La beffa dell'ora «illegale». Rostropovich: «Amo Mosca»

La beffa dell'ora «illegale». Rostropovich: «Amo Mosca» AL GIORNALE La beffa dell'ora «illegale». Rostropovich: «Amo Mosca» Giovani e bambini sempre più stressati Sono un genitore di cinque bambini: ma è mai possibile che non ci siamo ancora resi conto che questo orario «legale» è una vera beffa, e una vera rottura soprattutto per i bambini e per le persone che già devono alzarsi presto per il lavoro? Prima si mandano in onda sei-vizi su (pianto è necessario riposare e dormire per una vita più sana e più sobria, poi contro questa pessima abitudine di cambiare l'ora con la scusa di risparmiare energia, non si solleva il minimo dubbio. Qualcuno mi spieghi che senso ha risparmiare luce alla sera, quando al mattino il sole sorge un'ora dopo e quindi dobbiamo spegnere le luci delle città e anche delle case un'ora dopo, e poi non ò forse vero che essendoci luce più a lungo la sera, soprattutto i giovani sono ancora meglio bivitati ad andare a zonzo con le loro automobili, con il risultato che al mattino devono alzarsi un'ora prima e essere ancora più stressati di prima. Non è forse esattamente il contrario, e cioè che l'energia si risparmia facendo una vita più semplice e più sobria, andando a letto presto e alzandoci di buon ora, ma senza tirare avanti o indietro gli orologi? Stress e imbecillità totale stanno dilagando sul pianeta, ma tanto la natura si vendica da sola e giorno verrà che ci metterà in conto anche questa stupida violenza dell'ora «legale» soprattutto nei confronti dei bambini. Ezio Malgrati emalgrat(ò>tin.it Quando l'eutanasia è una perdita di tempo Sono un medico veterinario, nonché giornalista e scrittore. Desidero ringraziare la collega Bergagna che, nella sua lettera («I cani torturati dalla macchina del cuore»), ha raccontato la sua tragica esperienza in uno dei mille laboratori dove, ogni giorno animali sopportano lo strazio loro in- ditto da ricercatori senza anima e coscienza. Un veterinario che ha partecipato ad un corso di microchirurgia sperimentale mi ha raccontato che, alla fine degli esperimenti, veniva deriso dai colleghi medici perchè perdeva tempo ad effettuare l'eutanasia sugli animali ancora vivi. Loro li buttavano ancora vivi e mutilati nel cassonetto. Se tutti gli animali che hanno sofferto potessero urlare contemporaneamente, ima immane onda d'urto colpirebbe il pianeta e l'uomo camminerebbe sordo e cieco in una polvere impenetrabile. Oscar Grazioli, Reggio Emilia L'Europa può comprare la libertà dei kosovarì Suggerisco di offrire a Milosevic l'equivalente dei costi che la Nato sta sostenendo, in opere civili, al fine di costituire una sorta di indennizzo (per i presunti danni arrecati dalla permanenza della comunità albanese nella terra in cui è nata e vive) alle finalità che la politica dei serbi si ripropone attualmente. Suggerisco inoltre di offrire qualche aereo civile della Mc-Donnell Douglas che produce i missili emise al fine di convertire la fornitura militare alla Nato in fornitura civile alla compagnia di bandiera serba (preservando il fatturato dell'industria aeronautica americana). Suggerisco di avviare un progetto faraonico di collegamento ferroviario (alta velocità) da Trieste-Zagabria-Belgrado- Istanbul per spezzare l'isolamento dell'Est europeo rinverdendo l'epopea dell'OrientExpress. Suggerisco alla Cee di offrire 100 Km (o più) di autostrade all'interno della Serbia. Suggerisco alle Università europee di ospitare un migliaio di studenti serbi per specializzazioni pre o post laurea. Tali iniziative sono finanziabili attraverso lo sperpero di risorse delle azioni militari e lo sperpero di risorse delle azioni umanitarie che evidentemente non possono compensare lo sradicamento del tessuto sociale ed economico di un'intera comunità. Si tratta in altri termini di fare in modo che un'economia di pace sia più remunerativa