La Nato: da oggi azioni a tappeto di Francesco Manacorda

La Nato: da oggi azioni a tappeto Il generale Clark: dobbiamo convincere Milosevic a fermare le atrocità sui civili kosovari La Nato: da oggi azioni a tappeto «Nessuna tregua, non ci sono più obiettivi vietati» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ora i missili e gli aerei Nato puntano sul cuore politico di Belgrado. Il ministero della Difesa serbo e quello degli Interni potrebbero essere i primi obiettivi di una nuova ondata di attacchi che ieri pomeriggio al quartier generale della Nato era data per imminente. Attacchi chu potrebbero alzare molto il bilancio delle vittime, dato che i ministeri sono in zone densamente popolato e che la precisione di missili non ò mai garantita: proprio ieri sera la Nato ha ammesso che un suo missile è finito venerdì in Bulgaria, mentre il governo di Sofia sostiene che l'altro ieri ne è caduto un secondo. «Deve essere chiaro - spiega il portavoce dell'Alleanza, Jamie Shea - che nessuna struttura e nessuna unità usata per programmare, concepire, dirigere o eseguire la campagna in Kosovo potrà essere considerata sicura». Non ci saranno «santuari», adesso che il comandante supremo delle forze Nato in Europa, il generale Usa Wesley Clark, ha il potere di «estendere il raggio e la tempistica delle operazioni militari». Si colpirà anche a Pasqua perché, come dice Klaus Naumann, presidente del Comitato militare, sarebbe «profondamente inumano» permettere alla Serbia di andare avanti in Kosovo indisturbata. E lo stesso Clark spiega che ora l'obiettivo è far capire a Milosevic che dovrà pagare «un prezzo troppo alto» per la pulizia etnica in Kosovo. Più aerei in campo quindi: gli Usa stanno spedendo cinque bombardieri Bl e aerei per la guerra elettronica, il Canada sei caccia CF-18, la Gran Bretagna otto Tornado, la Francia sei Mirage. Non è ancora la «fase tre» - che prevede attacchi sulle forze di terra in qualsiasi zona della Jugoslavia e non più solo in Kosovo - ma certo è un'escalation della campagna condotta degli Alleati, tanto che a Bruxelles si parla ormai di «fase due e mezzo». Ed è anche un compromesso venuto fuori dal Consiglio atlantico, dove ogni giorno bisogna mettere d'accordo i diciannove Paesi dell'Alleanza. A spingere per il passaggio alla «fase tre», in pratica la guerra totale contro le forze armate serbe, erano in particolare gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, convinti che il martellamento su Milosevic debba essere totale. A opporsi soprattutto l'Italia e la Francia, secondo cui è meglio concentrare gli attachi in Kosovo per arrestare le operazioni contro i civili. Il risultato, come spiega il generale Clark, intervistato dall'Ansa e dalla Rai e che «espanderemo gli obiettivi e continueremo la nostra sistematica campagna aerea per persuadere Milosevic a fermare le atrocità contro i civili». L'obiettivo della Nato, ormai non è più quello dichiarato da Solana all'inizio degli attacchi, cioè il ritomo di Milosevic al tavolo delle trattative. Anzi, a questo punto, è in dubbio il fatto stesso che sia ancora possibile una trattativa e che in caso affermativo possa essere Milosevic a condurla. I,'attenzione, nelle ultime 48 ore si è spostata verso un altro scopo: fermare ad ogni costo l'espulsione dei kosovari fuori dalla loro regione e i massacri - ancora non confermati ufficialmente - di civili. La tensione tra gli occidentali su questo punto è sempre più alta: ieri il ministro della Difesa di Bonn, Rudolf Scharping, ha parlato di «attendibili notizie se¬ condo cui ci sono campi di concentramento» in Kosovo «come ci furono in Bosnia». Di fronte a quella che di fatto è la sua nuova missione, la campagna aerea condotta dalla Nato, come dice anche Clark, «non può fermare ie operazioni di pulizia etnica in Kosovo, ma può rallentarle e convincere l'uomo che le ha ordinate, Slobodan Milosevic, che il prezzo di una strategia del genere è troppo alto». Se, insomma, la nuova strategia dell'Alleanza riuscirà a martellare il cuore del sistema militare serbo, a Belgrado, fino a far cedere anche il corpo, che sta in Kosovo, si potrà parlare di successo. In caso contrario si apre la strada all'ipotesi che tutti, per il momento, respingono ufficialmente, ma che potrebbe diventare necessaria: quella dell'intervento di truppe di terra. Lo stesso Clark pur dichiarando che l'invio di truppe di terra «è una scelta fondamentalmente politicav che non spetta a lui, afferma anche che se la missione affidata alle truppe Nato fosse di arrestare la pulizia etnica gli attacclù aerei non basterebbero: «Se dovessi fermare ciò che sta accadendo avrei bisogno di capacita militari differenti dalle attuali». Mentre la macchina da guerra Nato continua a girare, da Bonn il ministro degli Esteri Joscka Fischer annuncia che l'Alleanza sta preparando una proposta di soluzione politica della guerra. Una notizia di cui e difficile trovare conferma a Bruxelles, ma che se dovesse concretizzarsi - come ha spiegato lo stesso Fischer - dovrebbe prima vedere il ritiro delle truppe serbe dal Kosovo. Francesco Manacorda Il comandante dell'Alleanza «Ma per bloccare la pulizia etnica i raid aerei non basterebbero» Bonn annuncia che si sta preparando una proposta di soluzione politica