbia la sua partita più rischiosa. Tuttavia deve darsi nuove regole, o aggiungerne altre. Essenziale fra queste è un riequilibrio tra America ed Europa, perché il rapporto transatlantico, che resta vitale anche per il futuro, diventi davvero a doppio senso di marcia. A condizione, ovviamente, che gli europei vogliano marciare. La Francia e gli altri, tutti insieme. Dalla dissuasione alla punizione: ora gli scopi puramente difensivi non sono più prioritari Palmiro Togliatti