PER I FRANCESI IL NOSTRO NOVECENTO VALE SEI di Ferdinando Camon
PER I FRANCESI IL NOSTRO NOVECENTO VALE SEI Parliamone PER I FRANCESI IL NOSTRO NOVECENTO VALE SEI ORMAI ci siamo: da adesso fino alla fine dell'anno, e ancor più del prossimo anno, saremo inondati di elen 1 chi dei maggiori libri del secolo, quelli da leggere e rileggere fino alla morto. L'Italia farà i suoi elenchi, l'Europa idem, l'Occidente pure. Martedì scorso ha cominciato la Francia: «Le Monde» ha sfornato il suo repertorio dei duecento libri fondamentali del secolo. Sono duecento, dice, ma basta che il lettore ne abbia letti cento, se no deve affrettarsi a colmare le lacune. Tra i duecento, pochi gli italiani, questi: Buzzati, 71 deserto dei tartari; Calvino, Il barone rampante; Primo Levi, Se questo è \ un uomo; Moravia, II disprezzo; Pavese, La bella estate; Eco, Il nome della rosa; Pirandello, Sei personaggi in cerca d'autore; Svevo, La coscienza di Zeno. Chi mi sta leggendo dirà: adesso parte la solita lista alternativa, non questo autore ma quest'altro. Nient'affatto: qualunque lista urterebbe contro i veri pericoli di tutte queste liste: sono in contraddizione con le culture straniere; sono in contraddizione con la propria cultura; bruciano i titoli che includono; rilanciano i titoli che non includono; vengono smentite dal futuro. Qui c'è Levi. Ma i francesi non l'avevano rifiutato fino alla morte? Cos'era, incomprensione di un'autore, o incomprensione del secolo? Sciascia. Come mai in Francia è sempre stato tra i più letti, e i più stimali, e poi non lo mettono tra quelli da conservare? Eco. Pochi mesi fa, a cena, uno dei massimi editori parigmi «si vantava» di averlo rifiutato. Queste liste producono sul lettore lo stesso effetto che i libri obbligatori producono sullo studente. Per esempio, I promessi sposi. Se uno può si guarda bene dal leggerli. Preferisce andare alla scoperta di autori suoi. Tanti studenti hanno scoperto cosi Svevo, che ora'è qui dentro, ma che nelle scuole italiane veniva bellamente saltato, perché si fermavano a D'Annunzio. Calvino. Quando Calvino morì, i francesi furono feroci. Ricordo un titolo: «Gli italiani son convinti che fosse un grande scrittore». Adesso, lo fan grande loro. E poi (e soprattutto), cosa vuol dire la sequenza Pirandello-Svevo-Buzzati-Calvino-Levi-Moravia-PaveseEco? Sono pali conficcati in una palude: impossibile attraversare la palude saltando da un palo all'altro. Sono lontani e sistemati in direzioni opposte. Se volevano essere un sentiero, per portare in salvo il lettore nel nuovo millennio, invece lo annegano. 11 lettore che segua questa lista non è né un francese che conosca l'Italia né un europeo che conosca l'Europa. Pare quasi che l'Italia non abbia avuto Resistenza, né prima guerra, né seconda guerra, né campagna, né mafia, né comunismo, e non abbia avuto importante letteratura su ciascuno di questi mondi. Quando Svevo moriva, nessuno lo leggeva. Idem Verga. Si credeva che laletteratura da leggere fosse ben altra. E' scattato allora un principio (scatta sempre, ad ogni svolta) che viene enunciato cosi: ogni nuova opera che si scrive cambia il senso delle opere precedenti. E un po' alla volta le sostituisce. Non si vede perché iJ passaggio 1999-2000 dovrebbe fare eccezione. Le liste fan tornare indietro. Purtroppo, il tempo va avanti. Ferdinando Camon
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