Ma cos'è questo occitano?

Ma cos'è questo occitano? Ma cos'è questo occitano? Fu espressione della raffinata cultura trobadorica e alta Val Tànaro (se riteniamo il Brigaseli una parlata occitana), aree periferiche dell't (ccitania alpina orientale, in cui si sono conservate, talvolta, l'orme perdute in tutto il resto del Paese d'oc. La lingua occitana appartiene alla famiglia indeuropea, di cui fanno parte le lingue indiraniclie, elleniche, antiche anatoliclie, illiriche, baltiche, slave, germaniche, celtiche, italiche, I Armeno, ilTocari(c)o, l'Albanese, il Venetico, il Latino. Di quest'ultima lingua, l'Occitano e un'evoluzione, come il Francese, lo Spagnolo, il Portoghese, il Catalano, i dialetti padani gallo-romanzi e veneficoromanzi, il Romancio, il Ladino, il Friulano, l'Arpitano - detto anche Franco-provenzale - il Sardo, l'Italiano-sottentrionale (Toscano), centrale, meridionali! e estremo meridionale (che ho recentemente proposto di denominare Ausonico, considerandolo, peraltro, come gruppo autono¬ mo), il Rumeno e l'estinto Dalmatico. La lingua d'oc può dirsi nata dalla corruzione del Latino parlato dalle popolazioni celtizzate nel sud delle Gallie, frammisto ad elementi italici. Parlo di popolazioni celtizzate poiché, ad oriente i Liguri, ad occidente gl'iberi e i Vasconi furono indeuropoizzati da parte dei Colti, i quali, vinta la resistenza opposta dalla civiltà anùria, detta del bicchiere campaniforme, riuscirono, con buona probabilità posteriormente alla colonizzazione della Cisalpina e di alcune zone interne dell'Iboria, a occupare quella chi; da loro prese poi il nome di Gallia, introducendovi il primo apporto culturale indeuropeo. Se nel sud della Francia, come da noi, lo caratteristiche somatiche' descritteci dagli autori classici come peculiari dei popoli barbari non sono comunissimo, e perché queste erano proprie di un numero esiguo di appartenenti alle aristocrazie militari dominanti su una massa di genti di vario tipo. E' ormai risaputo che, quando si parla di Lndeuropeizzazione, si parla solo e sempre in termini linguistici e culturali e mai in termini razziali. La romanizzazione delle Gallie fu in buona parte «autogena» e di tipo soprattutto linguistico-culturale, pur se molti ex-legionari, soprattutto appartenenti a tribù italiche, ottennero terre nelle nuove provincie, e ivi si tabilirono. Con l'ultima grande migrazione indeuropea si ebbe una non massiccia né stabile germanizzazione del futuro territorio occitano ad opera principalmente dei Visigoti. L'Occitano, come qualsiasi altra lingua, è suddiviso in una moltitudine di parlari. Le lingue letterarie sono riconducibili ad alcuni dialetti principali, e in taluni casi ad alcune loro varianti .sottodialettali. F. Mistral, premio Nobel della letteratura nel 1904, autore dei celeberrimi «Mireio», «Calendaou», «Pouèmo dòn Rose» e del ricchissimo vocabolario intitolato «Tresor dòu Felibrige», scrisse in provenzale rodanese. F. Gag, autore teatrale di Nizza, scrisse molte sue pècas in provenzale nizzardo. Il poèta cinquecentesco Pèir de Garròs, scrisse in guascone bearnese, che, assieme a quello del Coseran, rappresenta il sottodialetto più tipico, bello e ostico dei Pirenei. Il dialetto che ho recentemente proposto di chiamare «occitano alpino orientale» (Occitan alpenc orientai) e i suoi vari sottodialetti parlati nelle valli del Cuneese e del Torinese, fanne parte dell'Occitano settentrionale, insieme ai dialetti e ai sottodialetti del Limosino, dell'Alvernia e di quell'area che dall' Alvernia prende il Vivarese, gran parte del Delfinato e delle aree alpine della Provenza in cui si parlano quei sottodialetti che sarebbe opportuno designare come alpini occidentali, considerando i tratti che li distinguono da quelli delle nostre valli. Servendoci della grafia fonematica proposta dal professor A. Genre, che, pur se assolutamente imperfetta, è di facile utilizzo, non