Geologi tra scienza e sociologia di Mario Tozzi

Geologi tra scienza e sociologia ansimante dalle viscere di un vulcano per incamminarsi sulle montagne o scendere di nuovo nelle grotte guidato solo dalla bussola. E non è solo lo scienziato moderno che ha cambiato i connotati al modello della Terra, rivoluzionato dalle fondamenta rispetto a quando la si riteneva una sfera priva di dinamiche interne (la Terra funziona come un'immensa macchina che produce calore fratturando la crosta esterna in una ventina di rigidi zatteroni che interagendo producono terremoti e eruzioni vulcaniche). Né il geologo non è solo il pensatore che ha obbligato fisici e filosofi a fare i conti con una prospettiva di tempo fondamentalmente differente rispetto al passato. La geologia ha acquisito i connotati di una scienza sociale, che deve districarsi anche tra gli ordinamenti sociali e le anime, oltre che fra le opere OGNI anno centinai;) di eventi naturali dalle conseguenze catastrofiche (l'espressione «calamita naturali» lascia intravedere una volontà malefica elio la natura non ha) producono, in tutto il mondo, danni per centinaia di miliardi di dollari, sconvolgono le economie e i sistemi politici dei Paesi piii poveri, uccidono, lasciano il segno nelle coscienze degli uomini. L'instabilità naturale del pianeta Terra - in realtà solo il passaggio fra diversi stati di equilibrio - sta diventando il discrimine ambientale del nuovo millennio; da una parto il Nord del mondo, che reagisce in modo positivo agli eventi e riesce in qualche modo a provenirne efficacemente gli effetti, dall'altra il Sud, sempre più sull'orlo della rovina fisica del territorio o morale delle popolazioni. Terremoti come quello dol Guate¬ mala (1976) o di Citta del Messico ( 1985) sono stati ribattezzati «terremoti dei poveri» e allargano quelli che un tempo si sarebbero chiamali divari di classe. Aree vicine alle grandi zone metropolitane della Terra, un tempo scartate perché poco sicure o malsane, diventano improvvisamente appetibili per i milioni di diseredati che cercano di sopravvivere ai limiti delle città e si accalcano attorno a vecchie paludi, sotto possibili frane o in prossimità dei percorsi delle acque alluvionali o delle colate di fango. Così si inurbano (spesso abusivamente) zone pericolose o si crea addirittura il rischio ambientale (c'è rischio solo se c'e la presenza malaccorta dell'uomo), come insegna molto bone anche l'esperienza drammatica di Sarno. In questo quadro il geologo non è più l'esploratore un po' fuori moda che osco Geologi tra scienza e sociologia Utfigura professionale dello studioso dello lena negliultimidecènni'siè profondamente tntsforinaia e oggi potrebbeforniiv ris/)osie indispensabili pi >r migliorare la sicurezza e là qualità delia vita di intere papi dazioni NUOVO RUOLO dell'uomo. Ciò non deriva solo dallo stato deprecabile dol territorio e dalla necessità di preservare meglio le aree antropizzate, è anche una necessità di carattere culturale. Fra le categorie dei cosiddetti tecnici, i geologi sono i più legati alla storia: leggere le pagine di antichi documenti per ricostruire il disegno della mente degli uomini non è poi tanto diverso dall'interpretare le rocce, i fossili e gli altri segni della Terra por rimettere insieme le pagine del racconto del piane¬ ta. Il geologo esercita quella memoria collettiva della Terra di cui gli altri uomini sembrano aver perduto le tracce in un confronto con lo loro limitate memorie parziali. Non scordiamo che, se per un uomo un giorno dell'anno solare è fatto di 24 oro, un giorno, nell'anno a cui si può paragonare l'esistenza della Terra dalla sua nascita ad oggi vale oltre 12 milioni di anni e ogni secondo è pari a 140 anni. Di più: ci sono geologi che, studiano certe strutture del pianeta, arri¬ vando a sostenere che la loro evoluzione avrebbe potuto influenzare addirittura gli eventi della storia dell'uomo, come Carlo Forese Wezel nel suo libro // respiro della Terra (Edizioni Piemme, 1998). Questo tipo di geologo - vicino al misticismo di William Blake, eretico in una scienza che lo è per nascita - arriva a presupporre che eventi come l'origine della scrittura possano esser posti in una qualche relazione con la massima altezza del livello del maro, raggiunta circa 3500 anni fa. Al di là del merito, si tratta comunque di importanti tentativi di uscire fuori dalla sapienza non olistica e di lavorare alla costruzione di un umanesimo scientifico in cui cultura dell'uomo e della natura si riconnettano definitivamente. Mario Tozzi Università di Roma La terribile frana di Quindici, con le sue vittime e i suoi danni. ancora una volta ha dimostrato quanto potrebbe essere importante la funzione del geologo nell'orientare le scelte che riguardano l'uso del territorio

Persone citate: Carlo Forese Wezel, William Blake

Luoghi citati: Messico, Roma