Borrelli: nessun abbandono siamo sempre in prima linea di Paolo Colonnello
Borrelli: nessun abbandono siamo sempre in prima linea DUE PROCURE PIÙ' FAMOSE Borrelli: nessun abbandono siamo sempre in prima linea intervista LMILANO EI se n'è andato dalla procura di Milano, Caselli se ne va da quella di Palermo. Che succede dottor Saverio Borrelh, è finita un'epoca? «Non esageriamo. Non finisce nessuna epoca: non basta cambiare degli uomini per far concludere esperienze comi! quelle di Mani Pulite e della lotta alla malia Io non so se e perche Caselli abbia deciso di lasciare la procura di Palermo, ma non crudo che un ruolo come il suo si possa protrarre a lungo nel tempo. Crudo che dopo li anni di attività su un fronte caldo come Palermo, Caselli adesso abbia anche diritto di cimentarsi in una nuova situazione». Certo cambia lo scenario: i due più import anti uffici del pubblico ir,ni isi ero in Italia, nel giro di un mese si ritrovano senza i loro capi storici. Muteranno i sistemi d'indagine? «No, non crudo. Intanto bisogna prendere alto che il passare degli anni comporta sempre, prima o poi, dei cambiamenti, dei ricambi anche generazionali. Per quanto mi riguarda poi, io non mollo la procura, scendo solo di un piano. Non abbandono l'ufficio, semmai amplierò e diversificherò il mio impegno ma continuando ad occuparmi sempre dell'ufficio dui pubblico ministero. Nessuna svolta eccezionale se non un mutamento fisiologico delle cose». Caselli ha detto che non se ne andrà almeno fino alla conclusione del processo Andre-otti. Eppure questo cambio di guardia alla Procura di Palermo da molti viene letto come un gesto di abbandono. «Basta con le personalizzazioni, le attività delle procure non si fermano perchè una persona, seppure un capo, se ne va. I cambiamenti piuttosto sono determinati dalle riforme, come ad esempio quella del giudice unico. E poi, ammesso cheCaselli accetti di andare ad assumere la direzione degli istituti di pena, non leggo assolutamente questo passaggio come una scelta di abbandono: il Dipartimento affari penitenziari è un posto di prima li¬ nea». Dirigere gli istituti di pena è sicuramente un mestiere delicato, ma la prima linea, lei c'insegna, sono le Procure. «Non solo le Procure. La gestione del mondo carcerario richiede capacità fuori dal comune e direi che Caselli, potendo lavorare in una realtà come quella palermitana, abbia già acquisito ima certa esperienza trattando anche situazioni particolari di malìa che prevedevano proprio la conoscenza del mondo delle carceri. Aver conosciuto a fondo quello che Dell'Utri chiama "lo stato d'animo del mafioso" diventa un patrimonio importantissimo per affrontare la realtà carceraria». Una realtà che presto dovrà far fronte anche a nuove emergenze. Proprio lei, nell'ul¬ timo convegno sulle mafie transnazionali, aveva lanciato l'allarme sulla criminalità kosovara. Con l'ondata di emigrazioni previste, cosa succederà? «Purtroppo ci troveremo presto davanti a mia situazione preoccupante: un'emergenza nell'emergenza. L'apertura indiscriminata delle nostre frontiere ai disgraziati e agli affamati del Kosovo rischia di far alzare la soglia di allarme. Dobbiamo slare ben attenti: credo che la cosa migliore sia quella di organizzare i campi di raccolta su altri territori che non siano l'Italia. E mi sembra che le ultime iniziative assunte dal ministro degli Interni, Rosa Russo Jervolino, vadano in questa direzione». Paolo Colonnello
Persone citate: Borrelli, Caselli, Dell'utri, Rosa Russo Jervolino, Saverio Borrelh
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