FIORELLA: A PROPOSITO DI VOCE..

FIORELLA: A PROPOSITO DI VOCE.. FIORELLA: A PROPOSITO DI VOCE.. «Tutto esaurito» per la Mannoia in concerto sabato 27 al Colosseo PRUDENTE nell'acuto, attenta a creare un'atmosfera di racconto, di ballata, poco incline al vocalizzo e all'abbandono melodico, la voce, tanto apprezzata e ammirata, di Fiorella Mannoia cala le carte migliori nel registro medio e grave, conquistando quella regione cupa che, governata dal diaframma e dalla gola di una donna, lascia intuire la dimensione androgina del canto, ragione non secondaria del suo fascino. Certi colori scuri, i consapevoli arrochimenti poi risolti nella vaghezza di un'emissione nasale, si distinguono nella canzone italiana contemporanea e svelano eredità già appartenute a Ornella Vanoni. Attenta a non trasformare la voce in uno strumento di affermazione e possesso, privilegia piuttosto il dubbio, come se una certa distanza restasse sempre tra lei e le vicende narrate, una perplessità che, se i testi fossero all'altezza e gli arrangiamenti meno corrivi, potrebbe ricordare altre icone femminili della canzone del Novecento, scovate al fondo delle cavo s parigine. Un evidente contrasto tra intenzioni e risultato si verifica in «Culo del mondo», dove l'esperimento di una dizione rubata-sincopata tenta di sfuggire alla gabbia ritmica di un testo pensato come un rap, ma stravolto da una volonterosa bossa-nova. Si perdona qualche compiacimento retorico - l'indugio sulle parole «stella sfortunata» in «Caterina e il coraggio» - perché è in quegli smarrimenti nelle zone più gravi del canto (evidenti in «Quello che le donne non dicono») che la sensualità controllata, talvolta dolente dell'interprete svela il tratto più personale, probabilmente il più apprezzato da chi si riconosce nelle sue incertezze. Lontana da un grido femminile che sfiorisce sulla bocca di cantanti dalla voce più esile e dal timbro meno caratteristico, meno corposo, Fiorella Mannoia sembra giunta a un bivio tra la maturazione di una personale sensibilità e la tolleranza verso effetti strumentali più poveri, in particolare nell'uso, spesso privo di ogni autonomia narrativa, di tastiere e percussioni. Per essere soddisfatta quella che lei definisce la «sete di vita che ti prende la mano», così ardente nel suo canto, c'è bisogno di liquori più robusti. Sandro Cappelletto Fiorella Mannoia sabato 27 marzo, ore 21, al Colosseo presenta dal vivo il nuovo album «Certe piccole voci». E" tutto esaurito. E' già stata fissata una replica per domenica 11 aprile, sempre al Colosseo, con biglietti in prevendita al botteghino in via Madama Cristina 71 (55,45 e 35 mila lire).

Persone citate: Fiorella Mannoia, Mannoia, Ornella Vanoni, Sandro Cappelletto, Voce