«L'Italia? Una maratona di 1760 km»

«L'Italia? Una maratona di 1760 km» Ieri l'arrivo in Piazza Duomo. «Il momento più duro è stato la vista degli aerei Nato» «L'Italia? Una maratona di 1760 km» Podista svizzero da Palermo a Milano in 2 mesi MILANO DAL NOSTRO INVIATO Dopo aver corso per 150 ore e 1760 chilornetri, consumato due paia di scarpe, affrontato pioggia, neve e vento e bruciato soltanto 500 grammi di grasso, Serge Roetheli è arrivato ieri a Milano. Era partito il 5 febbraio da Palermo. Non ha saltato neanche un centimetro: in un punto arrivava a fine tappa, da quel punto ripartiva la mattina successiva. A Roma ha tagliato il traguardo al Colosseo e l'hanno portato a dormire vicino ai Fori Imperiali. Lui il giorno dopo si è fatto riaccompagnare al Colosseo, per non perdersi quei 900 metri. Svizzero, 43 anni, la bella moglie Nicole che lo segue in scooter, Roetheli di professione corre per il mondo. Perché lo fa? Le risposte sono due: «Mi piace e mi ritengo un privilegiato perché faccio ciò che desidero». «E' il modo migliore di visitare luoghi e di conoscere le persone». Non aveva mai visto l'Italia e neppure l'ha sfiorato l'idea di rivolgersi a un'agenzia turistica o di sabre su un mezzo di trasporto a motore. La Nike gli ha fornito materiali e assistenza e lui è partito. Tutto qua. A Palermo, nei primi chilometri della sua impresa, Roetheli è stato accompagnato dall'ex campione di 5 e 10 mila metri Salvatore Antibo. All'arrivo, in piazza Duomo a Milano, giunge al fianco di Gianni Morandi. Il cantante (e neomaratoneta) lo accompagna nell'ultimo tratto, onorando la promessa fatta un paio di mesi prima durante un'intervista, e taglia con lui la simbolica linea di arrivo. Il contachilometri dell'auto dell'assistenza segna 1760 chilometri. «Centoquaranta in più del previsto», sottolinea con svizzera precisione il podista. Pare che l'errore dipenda da un'inattendibile carta della Sicilia e dalle deviazioni imposte dai lavori stradali. Poco male, perché Roetheli tutto appare fuorché stanco. Le domande tecniche non lo appassionano: «Quanti chili ho perso? Da anni non mi peso, ma conosco il mie fisico: 500 grammi al mas¬ simo. La mia alimentazione? Quello che offre la gastronomia locale: pasta, carne, pesce, verdure, frutta. In Sicilia mi hanno offerto i cannoli. Ho anche bevuto molti cappuccini, perché ogni tanto mi fermavo al bar. L'unica cosa che non tocco e non ho mai toccato in vita mia è l'alcol». Morandi lo ascolta e approva. Gli chiedono quali sono stati i momenti più difficili di questa «long rum». Chi spera di strappargli una parola di stanchezza è subito deluso. «Ne ho vissuti due: la prima volta davanti a un'immagine in tv di una famiglia del Sudan, dopo un'ottima cena. La seconda ieri, quando ho dovuto spiegare ai miei figli Clara e Steve che cosa stava facendo un aereo militare che sfrecciava in cielo». E i più belli? «I contatti con la gente, un fiore lungo la strada, un bel pano- rama. E la sera hi albergo con Nicole». Ha presente Forrest Gump? Risposta pronta: «Ho visto il film quattro volte e quando ho corso negli Stati Uniti mi dicevano "ciao Forrest" almeno cento volte al giorno. Penso di essere diverso dal personaggio, anche se riconosco qualche analogia». Le tappe negli Usa appartengono alla più grande impresa di Roetheli: i 24 mila chilometri che separano la Terra del Fuoco dall'Alaska, un record servito a finanziare un centro di accoglienza per rrùnori in Colombia. Il futuro di Roetheli è tutto in una sua battuta: «Avrei bisogno di cinque vite per realizzare tutti i progetti e di una sesta per riposarmi». Stefano Mancini Serge Roetheli all'arrivo al Colosseo. Alle sue spalle, la moglie Nicole in scooter

Persone citate: Gianni Morandi, Salvatore Antibo, Serge Roetheli, Stefano Mancini Serge, Svizzero