«Con Hillary ci amiamo molto» di Franco Pantarelli

«Con Hillary ci amiamo molto» Il Presidente in un'intervista: il Sexgate? E' passato, non provo più amarezza «Con Hillary ci amiamo molto» «Mi sento onorato di aver potuto difendere la Costituzione nel processo d'impeachment» Franco Pantarelli NEW YORK nostro servizio C'è la guerra, ci sono i dubbi - se e come portarla avanti - ma la «nostalgia di Monica» continua a farsi sentire. Bill Clinton ha concesso un'intervista esclusiva (la prima da lungo tempo) alla Cbs e il suo anchorman Dan Rather ha trascurato il Kosovo per un terzo dei 65 minuti che aveva a disposizione e ha preferito parlare dell'impeachment, di quanto secondo Clinton la storia di Monica peserà sulla sua «degacy» e di come vanno le cose adesso nella sua famiglia. Era nei patti, ha spiegato Janet Leissner, la responsabile dell'ufficio Cbs di Washington che ha condotto le estenuanti trattative per arrivare all'intervista. «Se la Casa Bianca avesse fissato la norma dell'unico argomento» (cioè in pratica se avesse preteso di parlare solo del Kosovo) «non avremmo accettato». Clinton, pur di avere un altro pulpito per tentare di allargare il consenso (che stenta a «decollare») per questa avventura balcanica, ha accettato la condizione ed ecco le sue risposte su «quanto rimane» della faccenda Monica. Innanzi tutto il suo sentirsi «onorato» per il fatto che durante la battaglia legale con Kenneth Starr ha avuto modo di «difendere la Costituzione»; poi la certezza che il processo «non costituirà un marchio d'infamia, perché non era legittimo e non credo che fosse giusto»; e infine la soddisfazione per il fatto che «quelli che hanno tentato di usare un processo costituzionale e legale a scopi politici, perché non mandavano giù che io stessi lavorando e che il Paese stesse andando bene, non abbiano preval¬ so». «Deve avercela molto con loro», gli dice a un certo momento l'intervistatore (a suo tempo si parlò di un'offensiva che Clinton aveva in mente di lanciare alle prossime elezioni, per cercare di sconfiggere soprattutto i repubblicani che erano stati più «duri» con lui), ma il Presidente nega. «Non è che mi svegli ogni mattina pensando a loro», dice. E poi, «ogni momento passato a provare rabbia e amarezza sarebbe un momento rubato a mia moglie, a mia figlia, al Paese e ai miei amici. Penso solo che è passato e che dobbiamo metterlo alle nostre spalle». Già, la famiglia. Come vanno le cose? «Tenendo conto di ciò che abbiamo passato ce la stiamo cavando ragionevolmente bene. Noi non siamo una famiglia numerosa. Ci amiamo molto e lavoriamo duramente per sostenerci l'un l'altro». Inevitabile la domanda sulla candidatura di Hillary al seggio senatoriale disponibile a New York nel 2000, ma Clinton ha ripetuto di non avere la «minima idea» di quali intenzioni abbia sua moglie, aggiungendo però delle parole che possono suonare come una specie di preavviso della rinuncia di Hillary ma anche come un ulteriore tentativo di rilancio, come risposta alle azioni del suo possibile avversario, il sindaco Giulia ni, ultimamente in rialzo. «Mi rendo conto - ha detto che una First Lady in corsa elet torale sarebbe qualcosa di altamente insolito». «Immagino che molta gente si porrebbe delle do mando e che questo sarebbe un problema nella campagna elettorale». Ma resta il fatto che «se lei riuscisse a vincere un'elezione come quella sarebbe una magnifica senatrice». La First Lady Hillary Clinton con la figlia Chelsea Il presidente ha ripetuto di non avere la «minima idea» sulle intenzioni della moglie per la candidatura al seggio senatoriale di New York

Persone citate: Bill Clinton, Clinton, Dan Rather, Hillary Clinton, Janet Leissner, Kenneth Starr

Luoghi citati: Kosovo, New York, Washington