di un'economia di guerra. L'Europa può comprare la libertà nonché l'integrità dei kosovari anche a caro prezzo economico. Al contrario attualmente si paga un carissimo prezzo umanitario ed economico senza alcunché di corrispettivo per chicchessia. Se 300 milioni di europei donano 10 dollari a testa, si ottengono 3 miliardi di dollari. La riconversione in azioni civili dei bilanci militari costituirebbero una piattaforma per imponenti investimenti per i famosi sbocchi occupazionali della Cee da tutti invocati, a meno che non si stia pensando di azzerare la disoccupazione europea con le medaglie alla memoria (in verità più economiche) dei futuri caduti per il Kosovo. Salvatore Carof ìglio Bari La Russia dì oggi e gli intellettuali Il 26 marzo mi ha telefonato a Milano un giornalista della Stampa che parla russo, Sergio Trombetta, al quale ho rilasciato un'intervista pubblicata il 30 marzo. Non ho niente da ridire riguardo al testo dell'intervista, ma nei titoli e nei sottotitoli vengono riportate tra virgolette delle dichiarazioni, come se fossero citazioni di frasi dette da me, che non corrispondono assolutamente alla realtà, né tantomeno al contenuto dell'intervista. Queste citazioni mi offendono perché non ho mai detto a nessuno che «odio Mosca» o che «un artista in Russia non può più vivere» o tanto più che «non tornerò in patria perché manca una vera cultura democratica». Queste menzogne pubblicate alterano completamente la mia posizione nei confronti del mio Paese che amo molto e al quale sono stato devoto per tutta la mia vita. Io amo Mosca. Anche se la situazione in Russia è difficile, i grandi artisti continuano a viverci e a creare per il proprio popolo. Continuerò ad andare in patria con grande piacere, approfittando di ogni possibilità e di ogni momento libero dai concerti. Quello che avevo affermato è che, a causa della brutalità delle dichiarazioni degli organi di stampa relative al rude scontro tra gruppi politici opposti, non ho pianificato nel prossimo futuro di eseguire concerti in Russia poiché non ho intenzione di essere uno strumento nelle mani di parti nemiche. Mst.islav Rostropovich Bombe su Belgrado la storia si ripete La mia associazione con il passato (nacqui il 6 maggio 1915) mi ricorda la primavera dell'anno 1941, quando il primo ministro del regno jugoslavo signor Cvetkovic, d'accordo con la allora reggenza (principe Pavle con due illustri accademici) andò in Germania nazista a firmare l'adesione al Patto Tripartito (Roma, Berlino, Tokyo). Il popolo jugoslavo disse no, ed insorse. Il Capo dello Stato maggiore gen. Simovic fece il putsch, abrogò la reggenza, e portò al trono il giovane principe ereditario Pietro. L'entusiasmo popolare di Belgrado devastò la rappresentanza turistica tedesca nel Centro (Terazije) incendiando in piazza un grande ritratto fotografico di Hitler nonché la bandiera del Terzo Reich. La reazione nazista non si fece attendere perché la domenica successiva, il 6 aprile 1941, si abbatterono su Belgrado i terribili Stukas della Luftwaffe, provocando 30.000 morti, e gli eserciti nazifascisti invasero la Jugoslavia portandola allo sfacelo. Ora, la storia si ripete. Gli aerei bombardano e seminano su Belgrado distruzione e morte. Orbene, la democrazia jugoslava è nata sulle ceneri degli imperi: bizantino, turco-mongolo, austroungarico, non era la democrazia americana di cui parla De Tocqueville dicendo che noi vi offriamo la libertà quasi totale, mettendo l'accento sul quasi, qui da noi frainteso. L'odierna guerra ha prodotto una scarsa reazione militare e un grande orgoglio patriottico-nazionale, rimasto sempre uguale per tutte le generazioni, dal passato nazional-comunismo di Tito al dispotismo parlamentare di oggi. Vittorio Surliuga Torino

Persone citate: Bergagna, De Tocqueville, Ezio Malgrati, Hitler, Milosevic, Oscar Grazioli, Rostropovich, Salvatore Carof, Sergio Trombetta