L'ultimatum di Cossutta di Antonella Rampino

L'ultimatum di Cossutta L'ultimatum di Cossutta «Treguaper Pasqua o ci ritiriamo» ROMA. Aggiungendo minaccia a minaccia, ieri Armando Cossutta ha lanciato l'ultimo attacco al governo D'Alema, avendo come obiettivo la fine dei bombardamenti Nato. Una giornata frenetica, per l'anziano presidente dei Comunisti italiani che aveva trionfalmente annunciato, al momento dell'ingresso al governo D'Alema, a Gennadi Zjuganov, «sai, abbiamo il ministro di Grazia e giustizia, quello degli Affari regionali, ma soprattutto il viceministro della guerra», intendendo indicare con ciò il sottosegretario alla Difesa Paolo Guerrini. Era stato Oliviero Diliberto ad uscire da Palazzo Chigi nelle prime ore della mattinata lanciando l'allarme. Dentro, alla riunione del Consiglio dei Ministri il Guardasigilli sospettato dal Foglio di collusioni con Botteghe Oscure (ampiamente smentite) aveva invitato il Consiglio a «diversificarci all'interno della Nato dall'intransigenza americana cercando, anche in accordo con Schroeder e Jospin, una tregua di Pasqua». Era stato lo stesso Cossutta, precipitatosi all'audizione dei ministri degli Esteri e della Difesa in Senato, a chiarire in quella sede «o D'Alema chiede una tregua all'Onu, e si spende per la pace, o noi lasciamo il governo». Un Cossutta teso, che in Aula ha anche perso la pazienza quando dai banchi sono giunte; frasi che ironizzavano, ma come, un comunista che chiede il rispetto della Santa Pascala... «C'è poco da scherzare, in una situazione tragica come questa», aveva risposto il presidente e capo indiscusso degli ultimi comunisti italiani, «siamo in guerra, e la Pasqua è sacra per moltissimi». Così intenzionato a percorrere tutte le vie possibili prima del gesto estremo, il ritiro della delegazione dei Comunisti italiani al governo, Cossutta ha ieri convocato l'ufficio di presidenza del proprio partito, e per sabato il comitato centrale. Passi che, da soli, basterebbero a far capire quanto concreta sia l'eventualità di una crisi di governo, se non proprio della maggioranza. Perché se è vero che D'Alema, a Diliberto e Ronchi che chiedevano che Palazzo Chigi tornasse a propone alla Nato una tregua da trascorrere riaprendo il tavolo di trattativa con Milosevic, aveva risposto con un «non CHE possiamo comportarci come fossimo la Grecia», si capisce che a Cossutta non resta che una via obbligata. Al come percorrerla è stata dedicata ieri pomeriggio la riunione dell'ufficio di presidenza. Preceduta da una lunga telefonata con il leader dei Verdi Luigi Manconi, approdata poi in un documento congiunto cui ha aderito anche la sinistra di Botteghe Oscure, la riunione è stata dedicata all'esame degli scenari possibili. Perche Oliviero Diliberto, ad esempio, e notoriamente fautore di un'ipotesi: ministri e sottosegretari danno le dimissioni, ma il partito resta nella maggioranza. Tutti d'accordo, nella classi! dirigente del pallilo: ma la base preme perché ci si liberi subito della contaminazione con la sinistra «guerrafondaia» al governo. La base; reduce dalla recente scissio ne con Rifondazione si sente anche contìnuamente sbeffeggiata da Bertinotti che tutti i giorni lancia proclami, «i veri comunisti in un governo che approva la guerra non ci possono stare». E per dirla con Nerio Nesi che cita Lenin, «un gruppo dirigente non può seguire i desideri della base, deve piuttosto guidarli, e dunque esserne l'avanguardia. Ma non troppo, sennò resta da solo». Addante con juicio, dunque, «si metterà tutto l'impegno per cercare di arrivare alla pace», per dirla con Marco Rizzo, prossimo segretario dei Comunisti italiani. Anch<! perché, a metà di quella riunione, il portavoce Gianni Montesano ha bussato alla porta, e timidamente ha mostrato un lancio d'agenzia con il quale la Nate giudicava «inumana» una sospensione dei bombardamenti per Pasqua. 11 gelo e immediatamente calalo nella sala Cossutta, Diliberto, Rizzo, Nesi e gli altri per un attimo si sono trasformati in statue di sale. Ripreso il senso di realtà, si e valutato che l'obiettivo di allargare il fronte del dissenso nella maggioranza, che D'Alema ha «scelleratamente» schierato dalla parte degli americani, «i quali lavorano ormai per l'indipendenza del Kosovo, intaccando l'autonomia che il compagno Tito aveva conferito alle varie regioni della Jugoslavia», è stato centrato. Ma proprio questo rischia di rivelarsi un boomerang: se anche i Verdi, oltre ai cossuttiani, ritireranno la propria delegazione al governo, D'Alema si ritroverebbe con 4 ministri in meno. Una situazione difficile da accettare. Come ha detto allo stesso Cossutta, via telefono. Clemente Mastella, alla fine i Comunisti italiani potrebbero rag, giungere un unico risultato: spin gere il governo su posizioni ancor più filo-Nato. Antonella Rampino Convocato per sabato il comitato centrale La base del partito sta premendo per «differenziarsi immediatamente dalla sinistra guerrafondaia»

Luoghi citati: Grecia, Jugoslavia, Kosovo, Roma