Caselli, distacco al rallentatore
Caselli, distacco al rallentatore Guido Lo Forte: «Era già successo con il pool antimafia negli Anni 80» Caselli, distacco al rallentatore Consensi dal Csm per il trasferimento da Palermo PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ' Un distacco al rallentatore quello di Gian Carlo Caselli da Palermo, quasi a voler evitare il trauma di un filo che si spezza di colpo dopo i sui importantissimi anni in cui ha guidato la principale procura siciliana. Designato dai ministro della Giustizia Oliviero Diliberto alla direzione generale del Dap, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Caselli non lascerà Palermo prima della sentenza nel processo per mafia a Giulio Andreotti prevista per fine giugno. E il suo successore, prevedibilmente, non si insedierà prima dell'autunno, considerato che l'ambiMKsima ancorché scomoda poltrona di procuratore di Palermo dovrà esser messa a concorso. «Continuerà a stare in prima fila», ha ribadito ieri il Guardasigilli tornando a dargli la patente di chi «ha dimostrato sul campo le sue qualità nel contrastare la mafia». E Caselli? Ha proseguito la consegna del silenzio. E ha continuato a raccogliere consensi da ogni parte con soltanto qualche timida stilettata da ambienti del Polo da dove peraltro stanno venendo numerosi e significativi apprezzamenti come quello del presidente della Commissione siciliana antimafia Fabio Granata di An, che con i colleghi di gruppo Marzio Tricoli e Salvino Caputo ha affermato che «Caselli deve rimanere al suo posto perché è insostituibile sul piano investigativo». Più che positivi sono i commenti raccolti a Roma a Palazzo dei Marescialli, dove il Csm dovrà occuparsi della difficilissima successione del magistrato torinese che a Palermo lascia più di un segno. E al Csm Sergio Visconti di Magistratura democratica ha detto di dubitare che Caselli se ne vada da Palermo per non assistere al flop delle sue inchieste su mafia e politica. «Non credo che Caselli si tirerebbe indietro per non essere presente all'esito dei processi», ha osservato Visconti. E un altro consigliere, Armando Spataro, espresso dalla corrente Movimenti riuniti, ha negato che si interrompa la continuità o vi sia un clima di normalizzazione. Nelle stanze e nei corridoi blindati della procura al secondo piano del Palazzo di Giustizia ieri è stato possibile raccogliere soltanto battute al volo, a parte dichiarazioni degli aggiunti di Caselli, Guido Lo Forte e Sergio Lari, già membro del Csm, pronto a garantire che «tutto l'ufficio si augura che Caselli resti». Pm nel processo Andreotti, Lo Forte se ne è uscito con un «Caselli e ancora qui e ci starà» e con una considerazione che lascia trasparire preoccupazione. Eccola: «Quando l'azione giudiziaria è assolutamente indipendente, imparziale, non si ferma davanti ad alcun santuario nell'applicazione della legge e del principio di uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge; è inevitabile che vi siano reazioni di questo tipo, che ci siano interessi per contrastarla». E ha aggiunto: «Non è un fatto nuovo, era già successo alla fine degli Anni 80». Le polemiche stanno investendo il Dap, il cui responsabile, Alessandro Margara, è stato giubilato dal ministro e salutato dal giudizio negativo dei segretari dei sindacati della polizia penitenziaria Donato Capece (Sappe) e Leo Beneduce (Osap), mentre l'associazione nazionale dei direttori delle carceri ha espresso «sconcerto e disorientamento per l'immediato e non prevedibile allontanamento di Margara anche al prezzo di una grave perdita per la procura di Palermo». Antonio Ravida «Non basta cambiare gli uomini per bloccare le inchieste scottanti» Saverio Borrelh e Gian Carlo Caselli
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