Telecom, la Consob incalza Colaninno di Zeni

Telecom, la Consob incalza Colaninno Spaventa: Olivetti dica la soglia minima di adesione all'opa e le condizioni a cui si potrebbe ritirare Telecom, la Consob incalza Colaninno E il mercato scommette su Bernabò Armando Zeni miIanó" Negli States Franco Bernabò, impegnato a incontrare i maggiori investitori americani proprietari di importanti pacchetti di Telecom. A Londra e a Edimburgo (e oggi a Parigi) Roberto Colaninno, per spiegare meglio ai gestori inglesi e (oggi) francesi contenuti e vantaggi del rilancio a 11,5 euro dell'Opa di Olivetti su Telecom. Il conto alla rovescia è entrato nella zona calda: otto giorni all'assemblea Telecom, quella che secondo tutti sarà il momento della verità. Se l'assemblea vedrà la presenza di almeno il 30% degli azionisti e se la maggioranza approverà le proposte sottoposte ai soci (e cioè il buy-back sui titoli, la conversione delle risparmio in ordinarie), Bernabò avrà campo aperto. Tanto più che lo stesso Colaninno ha accompagnato il suo rilancio dell'Opa con l'avvertimento, ribadito due giorni fa in Mediobanca, che se gli azionisti Telecom diranno sì a Bernabò, l'Olivetti non procederà con l'Opa. Ma, a proposito di quest'Opa e in vista delle assemblee che si terranno a Ivrea, martedì quella di Tecnost (per varare la ricapitalizzazione da 22 miliardi di euro), mercoledì quella di Olivetti (per decidere dell'aumento di capitale da 5500 miliardi), ieri sera la Consob ha invitato Colaninno a fornire notizie (definite «indispensabili per un corretto svolgimento dell'Opa») proprio in assemblea: «Precisare la soglia minima di adesione alla quale è subordinata l'offerta e gli eventi che potranno determinare il venir meno dell'offerta stessa». Si tratta di richieste più volte avanzate, negli incontri di questi giorni, anche dagli analisti. Alla seconda - eventi che potranno determinare il venir meno - Colaninno ha già detto la sua: se gli azionisti Telecom approveranno i piani di Bernabò, addio Opa. Sulla prima richiesta (soglia minima), invece, Colaninno ha finora sempre glissato: in caso di adesione all'Opa sotto il 67%, ha dotto, «si vedrà, valuterà il consiglio». Ma, chiarimenti di Olivetti a parte, ò ormai chiaro che il clou della madre di tutte le Opa si celebrerà a Torino, all'assemblea di sabato 10 dove, insistono gli uomini della Telecom, è bene che gli azionisti impossibilitati a esserci almeno votino per corrisponden¬ za. Ieri mattina, proprio per fare il punto sull'assemblea, si è riunito a Roma il consiglio Telecom presieduto da Bernardino Libonati, tutti presenti tranno uno, l'amministratore delegato impegnato al¬ l'estero. All'uscita, dice chi c'era, facce distese e auguri di buona Pasqua, quasi a confermare un tamtam insistente sul mercato e cioè che il 30% di presenti a Torino è praticamente sicuro. Certa la presenza dei fondi esteri che controllano una quota decisiva del capitale, compreso Standard Life (proprietario di uno 0,4%) dal cui vertice si è dimesso Leon De Jerez, l'uomo che si era fatto pro- motore di una cordata forte del 12% del capitale Telecom prò Bernabò: «Parteciperemo all'assemblea e confermiamo la nostra politica», ha fatto sapere un portavoce da Edimburgo. Sulla carta, sembrano stringersi i margini di successo di Olivetti alla quale, detto per inciso, non ha certo giovato l'incidente sulla cessione dello 0,46% di Telecom lunedì, poco prima del rilancio dell'Opa a 11,5 euro, una cessione su cui la Consob ha già ascoltato Colaninno (e il presidente di Olivetti, Tesone) e per la quale sembra ormai scontata una multa (massimo 200 milioni) del Tesoro per il ritardo di un giorno nella comunicazione alla Consob. Insomma, con la strategia adottata (e soprattutto con la trasformazione in Opa del1l'Ops su Tim suggerita dai fondi esteri) Bernabò pare avere la vittoria in pugno costringendo Colaninno ad abbandonare l'Opa. A meno che, nonostante le nette smentite («Questa è l'offerta definitiva»), Colaninno proprio in occasione dell'assemblea Olivetti di mercoledì non giochi un asso di quadri aumentando sopra gli 11,5 euro il prezzo dell'offerta: un terzo rilancio che potrebbe rimettere tutto in discussione, convincere gh incerti, trascinare i certi. Fantasie, forse. Anche se, a ben vedere, nelle casse di Olivetti-Tecnost le munizioni non mancherebbero se è vero che Colaninno due giorni fa ha annunciato con grande enfasi d'aver ricevuto adesioni per 30 miliardi di euro al maxiprestito che doveva essere da 22,5. Si vedrà. Intanto, ieri, per smussare le polemiche sull'assenza all'assemblea Telecom del Tesoro (proprietario del 3,4%), è stata resa nota la lettera a Ciampi nella quale D'Alema ha motivato la neutralità: «Appare improprio si legge - che lo Stato contribuisca a definire i destini di questa so cietà che stanno per essere ridisegnati sulla base di logiche di mercato». Comprensibile. Ma per il mercato è stata una delusione anche perché, ha riassunto l'econo mista Cesare Vaciago, «astenersi, in presenza di Opa, dà ragione a chi scala». L'amministratore delegato della Telecom Italia, Bernabò

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