«Noi verdi, al governo per evitare il peggio» di Aldo Cazzullo

«Noi verdi, al governo per evitare il peggio» «Cossutta? Le crisi non si minacciano, si fanno». Ma per Paissan i ministri dovrebbero lasciare «Noi verdi, al governo per evitare il peggio» Manconi: dall'interno possiamo spingere verso la tregua Aldo Cazzullo ROMA «Uscire dal governo adesso sarebbe inutile e controproducente. Soltanto all'interno della maggioranza potremo continuare a esercitare il nostro ruolo». La relazione di Luigi Manconi pareva destinata a mettere d'accordo tutti. «Il governo avrà avuto mille incertezze e debolezze - ha spiegato il portavoce dei Verdi ai membri dell'ufficio politico, o poi ai giornalisti -. Però ha operato perché l'azione militare restasse nell'ambito del progetto originario. C'è di più. Sappiamo che c'è stata una forte opposizione dell'Italia affinchè non si passasse alla "fase 3". Proprio per questo dobbiamo sostenere e aiutare il governo, in modo che la posizione italiana sia di pubblico, aperto, dichiarato dissenso dagli altri Paesi Nato». Parole che trovano l'assenso anche dei rappresentanti dell'opposizione interna, come l'europarlamentare veneto Gianni Tantino e Camillo Piazza. Tace Mauro Paissan, il capogruppo alla Camera che, nella riunione ristretta con Manconi e i ministri Edo Ronchi e; Laura Balbo che ha preceduto quella dell'ufficio politico, si è pronunciato per l'uscita dal governo, convinto com'è che in ogni caso la maggioranza non reggerà ad altre settimane di guerra (ed è stato contraddetto dal capogruppo al Senato Maurizio Pieroni, che guarda con favore alla linea di Massimo D'Alema e ha sostenuto la necessità di rivedere «l'impianto ideologico» del pacifismo). Prende la parola invece un esponente della delegazione Verde al governo. Franco Corleone, sottosegretario alla Giustizia. E dice che le cose non vanno bene e il sostegno al governo andrebbe ripensato. Una posizione che, tra i parlamentari, soltanto Paolo Cento rivendica pubblicamente («Il divario tra la mozione della maggioranza approvata dal Parlamento e l'e¬ volversi dell'intervento militare Nato è grandissimo»). Per il resto, Manconi può a ragione annunciare di avere con sé la «larghissima» maggioranza dell'ufficio politico, allargato a ministri, senatori e deputati. Mancava, alla riunione di ieri mattina, Marco Boato, che però ha inviato una lettera riservata in cui l'ipotesi di un ritiro dei Verdi dal governo è definita «un errore gravissimo e irreparabile», «per l'Italia e per l'Europa». (Quasi) tutti d'accordo, quindi, i Verdi: gli ambientalisti non abdicano al loro ruolo, far pressione per la trattativa e per la dissociazione del¬ l'Italia dalla linea dura Nato; per ora le dimissioni di Ronchi e Balbo - che hanno promesso di attenersi alle decisioni del partito - non sono all'ordine del giorno; ma se la guerra avesse un'escalation, se «ci fosse un cambiamento radicale della natura delle azioni militari, quale - esemplifica Manconi - potrebbe essere un bombardamento indiscriminato o l'avvio della fase dei combattimenti di terra», allora, come spiega un membro dell'ufficio politico, «non ci limiteremo a ritirare due ministri dal governo; lo faremo cadere. Nel frattempo, potremmo ritrovarci a fare da pontieri tra D'Alema e Cossutta». Manconi ha ribadito ieri che da Verdi e comunisti italiani viene la medesima richiesta: una tregua di Pasqua o, in caso di rifiuto della Nato (apparso evidente già in serata), un'aperta dissociazione italiana «dagli altri Paesi dell'Alleanza, che hanno adottato una linea di ossequio incondizionato alla strategia militare». Dal canto suo, Edo Ronchi ha chiarito ai compagni di partito che non ci sono le condizioni per una posizione unitaria tra gli ambientalisti europei: Griinen tedeschi e Verts francesi sono meno cri¬ tici nei confronti della Nato, anche se, ha ricordato il ministro dell'Ambiente, il capo della diplomazia Joschka Fischer sta lavorando al grande progetto politico di una conferenza di pace per i Balcani. Nell'attesa che, come dice Manconi, «l'autonomia di giudizio finora mostrata da D'Alema si traduca in dichiarazioni pubbliche», l'ufficio politico è riconvocato per mercoledì. Timori di essere nel frattempo scavalcati a sinistra da Cossutta, pronto a ritirare i ministri (ma non l'appoggio al governo)? «Le crisi non si minacciano - taglia corto Manconi -: si fanno». Il portavoce nazionale dei Verdi Luigi Manconi

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