Rugrats, nuovi eroi dei bambini di Gabriele Romagnoli

Rugrats, nuovi eroi dei bambini GLI EREDI DI LINUS I Rugrats, nuovi eroi dei bambini E NEW YORK adesso beccateveli voi. Saranno i bambini preferiti dei vostri bambini preferiti e li accompagneranno per mano nel Paese del Disincanto. Arrivano dall'America, hanno conquistato l'Europa e stanno per sbarcare in Italia a bordo di un film a cartoni animati. Sono i Rugrats, discendenti brutti, sporchi e cattivi dei Peanuts. Sono i figli che ci siamo meritati, soprattutto noi che non abbiamo avuto il coraggio, il tempo o la grazia per averne. Hanno ricevuto in eredità i cascami pratici del pensiero e della scienza occidentali: sedute psicanalitiche e telefoni cellulari, individualismo di massa e fax malfunzionanti. Quattro neonati (Tommy, Chuckie, Lil e Phil) per i quali «il mondo è la nostra graticola» e una bambina di tre anni (Angelica) così nevrotica, egocentrica e insensibile che non poteva non essere indicata come modello di comportamento da un'associazione femminile. Arrivano da generazioni di nonni alcolizzati e genitori stressati. Non li amano e non si amano. Non conoscono il gusto della bellezza delle cose e dei gesti, non si abbandonano alla dolcezza delle illusioni. C'era una volta l'utopista Linus, che passava la notte nel suo «orto sincero» ad aspettare invano l'apparizione del Grande Cocomero, cercando proseliti per una fede senza preghiere né prodigi. Gli urla dal teleschermo la piccola grande Angelica: «Non c'è la bottega di Babbo Natale, non ci sono le piccole simpatiche renne, non c'è neppure uno stupido, vecchio sterco». Non c'è niente: «Muti, bambini! L'esistenza è una trappola e gli innocenti ci ca • scano». Rimane solo l'antidoto che il piccolo Chuckie indica, quando Angelica ha lasciato la stanza: «Un bambino deve fare quel che deve fare», la vita come un imperativo kantiano, una linea di comunicazione che nessuna disillusione interrompe. Gabriele Romagnoli

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