Douhet, il profeta della guerra aerea

Douhet, il profeta della guerra aerea IL CASO. Le teorie dell'unico stratega italiano ancora studiato a West Point e nelle accademie militari di tutto il mondo Douhet, il profeta della guerra aerea Chi domina il cielo è padrone della terra M A davvero chi, attraverso l'arma aerea, domina il cielo e il padrone della terra? Secondo Giulio Douhet, il solo stratega italiano che venga ancora studiato nelle accademie militari di lutto il mondo, era ineluttabile che le cose stessero cosi. Non solo: nelle sue opere, pubblicate dopo la prima guerra mondiale, sosteneva che l'arma aerea era la sola che poteva consentire di vincere davvero le guerre. Dove per vittoria era da intendere non tanto sottrarre all'avversario il controllo del suo territorio («l'atterrare l'avversario» di clausewitziana memoria) quanto, piuttosto, l'espellere la collettività nemica dalla contemporaneità. Scagliandola - attraverso l'impiego della guerra aerea «terribile e atroce, formidabile produttrice di terrore e di disorganizzazione e grande dissolvitrice della vita sociale delle nazioni in lotta» - indietro nei secoli, verso una condizione di primitiva barbarie che non le consentisse più in alcun modo, per lungo tempo, di competere coi vincitori. Unitale forcipe di questa espulsione del nemico dalla contemporaneità era, per Douhet, non solo l'arma aerea ma, ben più ampiamente, la guerra integrale di cui intravedeva i tratti, facendosene sostenitore. Guerra imperniata non solo sul dominio dell'aria ma, altresì, sul superamento di ogni differenziazione tra aree abitate e campo di battaglia, tra civili e militari, tra inermi e armati. E, forse, tra pace e guerra. A delineare questi raggelanti scenari, di cui era il primo ad essere dolorosamente partecipe, era un militare italiano del lutto anomalo e dalla vita densa di colpi di scena, di mutevoli copioni, di paradossali ironie. Un'esistenza, quella di Giulio Douhet, nato nel 1869 e morto nel 1930, che vai la pena di inquadrare superando quel cliché di inascoltato profeta in patria che qualcuno gli ha appiccicato. Inascoltato Douhet lo è stato certamente e per lunghi anni. Era tra i massimi esperti italiani d'aeronau- tica, impegnato con l'ingegner Caproni nella costruzione del nuovo bombardiere da impiegare contro gli austriaci, ma lo stato maggiore di Cadorna - nel bel mezzo della prima guerra mondiale - lo spedisce a comandare un reggimento di fanteria. Profeta dei combattimenti aerei gli si ordina, poi, di accorparsi ai reparti che si stanno scannando sui monti della Carnia. Indignato per gli inutili massacri che si succedono sul fronte, lucidissimo nel cogliere e nell'affidare al suo «Diario critico di guerra» spunti ed esempi della boriosa ignoranza e della crudele incoscienza con cui gli alti comandi conducono le truppe, decide di venire allo scoperto, nell'estate del 1916. Nel giro di pochi mesi scrive alcuni memoriali documentatissimi in cui fa a fette la condotta delle operazioni belliche voluta da Cadorna, un capo di stato maggiore che non ha mai stimato («Anche le serve e i portinai ne sanno più di lui» dice appena sa della sua nomina a successore del generale Pollio). E delle Norme per l'attacco fron¬ tale pubblicate da Cadorna e che diventano il breviario per condurre al massacro, in inutili e insensati assalti, decine e decine di migliaia di giovani, Douhet - con la solita sferzante ironia - scriverà che «rappresentavano un'antologia militare veramente amena». Qualcuno andò più in là e parlò - non riferendosi solo al colore della rilegatura del testo cadorniano - di «libretto rosso». Alludendo, ovviamente al sangue inutile che quelle Norme fecero versare. Douhet nel 1916 è tra i pochi che non temono di contrapporsi al «generalissimo». Affidate le sue verità ai memoriali li consegna al ministro Bissolati. Quindi, temendo che questi non avrà la forza di contrapporsi ai vertici militari, li fa pervenire anche ad altri minitri (Sonnino, Ruffini). Per Cadorna la misura è colma: nel settembre del 1916 Douhet è arrestato sotto l'accusa di violazioni! del segreto militare e di propalazione di informazioni riservate. Davanti al tribunale militare