IL GIORNO PIÙ DIFFICILE

IL GIORNO PIÙ DIFFICILE IL GIORNO PIÙ DIFFICILE Fiamma Nirenstein ANDREW, Christopher e Steven, ragazzi americani, forse non sapevano neppur dove fosse il Kosovo sino a qualche settimana fa, e ora sono prigionieri dei serbi, nel giorno più difficile della guerra, quando persino l'appello del Papa alla tregua è stato respinto al mittente, senza tanti complimenti, da Bill Clinton. Difficile capire; e anche per noi difficile convincerci che quei soldati Nato che vediamo sul teleschermo sono roba nostra: stanchi e dolenti, sporchi di sangue per le botte ricevute, messi ritti l'uno accanto all'altro perché le telecamere possano meglio riprendere la preda. Adesso, oltre alla pena per i kosovari decimati e quella per i serbi bombardati, non possiamo più sfuggire alla nostra identità belligerante a causa della sofferenza per quei ragazzi in divisa che abbiamo tanto stentato a sentire nostri. Si è compiuto ieri un grande salto di qualità che nessuna madre di soldato sa maneggiare razionalmente: è il momento in cui entrano in gioco la carne e il sangue. I tre soldati catturati prefigurano un possibile attacco di terra, quello che la Nato si è sforzata invano di esorcizzare. Perché a terra si muore, si ammazza faccia a faccia. La guerra diventa guerra vera, ed è allora che occorre la piena fiducia nella causa e nei leader. Invece, quella che oggi vivono gli Alleati è una situazione di nebbia ideologica e politica, appena rischiarata dalla causa umanitaria dei kosovari. Siamo confusi: pensavamo che la fine della Guerra Fredda aprisse un periodo di pace. Che le guerre etniche e religiose avessero una dimensione episodica e regionale; che la leadership americana fosse meno conflittuale; che i russi smettessero di considerarsi una grande potenza bipolare. Non è così. Eppure, confusi e stanchi come siamo, specie ora che la nostra parte comincia a soffrire sulla propria pelle, dobbiamo abbandonare ogni narcisismo del dolore così tipico dell'anima italiana, e semplicemente agire: salvare i kosovari, sopportare la pena storica di vedere i serbi colpiti, tenere per quei ragazzi prigionieri. Bisogna essere forti, in guerra.

Persone citate: Bill Clinton, Fiamma Nirenstein Andrew

Luoghi citati: Kosovo