Tributo ai Blues Brother di Silvia Francia

Tributo ai Blues Brother Tributo ai Blues Brother OCCHIALI da sole, abiti rigorosamente in bianco e nero. Cravatta stretta, cappelli, pancia in bella evidenza. E un repertorio irriverente di versacci, sbruffonate e parolacce in lingua originale, puro accento di Chicago. Sono i tratti essenziali, quanto basta per riconoscere un mito. Anzi due. Che si parli dei Blues Brothers, anticipatori di un trash fortunato e di larga udienza, lo capirebbe anche un bambino. Certo, non ci riferiamo ai «fratellini» originali, cinematografici doc: il compianto oversize John Belushi - uno tra gli ultimi, autentici, trasgressori hollywoodiani - e Dan Aykroyd, che ancora percepisce copiosi diritti d'autore per quel film. A rievocare i Blues Brothers sulla scena sono, invece, Brad Henshaw e Mark Lawson: non fotocopie, né perfetti cloni dei «brothers» cinematografici. Lo spettacolo, che sarà in scena al Colosseo il 29 e 30 marzo alle 21 (biglietti a 30-50 mila lire, tel. 011/669.80.34), infatti, non si propone né come rievocazione del film né come vero e proprio musical. Piuttosto, come concerto blues, con frequenti richiami ai due popolari protagonisti cinematografici: nato nel 1991, prodotto da David Pugh e subito diventato un evento di risonanza internazionale, l'allestimento ha, tra l'altro, ricevuto la nomination per l'Olivier Award. Presentato al Whitehall Theatre (dove è stato in cartellone per molte settimane con gran consenso di pubblico e critica), lo spettacolo ha inaugurato nell'agosto '97 una lunga tournée, che l'ha portato a conoscere grandi successi in varie città europee. La messinscena, diretta da Simon Foster, poco si addice ai cinefili con il fermo immagine puntato sulla pellicola-cult che John Landis girò nell'80. La trama è blandamente rievocata. Resta, invece, immutata rispetto al film, la verve demenziale e irriverente dei due fratelli che, per evitare la chiusura dell'orfanotrofio dove sono cresciuti, decidono di recuperare il denaro necessaro rimettendo insieme la loro vecchia band e ricominciando a suonare il blues. E proprio il blues è l'ingrediente fondamentale di questo «tributo» al duo Belushi-Aykroyd. Si spazia tra brani celeberrimi e rievocazioni doc: veri e propri pezzi da antologia rubati a miti e celebrità della musica: da Aretha Franklin di «Think» a Sam & Dave di «Soul man». Altro must, «Girarne some lovin'» dello Spencer Davis Group, mentre in finale si ascolta «Everybody needs somebody to love». Silvia Francia al Colosseo

Persone citate: Aretha Franklin, Brad Henshaw, Dan Aykroyd, David Pugh, John Belushi, John Landis, Mark Lawson, Simon Foster, Spencer Davis Group

Luoghi citati: Chicago