Profughi in trappola nella valle della morte

Profughi in trappola nella valle della morte Profughi in trappola nella valle della morte Ifuggiaschi, accerchiati, sono sotto il fuoco dell'artiglieria PRISTINA. Senza casa, in fuga dalla follia della guerra. Inseguiti dalla ferocia della pulizia etnica. E ora accerchiati da brigate che hanno aperto il fuoco con armi pesanti. Teatro del dramma la valle di Paganisa: una lunga colonna di profughi sotto gli spietati attacchi di tre brigate, la 243, la 519 e la 15 dell'esercito serbo. «Le milizie jugoslave stanno bombardando un gran numero di sfollati albanesi-kosovari bloccati nella vallata», hanno annunciato i portavoce dell'Alleanza a Bruxelles. «Queste anime sventurate sono circondate da unità delle forze serbe e della polizia speciale - ha spiegato il britannico David Wilby -. Sono stati bombardati dall'artiglieria e dai carri armati serbi. Un'azione che è cominciata l'altro giorno e che è continuata anche ieri». Nella zona - a Sudovest di Pristina, tra Orahovac, Malisevo e Suva Reka - è stata segnalata anche la presenza di elementi dell'Esercito di Liberazione del Kosovo. Lo forze serbe hanno poi rotto le linee dell'Uck a Malisevo, a Sudest di Pristina, già teatro di una violenta repressione nell'ottobre scorso. «E' una città dove sono concentrati 50 mila profughi e sono in cor- so bombardamenti di artiglieria», ha detto Julia Taft, l'assistente del Segretario di Stato per la questione dei profughi. Il dramma avanza e porta con sè nuovi risvolti, carichi di orrore e di fantasmi del passato. Si parla di campi di concentramento, di vagoni piombati. Ieri un treno con i vagoni carichi di profughi di etnia-albanese, è giunto nelle prime ore in Macedonia da Pristina, secondo fonti della Croce rossa. Altri centinaia di kosovari, rastrellati l'altro giorno, si troverebbero ancora nello stadio del capoluogo. In meno di 24 ore oltre 17 mila profughi sono passati al posto di frontiera di Morini (Albania). In un'altra pagina di questo libro dell'orrore, il tentativo di distruggere 1'«identità albanese». Il portavoce della Nato, Ja¬ nni: Shea, ha denunciato che Belgrado sta «sistematicamente distruggendo» gli archivi civili kosovari: «Titoli di proprietà, certificati di matrimonio e di nascita, documenti finanziari - ha specificato Shea -. E' in atto una campagna di eliminazione dell'identità albanese. Uno scenario orwelliano per privare un popolo del suo passato. Questo mi ricorda il libro «1984» di George Orwell: pensavo fosse solo un romanzo, ma ora sembra avvenire nella realtà». Non ci sarebbero solo le Tigri di Arkan» - milizia paramilitare in prima linea nelle operazioni di pulizia etnica sia in Bosnia sia in Croazia - a terrorizzare la popolazione albanese del Kosovo. Altre milizie mettono a ferro e a fuoco i villaggi della pro¬ vincia: i «Frenkis», uomini armati di pistole e baionette, che prendono il nome dal loro leader Frenki Simatovic, secondo alcuni deceduto lo scorso anno sul fronte, secondo altri ancora in vita e a capo dei servizi di sicurezza della Repubblica federale di Jugoslavia. Negli ultimi giorni i «Frenkis» hanno costretto con la minaccia delle armi migliaia di albanesi a lasciare la zona di Pec portandosi appresso solo i vestiti che avevano addosso, hanno raccontato decine di profughi provenienti dalla regione. I «Frenkis», perlopiù ex detenuti, sarebbero circa duemila; stando ai racconti dei profughi provenienti da Pec, hanno separato molti degli uomini dal resto della popolazione albanese e li hanno portati nel centro sportivo di Karagac. Il loro obiettivo primario sembra essere quello di espellere tutti gli albanesi da questa cittadina di circa 100 mila abitanti situata appena 10 miglia in territorio kosovaro. Ma hanno agito anche in altre zone: a Kapesnyca, nel Nordest, i «Frenkis» sono andati in ogni casa, separato gli uomini in età da combattimento per portarli con sè, costretto il resto della famiglia a lasciare la zona e dirigersi verso il Montenegro. [e. st.] In Macedonia arriva un treno con i vagoni piombati carico di sfollati provenienti dal capoluogo I serbi distruggono documenti per cancellare ogni traccia

Persone citate: David Wilby, Frenki Simatovic, George Orwell, Julia Taft, Morini, Reka

Luoghi citati: Albania, Belgrado, Bruxelles, Croazia, Jugoslavia, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Suva