E' pronto il soccorso del Polo

E' pronto il soccorso del Polo LA STRATEGIA PER AFFRONTARE LA CRISI E' pronto il soccorso del Polo Memi governo basta la maggioranza che non c 'è retroscena Augusto «Inzolfo! SILVIO Berlusconi ci prova a modo suo, sottotraccia. Ieri ha telefonato a Franco Marini per sondarlo sulle possibilità che l'uscita dei ministri di Cossutta dal governo renda necessari i voti del l'i>!o. «C'è questo spazio?», è l'interrogativo che ha posta al segretario dei popolari. Poi il Cavaliere ha rimbrottato un esponente di primo piano di Forza Italia che in un'intervista aveva posto come condizione per la nascita di un governo istituzionale, di un gabinetto di guerra, lo sfratto di D'Alema da Palazzo Chigi. «E chi l'ha detto?» ha chiesto con disappunto Berlusconi al suo uomo, che naturalmente si è affrettato a ritrattare quelle dichiarazioni. Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini, invece, danno in pubblico la loro disponibilità per una nuova maggioranza da periodo di guerra: se i neo-comunisti lo abbandoneranno il governo D'Alema non ha nulla da temere, il centro-destra lo sosterrà fino alla fine del conflitto. Ma è lo stesso Fini ad essere scettico su questa prospettiva: «Se Cossutta decide di uscire dalla maggioranza, non lo fa per mettere in crisi il governo. Farà solo uscire i ministri, pur mantenendo l'appoggio parlamentare all'esecutivo. Il suo è un tipico, tartufesco e ipocrita comportamento che forse gh consente di mantenere un po' di voti, ma gli fa perdere dignità politica». Fini, insomma, non ci crede. Detto questo, le uscite del centrodestra sono bastate a far sognare a Francesco Cossiga il governo istituzionale e a far rizzare le orecchie ai popolari. In realtà la responsabilità di questa ridda di elucubrazioni e di voci non è del Polo - che, ovviamente, fa il suo mestiere, ci prova - ma nasce dal comportamento assurdo dei cossuttiani che prò- babilmente, limitandosi a far dimettere i propri ministri, non metteranno in crisi il governo ma daranno un altro colpo alla credibilità dell'attuale maggioranza. E D'Alema? Cosa fa il presidente del Consiglio di fronte a tutti questi movimenti? Per ora il suo interesso è concentrato sullo scenario intemazionale. Cerca di favorire le diplomazie al lavoro. Così se il presidente Clinton ri¬ sponde picche ai tentativi del Vaticano, il nostro premier fa dire alla sua ombra, Marco Minniti, che il governo italiano segue «con trepidazione» l'iniziativa d'Oltretevere. Sul fronte interno, invece, il premier si fa forza con i sondaggi positivi sull'accoglienza avuta dal suo messagio televisivo e cerca di gestire come può quello che lui stesso definisce «il grande baraccone della politica italiana». Partendo dal suo unico punto di forza che così spiega: «Si parla di dimissioni di ministri, anche di crisi di governo e di altri governi. Ma nessuno mette in discussione in questa situazione la mia permanenza a Palazzo Chigi». Questa condizione consente a D'Alema di gestire i contrasti privilegiando le soluzioni meno traumatiche, adottando una tattica che si potrebbe definire mi nimalista. Ad esempio, D'Alema ha già deciso di assumere gli interim (quello del ministero della Giustizia saia preso da lui o da Mattarella) se si dovesse presentare il problema della sostituzione dei due ministri di Cossutta. Si tratta di una soluzione tecnica che però non risolve il problema politico, che è solo accantonato di fronti.' all'emergenza guerra. Non c'è la crisi del governo, inf.it ti, ma intanto contro la sua politica estera nei prossimi giorni scenderanno in piazza insieme a Bertinotti, anche Cossutta, la sinistra diossina, una parte della Egei. In altre parole, settori della sua maggioranza, E ci si appresta ad assistere ad un altro spettaci) lo paradossale nel dibattito parlamentare della prossima setti malia che chiuderà il capitolo delle dimissioni dei ministri lieo comunisti (sempre che ci siano), (lucilo di un partito che vota la fi ciucia al governo, ma si dissocia dalla sua politica estera in Parlamento sperando che una parte dell'opposizione sorregga l'esecutivo su questo specifico tenia. Co se già viste nella crisi irachena, in quella albanese e in quella bo sniaca, ina che sono ben più gravi quando il nostro Paese si trova a partecipare ad una guerra. Insomma, il fattore guerra rischia di precipitare, a dispetto desila politica minimalista del premier, il quadro politico Italia no in uno scenario schizofrenico: nei prossimi giorni non ci saia una crisi del governo D'Alema ma contemporaneamente la maggioranza che lo sostiene entrerà virtualmente in crisi. Tanto più che, se? i tempi del conflitto si allungheranno al di là delle previ sioni, prima o poi Cossutta pò trebbe essere costretto ad uscire dalla maggioranza per non perde re quel che gli rimane della sua base elettorale. A Palazzo Chigi, pero, almeno sul futuro prossimo del governo si ragiona ancora con un atteggiamento di moderalo ottimismo, complice forse una certa imo scienza. Si confida nella pazienza di Cossutta e nella previsione che il governo italiano condividerà problemi di tenuta con gli altri governi di sinistra europei: «Il rischio di uno sfilacciamento è il ragionamento non riguarderà solo noi, ma anche la Francia, la Germania. Questo favorirà l'op zinne' diplomatica» Eppoi rimane il dato che più rassicura D'Alema: l'assenza di una leadership alternativa per Palazzo Chigi. In situazioni di emergenza, il premier potrebbe navigare in Parlamento cercando delle maggioranze non definite Ieri a Montecitorio circolava questa battuta del premier, «La maggioranza? - avrebbe detto - E quando mai l'ho avuta? Quella uscita dalle elezioni del '96 non esiste pili da quando se ne è andato Bertinotti... Quelle con Cos^ sulta e Cossiga, me le chiamale maggioranze? Una nuova mag gioranza non ci sarà finché non si faranno le elezioni che non si i possono fare senza una nuova legge elettorale. Fino ad allora non ci sarà una maggioranza degna di questo nome. E allora, che ci sia io o un altro a Palazzo Chigi che differenza fa?». Questi ragionamenti, siano autentici o meno, descrivono bene l'atmosfera che regna a Palazzo ' Chigi, Discorsi che possono rassij curare per il presente e per il fui turo prossimo, ma che non meti tono in conto il logoramento che un quadro politico schizofrenico | potrebbe determinare anche sull'immagine del leader. Il presidente «Nessuno mette in discussione la mia leadership» Cossiga sogna ancora l'unità nazionale Il Cavaliere ritratta le minacce dei suoi sL Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema

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