Un no anche alla tregua del Papa

Un no anche alla tregua del Papa Lettere al leader jugoslavo, a Solana e a Clinton: immediato il rifiuto del Presidente Usa Un no anche alla tregua del Papa Fallisce la missione di mons. Tauran da Milosevic Marco Tosati. CITTA' DEL VATICANO Non solo a Milosevic, ma anche Clinton e Solana Giovanni Paolo II ha scritto chiedendo una tregua per Pasqua: una tregua nei bombardamenti e nella puhzia etnica in corso nel Kosovo. Ma l'aereo civile italiano che riportava a Roma il ".ministro degli Esteri» vaticano, monsignor Jean-Louis Tauran, di ritorno dalla sua «missione impossibile» a Belgrado, stava rullando sulla pista di Ciampino quando le agenzie battevano il «no» del Presidente degh Stati Uniti alla proposta. La diplomazia, anche la vaticana dopo quella russa, deve incassare un'altra sconfitta, o almeno così sembra. La speranza di una svolta di pace è fiorita per qualche ora nell'attesa del ritorno di monsignor Tauran, ed è subito appassita. Ma lucidamente nei palazzi pontifici non ci si attendevano risultati clamorosi dalla missione a Belgrado: «Il Papa e i suoi collaboratori - ha detto Tauran - credono che l'uomo sia sempre migliore di quanto appaia. Ed è per questo che non dobbiamo mai perdere la speranza». Monsignor Tauran è partito ieri mattina verso le 7 su un aereo civile messo a disposizione dal governo italiano. E' atterrato in una Belgrado grigia, e senza la certezza di incontrare Milosevic per consegnargli la lettera scritta da Giovanni Paolo II. Una piccola scorta lo attendeva, per condurlo nelle strade di una città deserta a incontrare il ministro degli Esteri Jovanovic e il presidente deUa Repubblica serba, Milan Milutinovic. E soprattutto si è recato al Patriarcato serbo per vedere il pa¬ triarca Pavle. Un risultato concreto: mai i rapporti fra Santa Sede e ortodossi serbi sono stati così buoni, e questo è un successo non indifferente agli occhi del Papa. L'allarme aereo a Belgrado era cessato verso le 111 di mattina; l'incontro con Milosevic era previsto per le 15, ma è sembrato a un certo punto, intorno all'ora di pranzo, che potesse improvvisamente saltare. Tauran, braccato dai giornalisti, ha rassicurato tutti uscendo dal Patriarcato: «In questo momento non vi posso dire nulla, perché sono a metà della mia missione. Ora sono qui per fare gh auguri al Patriarca». Metà della missione: quindi era confermato l'appuntamento principale. Alle 15 in punto mons. Tau- ran è entrato da Milosevic, ed è suonata la sirena dell'allarme aereo. Chissà perché, posto che la Nato ovviamente non stava bombardando Belgrado. Che cosa sia accaduto lo ha spiegato lo stesso «ministro degli Esteri» del Papa in una dichiarazione scritta prima di ripartire per Roma. Monsignor Tauran ha annunciato l'invio in contemporanea a Solana e a Clinton della richiesta di una tregua pasquale, che consentisse una ripresa dei negoziati, e l'invio di aiuti umanitari nel Kosovo. Il Papa ritiene che «solo una soluzione politica offra la possibilità ai popoli della regione di vivere pacificamente insieme», ha spiegato il diplomatico vaticano. «Tra pochi giorni - ha ricordato Tauran a Milosevic - i cristiani del mondo celebreranno la Pasqua, la celebrazione della vita sopra la morte. Sua Santità, e molti leader cristiani come il patriarca Pavle che ho giusto incontrato, considerano che sarebbe un gesto di grande umanità se tutte le azioni militari fossero sospese durante tutta la settimana che separa la commemorazione occidentale da quella orientale della festività (dal 4 all' 11 aprile). «Certamente - ha aggiunto Tauran - una simile iniziativa dovrebbe essere accompagnata da misure pratiche sul terreno, così che nessuno possa avvantaggiarsi di questo periodo per perseguire nei suoi propri obiettivi. Ovviamente, le organizzazioni umanitarie potrebbero rientrare in condizioni di sicurezza e riprendere il loro lavoro urgente e indispensabile». «Io penso - ha detto ancora Tauran al termine dei suoi incontri a Belgrado - che oggi non ci siano né vincitori ne vinti. Dobbiamo far trionfare la pace». Sullo scopo della missione ha chiarito: «Io non sono venuto per portare una soluzione, ma per trasmettere la profonda preoccupazione del Papa per la drammatica situazione che sta causando enormi sofferenze a innumerevoli persone all'interno della Repubblica Federale di Jugoslavia. Ogni giorno il Papa riceve da tutte le parti richieste per l'assistenza alle popolazioni che sono maltrattale, mandate via dalle loro case, e senza parlare di coloro che sono stati uccisi. Il Papa valuta che non ci sia alcuna motivazione politica che possa giustificare la crudeltà e che tale situazione debba cessare». Nella soluzione della crisi bisogna tenere conto «della storia e del diritto». La storia per i serbi, il diritto per gli albanesi. Era stata chiesta per la Pasqua cristiana e ortodossa