Douhet combatte ima battaglia memorabile. Nella sua Autodifesa (pubblicata) anni dopo sostiene che passare informazioni a ministri in carica, affinché possano documentarsi al di là delle artefatte verità fornite dalle gerarchie, non è affatto una violazione del segreto militare ma un diritto. Finisce condannato, anche perché Cadorna vuole dare una lezione ai politici, limitando la loro ingerenza nella gestione della guerra. Il 15 ottobre 1916 è incarcerato nella fortezza di Fenestrelle dove trascorre un anno. Lì scrive un romanzo fantapolitico, L'onorevole che non potè più mentire. Non è l'unico parto letterario dell'ufficiale che oltre alle opere di alta strategia - Il dominio dell'aria, pubblicato nel 1921, è un testo tradotto in decine di lingue e adottato per decenni nelle accademie militari di tutta Europa - scrive satire antimilitariste, romanzi di fantapolitica (Come fini la grande guerra) in cui piuttosto rozzamente si immagina che le potenze dell'Intesa, adottando su vasta scala l'arma aerea, possano prevalere in breve sugli austro-tedeschi mettendo fine alla guerra. Anche nel settimanale 11 Dovere di cui è editore, direttore, animatore tra il marzo 1919 e il dicambra 1921, mescola trattazioni teoriche e vigorose polemiche filo -nazionaliste, all'insegna della contrapposizione agli alti comandi. Ad esempio è sua la proposta di erigere una tomba al «soldato ignoto» in polemica con i vertici che hanno diretto la guerra. Ma proprio questi ultimi rovesceranno il senso dell'iniziativa che si trasformerà nella costruzione del monumento al «milite ignoto». Dopo varie vicissitudini Douhet troverà finalmente ascolto - seppure intermittente - presso la leadership fascista. Sia Mussolini che Balbo sono sensibili alla suggestione di strategie che scardinano collaudate tradizioni e scompaginano, con l'irruzione dell'arma aerea, la soffocante contrapposizione tra l'esercito e la marina. Così Douhet, ormai generale, conosce qualche successo ma, dopo una sorta di luna di miele col regime, entra in conflitto con la politica militare del fascismo, del quale analizza ne La difesa nazionale, pubblicata a Torino nel 1923, i nuovi compromessi. Dai guai e da un pericoloso isolamento riempito come al solito con la scrittura satirica, questa volta di commedie e drammi che stentano a sfondare, lo salva Italo Balbo che gli affida il ruolo, un po' decorativo e po' inoffensivo, di voce clamante in quel deserto, di riflessioni strategiche e di vita culturale, che è l'ambiente militare italiano. Altrove, però, qualcuno coglie la portata dei nuovi scenari evocati dalla sua strategia di dominio dell'aria: tra questi vi sono il generale statunitense William Mitchell - destinato a imporsi successivamente come il padre dei bombardamenti strategici sulle città - e Sir Hugh Trenchard, il maresciallo dell aria britannico, artefice di quella Raf che vincendo la «battaglia d'Inghilterra» determinò le premesse per la sconfitta di Hitler. E così - per decenni - nelle scuole di strategia si è fatto riferimento ad un trittico che ha cambiato il pensiero militare di questo secolo: al primo posto vi è l'italiano Douhet, dalle vastissime intuizioni sulla guerra integrale e sul dominio dello spazio. A lui vengono accostati l'americano Mitchell, caparbio tattico che ha concretizzato quelle che erano riflessioni teoriche e Sir Hugh Trenchard. In Italia, al di fuori dell'ambiente militare e di storici come Giorgio Rochat che gli hanno dedicato intelligente attenzione, pochissimi conoscono vita e opere del generale Douhet. Nessuno, tra gli editori italiani, ha mai pensato di dedicargli una biografia. Giorgio Boatti gboatti@venus.it Nel suo trattato scenari raggelanti e il superamento di ogni differenziazione tra civili e militari, tra inermi e armati Si può battere Milosevic senza affrontare il suo esercito sul campo di battaglia? I raid della Nato riaprono la storia del generale dimenticato che sfidò Cadorna Un Harrier della Ro/al Air Force britannica in volo sul cieli della Serbia; a destra i cadetti dell'accademia di West Point; sotto il generale Giulio Douhet

Luoghi citati: Carnia, Europa, Fenestrelle, Inghilterra, Italia, Serbia, Torino