Un rogo che ci costerà 70 mila miliardi di Mario Deaglio

Un rogo che ci costerà 70 mila miliardi La tragedia del Traforo sta mettendo a rischio un sesto di tutte le esportazioni italiane di merci Un rogo che ci costerà 70 mila miliardi CON il terrificante incendio del Traforo del Monte Bianco, un Paese ricco e avanzato come l'Italia è stato colpito in uno dei punti fisici più vulnerabili della sua struttura economica. Già prima di questo triste episodio, l'Italia rischiava di soffocare lentamente nel traffico delle proprie merci, costrette a muoversi in prevalenza su strada, data l'insufficienza della rete ferroviaria. Rischia ora di essere addirittura strangolata con la chiusura prevista da sei mesi a un anno. E l'Europa torna a diventare più lontana. Per comprendere la portata di questo episodio, occorre ricordare che l'Italia era unita fisicamente al resto dell'Unione Europea essenzialmente attraverso due soli valichi, in grado di reggere il peso di grandi quantità di traffico: il Brennero, i cui passaggi, però, non devono superare un «tetto» concordato con l'Austria, e, appunto, il Monte Bianco. Attraverso il Traforo del Monte Bianco sono passati nel 1998 oltre 750 mila veicoli commerciali, in grande maggioranza Tir di notevoli dimensioni. Un calcolo sommario e molto prudente induce a credere che il valore delle esportazioni trasportate da questi mezzi debba essere stato pari ad almeno 60-70 mila miliardi, ossia un sesto di tutte le esportazioni italiane di merci (ma probabilmente il valore è ancora più alto). Il lavoro necessario per produrre queste merci corrisponde all'attività di almeno mezzo milione di lavoratori a tempo pieno. Le dimensioni del traffico di importazione sono all'incirca equivalenti. Tutta questa produzione transitava, ora dopo ora e giorno dopo giorno, attraverso questa grande, ma invecchiata, opera di ingegneria. Trova ora maggiore difficoltà a raggiungere i mercati di destinazione, una difficoltà che si traduce in maggior tempo, e quindi maggiori costi, oltre allo svantaggio rispetto ai concorrenti rappresentato dal ritardo nelle consegne. Ritardi e maggiori costi fanno sì che non necessariamente tutta questa produzione troverà ancora compratori in un'Europa dalla congiuntura fiacca e dalla concorrenza accanita. A un simile danno occorre aggiungere i guai provocati al turismo: oltre a quelli, gravissimi, per la Val d'Aosta, occorre considerare quelli dell'intero Paese. Un altro calcolo sommario induce a stimare in circa due milioni i turisti entrati in Italia nel 1998 attraverso il valico (mezzo milione a bordo dei circa 15 mila pullman in entrata e gli altri su circa 600 mila auto) che dovrebbero rappresentare all'incirca il 5-6% delle intero presenze turistiche italiane. Verranno ancora questi turisti in Italia se il viaggio si allunga e diventa più scomodo? Per i turisti, in ogni caso, lo alternative non mancano, mentre i grondi mezzi di trasporto pesante sono presi in gabbia perché la Svizzera vieta loro il passaggio. Occorre quindi, che, con estrema urgenza, il governo italiano chieda a quello elvetico - che ha recentemente l'innato con l'Unione Europea un accordo per una moderata liberalizzazione del traffico - il pennesso al transito di un numero consistenti! di Tir attraverso il valico del Gran San Bernardo per tutta la durata dell'emergenza-Monte Bianco Se unche la questione si potrà in qualche modo rattoppare, ciò non sarà senza danni economici, soprattutto se, una volta riaperto, il Traforo sarà riservato alle sole auto, come si chiede da molte parti, o il passaggio dei mezzi pesanti subirà limitazioni. L'incendio del Traforo pone quindi termine, in ogni caso, all'era del «trasporto facile», senza precauzioni e con illimitata fiducia nella buona stella dei camionisti Pone anche in luce l'estrema precarietà italiana: una parti consistente del Paese può soffrire danni gr-ci, a tolse permanenti, per un Tir che prende fuoco. Ciò deriva dalla difficoltà dell'Italia a darsi una qualsiasi politica dei trasporti. Sono 1S inni che da parte francese si invita l'Italia a costruire un secondo traforo mentre il progetto ..It.. capacità per i trasporti ferroviari, soprattutto per il tratto Torino-Lione, che potrebbe stabilmente alleviare la pressione sulle strado, incontra opposizioni durissime. E così tutto si rinvia e non si decide mai e questo «non decisionismo» italiano e un modo per scherzare con il futuro dell'economia e del benessere: passano i mesi e gli anni i progetti si accavallano, le commissioni si susseguono alle commissioni e i trafori non si costruiscono, le ferrovie sono in ritardo, le nuove autostrade esistono solo sulla carta, il Paese, intanto, soffoca sotto il peso di esportazioni che rischia di non riuscire a mandare all'estero e di decisioni che non riesce a prendere. Mario Deaglio Colpito uno dei punti più vulnerabili della struttura economica Adesso il nostro Paese rischia di essere strangolato mentre manca una seria politica dei trasporti Il Traforo del Monte Bianco prima della tragedia