Italiani in allerta
Italiani in allerta Italiani in allerta // contingente in Macedonia SKOPJE Per ragioni di sicurezza il luogo non ha nome, è a una trentina di km dalla città e protegge dalle colline una base di elicotteri inglesi. E' una base dei nostri bersaglieri, in quella che il gergo milita re definisce «zona di diradamento». La frontiera è abbastanza vicina ma non tanto da far temere incursioni serbe; l'altro giorno però tre uomini armati sono stati visti scendere da un'auto e dirigersi chissà dove. La cattura dei tre soldati americani pone tutti in uno stato che un borghese qualunque definirebbe di agitazione, ma per un soldato diventa «massima allerta». Non avete paura, comandante? Il colonnello Carmine De Pascale comanda questo distaccamento, un contingente della brigata «Garibaldi» che è qui per proteggere i reparti più avanzati in caso di attacchi. «Paura no di certo: il nostro è un contingente di volontari, composto in massima parte da gente che ha già partecipato alle missioni in Bosnia ed Albania. Certo, lo stato di allerta si fa più acuto: se la direzione lo richiedesse, noi siamo pronti a muoverci in quindici minuti per qualsiasi missione». Quattro anni fa in Bosnia i bersaglieri con le loro strane piume avevano provocato sulle prime facili ironie. Poi ì primi interventi a Grbavica soffocarono le ironie e spinsero gb altri contingenti all'ammirazione. Speriamo che questa volta non ci sia bisogno di interventi analoghi. Inutile nascondercelo: l'arresto dei tre soldati americani costituisce il segno di quanto l'ex «missione di pace» rischia di trasformarsi in azione di guerra. Qualcosa a cui i nostri soldati sono assolutamente! preparati in senso tecnico (l'armamento della «Garibaldi» è fra i più moderni che esistano) ma che non appartiene alle loro mentalità, oltre che alle intenzioni del Paese. Non è strano rischiare cosi tanto la vita in una missione ricompensata con 57 dollari al giorno? C'è un volto conosciuto nel campo: il caporal maggiore Gaetano Salafia, siciliano, medaglia di bronzo per il salvataggio di una famiglia da una casa in fiamme in Grbavica, zona serba di Sarajevo, il 19 marzo di tre anni fa. «Sì, questa è una missione diversa dalle altre dice -, forse non più pericolosa ma calata in un contesto diverso. Qui è più difficile orientarsi tra i vari gruppi, i diversi modi di pensare. Sono certo però che ce la caveremo bene: abbiamo tutta la preparazione per farlo. Il livello di attenzione è massimo, i contatti via radio si moltiplicano, le pattuglie italiane piazzate proprio sul confine mandano continui messaggi di aggiornamento». C'è un numero verde, per chiunque voglia chiedere notizie dei suoi cari impegnati in Macedonia. E' questo: 800.239.393. |g. z.] Militari italiani schierati lungo il confine tra la Macedonia e il Kosovo I soldati, dopo la cattura degli americani sono stati invitati ad essere più prudenti
Persone citate: Carmine De Pascale, Gaetano Salafia
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