facendo uso di caratteri particolari, possiamo concludere questa succinta panoramica introduttiva , vedendo qualche semplice fatto più in dettaglio. Le forme riportate in detta grafia sono tra parentesi quadre. Il sottogruppo occitano settentrionale presenta le velari latine «g(al» e «k(a)>> palatalizzate, ovvero, aventi preso il suono dolce di «g» Ule «c» [CHI, di fronte alle vocali «e» (Eie «i» |I]in Italiano, contrariamente ai dialetti meridionali-Guascone, Linguadòcico e Provenzale propriamente detto, e ai dialetti padani come il Ligure e il Piemontese, che le hanno conservate intatte. In molti sottodialetti occitani settentrionali e alpini, successivamente, le palatali sono divenute delle affricate, ossia hanno preso il suono te volli Decitone del flemme della «z» sorda [TS1- quella dell'italiano «zucchero» pronunciato correttamente - quando evoluzione di [CH], e di «z» sonoro [DZl- quella dell'italiano «zona» quando evoluzione di [J). Avremo, dunque, zone in cui [CHAT] passa a [TSAT]e [JAL)a [DZAL), ed altre ancora in cui le velari pan-occitane, dopo il passaggio ad affricate delle palatali, divengono palatali. Un modo empirico, ma abbastanza efficace, ad uso delle genti di lingua gallo-romanza, per pronunciare correttamente la «z» sorda o sonora, è quello di considerare se nella loro parlata l'eventuale corrispondente al termine italiano inizia con una sibilante sorda (Slo con una sonora [Zi. Es.: it. [TSÙKKERO]: piem. [SUKER] = it. [DZÒNA1: piem. [ZÒNA). C'è di che divertirsi, o di che uscire pazzi, a seconda dei punti di vista! Luca Quaglia Nella foro grande un momento spettacolare della Baio di Sampeyre in Val Varaita, tradizionale festa d'inverno che si tiene ogni cinque anni e che tra l'altro, nonostante i costumi napoleonici, ricorda la cacciata degli invasori saraceni di mille anni fa (Foto La Boutieo, Rore di Sampeyre) Nella cartina sono evidenziate le valli piemontesi dove è ancora abbastanza vivo l'uso quotidiano del provenzale I N lingua d'oc si espressi; una raffinala civiltà cortese tra l'undecimo e il tredicesimo secolo, in (niello che divenne, poi, il sud della Francia. Tale civiltà è detta «trobadorica», ossia «dei trovatori», personaggi che possiamo paragonare ai nostri cantautori, poiché, sebbene fossero più attenti di questi alla perfezione formale dei testi, componevano versi e musica. La lingua occitana, seppur ridotta a rango di parlata naturale di registro umile, non è svanita ne! nulla con la fine dell'età trobadorica, ma in questi ultimi anni i dialetti occitani sono in gran ripresa, e tanto, da essere parlati in convegni e incontri di gran prestigio. «Paréis que la Lenga Nostra renasca a novela vida», verrebbe da dire, riportata agli antichi splendori! E cioè ben vero: docenti universitari d'ogni nazione, perfino del Giappone, ormai, comunicano direttamente in (lecitami durante gl'incontri di studio! Ma che cos'è questo < Jecitano? che cos'è questa lingua d'oc o Provenzale? che cos'è questa lingua dei trovatori che abbiamo detto parlarsi in circa quindici vallate del Piemonte? L'Occitano e, innanzitutto, una lingua neolatina del sottogruppo gallo-romanzo, parlata, oltre che in tutto il Midi della Francia, anche in alta Val di Susa, Val Chisone, Val Germanasca - valli in cui le patiate presentano i fenomeni tipici dei dialetti estremo settentrionali del nord-occitano - Val Pellico, Valle Po, Val Varaita, Val Maira, Val Grana - che possiamo definire anche Linguisticamente come centrali, nell'insieme alpino orientale, Valli! St.vira di Demonte, Val Gesso, entrambe di tipo centro-meridionale, nell'insieme alpino orientale -, Val Vermenagna - di tipo meridionale, nell'insieme alpino orientale - e nelle valli Pésio (ora fortemente piemontesizzata), Ellero, Corsaglia, LA LEZIONE: LA LINGUA D'OC Una lingua neolatina del sottogruppo gallo-romanzo, appartenente alla numerosa famiglia delle lingue indoeuropee