«Cari azionisti, io saprò darvi di più» di Zeni

«Cari azionisti, io saprò darvi di più» I due manager incontrano gli analisti. Ivrea ammette: «Commessi errori nel vendere le azioni» «Cari azionisti, io saprò darvi di più» Bernabè e Colaninno a caccia di voti per la Telecom MILANO. L'un contro l'altro armati. Sorridenti entrambi ma entrambi pronti alla stilettata, tutti e due in campagna elettorale per strappare voti e consensi ai soci ai quali si rivolgono con un rispetto (e una deferenza) se non sorprendenti, certo inusuah: cari azionisti, ripetono, adesso tocca a voi decidere, o con me o contro di me. Inutile dire che i due, Roberto Colaninno dell'Olivetti e Franco Bernabè della Telecom, hanno stili diversi. Ma in questa battaglia per il controllo della Telecom, via via che i giorni delle assemblee si avvicinano, spesso succede che i ruoli si scambino, che al manager compassato tocchi mostrare il pugno di ferro in un guanto di velluto e all'industriale sanguigno invitare al rispetto. Tour de force faticoso, quello dei due combattenti impegnati, di nuovo ieri, in singoiar duello. L'uno, Bernabè, virtuale, apparso via satellite da Washington a mettere una ciliegina sulla torta promessa agli azionisti: nel superdividendo per i soci Telecom che deriverà dai proventi delle dismissioni, dice, ci sarà un qualcosa in più e cioè la distribuzione di azioni della nuova Sirti che, una volta cedute le attività industriali e dopo lo spin-off, si troverà con un patrimonio immobiliare di almeno 8 mila miliardi. L'altro, Colaninno, in carne e ossa, corso a incontrare analisti e investitori niente meno che nella sala assemblee di Mediobanca, sancta sanctorum del tempio della finanza milanese, con tanto di telecamere e fotografi impazziti tenuti a bada dai solerti commessi di via Filodrammatici («Niente telecamere in cortile o tutti via») abituati a uno stile compassato e sotto sotto irritati di tutta questa pubblicità attorno a un'operazione finanziaria. Ripete i suoi concetti, via satellite, Bernabè: «Noi cerchiamo di combinare gli interessi degli azionisti con il mantenimento di solide prospettive di crescita nel lungo periodo dell'azienda». Si dichiara soddisfatto delle reazioni degli investitori sulla strategia adottata da Telecom. Sorride al rilancio dell'Olivetti: «Una contro-Opa di carta sgradita ai grandi investitori, quelli che - sottolinea - hanno poi il controllo del mercato». Colaninno non si lascia impressionare, pure lui ha qualcosa da sotto¬ lineare: «Le adesioni al prestito lanciato dall'Olivetti per sostenere l'Opa - dice - hanno superato i 30 miliardi di euro, a conferma che il nostro progetto riscuote il consenso delle grandi istituzioni finanziarie». Bernabè difende l'Opa su Tim, Colaninno si chiede: «A chi serve comprare per 44 mila miliardi il 40% della Tim? Non certo agli azionisti di Telecom». Bernabè attacca: «Non hanno piani industriali credibili». Colaninno contrattacca: «Quelli di Bernabè sono piano sbagliati, non necessari e penalizzanti per Telecom». Bernabè si dice fiducioso della maggioranza all'assemblea del 10 aprile. Colaninno ripete che l'aumento a 11,5 euro dell'Opa è l'ultima offerta: «Non ci saranno altri rilanci e non è una tattica: una risposta negativa del 30% degli azionisti Telecom sarà una risposta negativa al piano Olivetti». Ma, aggiunge, sbagliato interpretare queste dichiarazioni come un inizio di disimpegno: «La nostra volontà - dice Colaninno nella sala assemblee di Mediobanca - è di portare a termine l'offerta per Telecom». Nessun disimpegno ma inevitabile autocritica su tutta la linea per la vendita dei titoli Telecom (lo 0,46%) effettuata lunedì da un importante intermediario e comunicato al mercato e alla Consob (che ha aperto un'inchiesta) con un giorno di ritardo, un vero autogol sul quale la Consob da due giorni sollecita spiegazioni. «Una vendita legittima, decisa nell'ambito della gestione del budget annuale di tesoreria della società in vista dell'incremento dell'Opa», è la spiegazione agli analisti. Come dire, bisognosa di far cassa per pagare il rilancio dell'Opa, Olivetti ha venduto quello che di meglio aveva in cassa, a cominciare dalle azioni Telecom acquistate prima del lancio dell'Opa. Nega Colaninno d'aver voluto deprimere Telecom in Borsa, come aveva accusato a caldo Bernabè: «Le istruzioni date all'intermediario erano di vendere senza alterare la regolarità delle contrattazioni». Ma che ci sia stato un errore, tocca ammetterlo cospargendosi di cenere il capo: «L'unico nostro errore è stato il ritardo nella comunicazione, me ne assumo la responsabilità - risconosce Colaninno -, non cerco scuse, questa è un'esperienza che stiamo tutti facendo per la prima volta, si può sbagliare, l'importante è riconoscerlo». Armando Zeni min L'amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè e, a destra, quello di Olivetti Roberto Colaninno

Luoghi citati: Ivrea, Milano, Telecom, Washington