Eltsin alla Marina: rotta sull'Adriatico
Eltsin alla Marina: rotta sull'Adriatico Washington: la decisione «non aiuta». Primakov: è la Nato a commettere un genocidio Eltsin alla Marina: rotta sull'Adriatico Salpano dal Mar Nero otto navi da guerra MOSCA NOSTRO SERVIZIO Dopo il fallimento della missione di Evghenij Primakov a Belgrado, la Russia decide di essere presente nei Balcani non solo diplomaticamente, ma anche militarmente. Ieri Mosca ha annunciato la partenza per l'Adriatico, il 2 aprile prossimo, di una nave da ricognizione della flotta del Mar Nero. E a questa prima unità-spia potrebbe seguire un'intera flottiglia: la Russia ha già inoltrato richiesta ufficiale di attraversare il Bosforo per 7 navi militari, incluse fregate antisottomarini. L'iniziativa «non aiuta», ha commentato il portavoce del Dipartimento di Stato americano. Secondo il Cremlino, le unità della Marina militare russa si limiteranno a raccogliere informazioni per «analizzare la situazione». Una decisione «pienamente giustificata dai punto di vista politico», ha commentato il ministro degli Esteri Igor Ivanov. Il ministro della Difesa Igor Sergheev ha aggiunto che la missione navale nell'Adriatico «è necessaria per garantire la nostra sicurezza». E, in base alle informazioni che verranno raccolte, Sergheev è pronto a proporre a Eltsin «misure più decise» per difendere la Russia. Una mossa mquietante, che sembra contraddire le assicurazioni di Boris Eltsin che Mosca non si sarebbe fatta coinvolgere nel conflitto armato. Ma dietro alla decisione di inviare le navi ieri si è svolto un giallo tragicomico. Un'ora prima dell'annuncio ufficiale, nientemeno che il capo di Stato Maggiore Anatolij Kvashnin smentiva molto bruscamente la partenza delle navi russe per i Balcani: «Chiedetelo a colui che vi ha dato questa informazione», ha apostrofato il giornalista che gli aveva rivolto la domanda. E dal comando della Marina militare, quasi contemporaneamente, arrivavano notizie perfettamente opposte. Mentre un ufficio faceva sapere che le navi erano pronte a salpare, un portavoce dichiarava «con tutta la responsabihtà» che nessuna unità aveva intenzione di abbandonare il porto. Da Sebastopoli, base della flotta del Mar Nero, arrivava un commento malinconico: «Non abbiamo carburante nemmeno per uscire al largo, non lo facciamo ormai da mesi», rivelava un ufficiale contattato dalla rete Ntv. Al di là di queste contraddizioni si legge però un ennesimo indurimento della posizione della Russia, dopo il fallimentare tentativo di pace di Primakov. Tornato ieri in patria, il premier ha tentato di fare buon viso a cattivo gioco, annunciando che ci sono «buoni risultati», che Milosevic ha mandato «segnali positivi» e che Mosca proseguirà la sua missione di pace. E poi una dichiarazione clamorosa: quello del Kosovo è un «presunto genocidio», mentre in realtà il vero genocidio viene operato dalla Nato. Secondo la leadership russa, la condizione del ritiro delle truppe serbe dal Kosovo per Milosevic è inacettabile: «Significherebbe perdere quella provincia», ha tagliato corto Primakov. La linea ufficiale è ormai quella di appoggiare incondizionatamente i serbi, e la fraseologia della propaganda sembra presa di peso dalla retorica degli anni della Guerra Fredda. Ivanov ha denunciato l'intenzione della Nato di «stabilire il suo diktat sui Balcani». «A Washington - ha detto - si stanno preparando piani per strappare il Kosovo alla Jugoslavia». Per questo un'operazione terrestre dell'Alleanza atlantica sarebbe imminente. Secondo il ministro degli Esteri, la Casa Bianca sta anche cercando di spaccare l'opinione pubblica russa attraverso politici, deputati e mass-media filoamericani. Sarebbe comunque un'impresa difficile: il 93 per cento dei iussi appoggia il Cremlino nella sua campagna antiNato. La Camera alta del parlamento, il Consiglio Federale, ha chiesto ieri - con voto unanime di inviare a Milosevic aiuto militare. E nell'aula della Duma, dopo un pesante scambio verbale, il deputato liberale Serghej Jushenkov è stato aggredito a pugni da due comunisti: il «miliardario rosso» Vladimir Semago e l'operaio Vassilij Shandybin. Anna Zafesova SalpLA FLOTTA La Marina militare russa è composta di quattro flotte: del Pacifico, con quartier generale a Vladivostok, del lattice, con quartier generale a Kaliningrad, del Nord, con quartier generale a Murmansk, e del Mar Nera, con quartier generale a Sebastopoli [Ucraina], e da una flottiglia, quella dal Cosala. Dispone in totale di più di 300 navi: 2 portaerei pesanti, 4 incrociatori nucleari, 4 incrociatori missilistici, 00 sottomarini nucleari, di cui SO dotati di missili strategici. La più petente flotta strategica ò quella dei Nord con 0 sottomarini lypheaa [i più grandi del mondo]. La Marina russa ha in dotazione 0000 testate nucleari, di cui 1750 sui sottomarini. 0 Incrociatori non ultimati per mancanza di fondi
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