QUANDO LE CANTAVANO CHIARE

QUANDO LE CANTAVANO CHIARE AL CONSERVATORIO QUANDO LE CANTAVANO CHIARE Ballate popolari e di protesta dall'800 a Cantacronache Martedì 30 marzo al Conservatorio «Giuseppe Verdi» di piazza Bodoni si svolge una giornata di studio sui «Canti di protesta del popolo italiano». Alle ore 11 Emilio Jona e Michele Straniero parlano de «Il canto sociale in Italia dalla fine dell'Ottocento a Cantacronache» e Alberto Lovatto introduce alla mostra su Canzoni e Resistenza. Alle 16 conferenza-concerto sui canti di protesta cui partecipano anche Fausto Amodei {nella foto). Carlo Pestelli, Amerigo Vigliermo e alcune voci del Coro Bajolese. Tel. 011/650.031.93. UN poco di anni fa io stesso avrei, di certo, stimato, quanto meno, ridicolo [o illusorio che tipi come noi tenessero un concerto nell'austero salone del Conseivatorio. La musica più eletta, l'elite di tutti i suoni avevano per tempio e per torre d'avorio cotesto fabbricato che lì, in Piazza Bodoni, svolgeva il ruolo nobile di Conservatorio. Nessuno dubbio sul fatto che scatenasse un [dramma eseguir su quel palco un altro repertorio differente da quello, di solito, in programma per concertisti e pubblico del Conservatorio: un repertorio classico di brani musicali comprensivo di studi, ballate, sinfonie, rondò, toccate e fughe, mottetti, madrigali, sonate, fogli d'album, corali e rapsodie. Beethoven, Mozart, Bach, Corelli, Geminiani, Mendelssohn, Schubert, Listz, Ravel (e Debussy... un lunghissimo elenco di geni sovraumani che, in mancanza di rime, devo interromper (qui. E poi gli esecutori: Accardo, Gazzelloni, Fischer, Nikita Magaloff, Casals, Dinu Lipatti... ricordo ancora quando suonò quel [Bach-Busoni, o quando il grande Horowitz al bis fece [Scarlatti! Ebbene, per un giorno, in quel salone austero si vuol cambiare musica, e si vuol dare mano a un certo repertorio basato per intero sui canti di protesta del popolo italiano. Non più prodigi armonici, cascate di [biscrome, arditi contrappunti di gran compositori ma melodie modeste di autori senza nome su testi di Bettini, Barbieri e Pietro Goti. Sono canti ribelli ed inni proletari che, in leghe bracciantili e circoli operai furon composti per lottar contro gli agrari, per opporsi ai padroni ed ai guerrafondai. Per conto mio Beethoven si trova più a suo [agio coi canti di protesta che noi vi canteremo che con le canzonette che, a guisa di contagio, si stanno diffondendo col business di Sanremo. Fausto Amodei

Luoghi citati: Italia, Sanremo