Il Tesoro non andrà all'assemblea di Roberto Ippolito
Il Tesoro non andrà all'assemblea Il Tesoro non andrà all'assemblea Il Tesoro non andrà all'assemblea ROMA. Più che neutrale: assente 11 ministero del Tesoro non parteciperà all'assemblea della Telecom Italia, convocata a Torino tra il 9 e l'I 1 aprile. Ritiene cosi di evitare di influirò nella guerra per il controllo del gruppo di telecomunicazioni: non si pronuncerà sulle contromosse adottate dall'amministratore delegato Franco Bernabè por ostacolate l'offerta pubblica di acquisto promossa dall'Olivetti di Roberto Colaninno, E dichiara di voler liberarsi al più presto delle azioni rimaste in suo possesso, pari al 3,4%. La conferma della Linea della neutralità con la decisione di non partecipa re all'assemblea è scaturita da un vortice interininisteriale, bit posizione del go¬ verno e stata messa a punto ieri pomeriggio in una riunione durata due; ore a Palazzo Chigi e presieduta dallo stesso presidente del Consiglio Massimo D'Alemo, con il vice Sergio Mnttarella, il sottosegretario Franco Bassanini e i ministri Carlo Azeglio Ciampi (Tesoro), Pierluigi Bersani (Industria), Salvatore Cardinale (Comunicazioni), Vincenzo Visco (Finanze) e Giuliano Amato (Riforme istituzionali). Le scelte definite ieri sono quindi rappresentativi! al mas situo livello del governo, anche se voci non controllabili parlano di due ministri non totalmente in sintoniu. Secondo quanto recita un comunicato, il governo si è attenuto al princi¬ pio doll'tiassoluta neutralità», giii affermato da D'Aloma. Tuttavia la perfetta neutralità è impossibile: avendo delle azioni in ninno, il governo in un modo o nell'altro può favorire uno dei contendenti anche in modo involontario o, perfino, anche se vende. Il Tesoro ci tiene comunque a far presente di ossero rimasto titolare di un pacchetto di azioni solo por circostanze particolari: la «mancata sottoscrizione di alcuno quoto del capitulo da parte dogli aventi diritto» (1*At&t e l'Unisource non diventati alleati della Telecom più le azioni rimaste dopo la consegna di quelle date in premio ai soci fedeli) et non «la scelta di continuati' ii mantenere una presen¬ za dello Stato». Quindi il Tesoro non si farà vedere all'assemblea. E lo farà comunque, anche se non è certo che prima del suo svolgimento Ciampi faccia in tempo a vendere il 3,4%. E' fuor di dubbio che il ministro (come il governo) voglia liberarsi rapidamente di questo pacchetto per non ossero imbarazzato: l'assenza all'assemblea di un socio con una quota cosi significativa pesa sul quorum necessario per le delibere. E quindi non fu piacere a Bernabò. Ma il Tesoro avrebbe potuto partecipare all'assemblea tranquillamente e votare le proposte di Bernabò? L'importante a questo punto ò vendere. Il comunicato diffuso ieri puntualizza che il vortice interministeriale «ha confermato la determinazione di procedere al più presto, compatibilmente con le valutazioni sullo stato del mercato che verranno fornite dagli advisor» (i consulenti dell'operazione). Non viene precisato però né come si vende né chi può comprare. Anche per queste scelte, la neutralità è praticamente impossibile. Il metodo di vendila ò fondamentale. Ci sarà una gara al miglior offerente? Sarà privilegiato chi ha già investito nella Telecom? Luigi Arcuti, presidente di San Paolo-Imi, ha fatto sapere lunedi 22 che il nucleo stabile (la pattuglia di soci che determina lo gestione) rivendica il diritto di acquistare le azioni. Sareb¬ be cosi privilegiata quella stabilità della guida della società prevista espressamente al momento della privatizzazione. Ma ò evidente che la stabilità non può essere gradita a Colaninno che sta tentando di scalare la Telecom. La destinazione del pacchetto del 3,4% può quindi condizionare gli equilibri in vista dell'Opa. Ma il Tesoro deve comunque vendere anche per un altro motivo: non potrebbe aderire all'offerta pubblica di acquisto dcll'Olivetti perché per legge non può cedere le azioni in suo possesso in cambio di titoli di altre società, titoli che Colaninno offre insieme ai contanti. Roberto Ippolito
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