«Abbiamo consegnato i nastri in bianco»

«Abbiamo consegnato i nastri in bianco» Strage del tunnel: «Il meccanismo automatico per qualche motivo non ha funzionato» «Abbiamo consegnato i nastri in bianco» "rancesi chiariscono il mistero LEYTRON (VALLESE) DAL NOSTRO INVIATO Dalla pace di una cascina rosa in mezzo al mare di vigneti di Leytron, in Svizzera, parte l'appello ai governi francese, italiano e svizzero: «Risolvete il problema traffico su merci. Fate in modo che il trasporto sia misto, anche su rotaia, non soltanto su gomma. Il territorio alpino è troppo vulnerabile». Il riferimento è alla sciagura del traforo del Monte Bianco e la richiesta è dell'«Espace Moni Mane», l'organismo di tutela e di «sviluppo compatibile» voluto dai tre Paesi. L'appello è stato proposto dal sindaco di Chamonix Michel Charlet che lunedì, alla presenza del primo ministro Lioncl Jospin, aveva detto senza mezzi termini: «Basta con i Tir. Non devono più passare sotto il Bianco, non ne possiamo più». Sindaco, ha cambiato idea? «No, nient'affatto. E' che nell'Espaco Mont-Blanc non rappresento soltanto Chamonix, ma i Comuni del territorio. Tutto qui. Ripeto che dei Tir non voglio più neppur sentir parlare. E non è soltanto una questione di traforo. In otto anni, nel tratto di strada tra Fayet e il tunnel, abbiamo avuto 170 incidenti. Adesso il rogo. Basta». Un rogo che si poteva evitare? La magistratura francese sta indagando, con discrezione, concedendo poco alle mille domande dei cronisti. Due i magistrati, entrambi di Bonneville, il procuratore Bruno Charve e il giudice istruttore Frane Jacques Gueston che ò stalo sul luogo dell'incendio passando inosservato. Forse è per questo che Charve, che gli ha affidato il dossier, lo chiama «l'homme dans l'ombre». Saranno loro a dover chiarire il mistero dei nastri della televisione a circuito chiuso all'interno del traforo. Un sistema collegato a registratori, messi in funzione da una qualsiasi anomalia nella galleria. Mercoledì 24 l'automatismo della registrazione avrebbe dovuto inserirsi. Ma dei due nastri consegnati alla magistratura soltanto quello italiano ha immagini. «E' vero, il nostro è buio», ammette il presidente della società di gestione francese Rhémy Chardon. Perché? «E' evidente, il meccanismo automatico per qualche motivo non ha funzionato». Il procuratore Charve si limita a ripetere: «Qualcosa non va in quella cassetta». E dalla direzione del traforo, versante francese, commentano: «Sarà l'inchiesta a rivelare quanto accaduto. Per noi la registrazione non si è inserita. Questo è accaduto. Per fortuna il sistema è doppio, cioè le 41 telecamere nostre sono identiche a quelle italiane e tutte, in un senso o nell'altro, sono in grado di registrare l'interno tragitto della galleria. Quella italiana ha registrato l'incendio. Bene». Come sugli aerei, dicono ancora al traforo, ogni sicurezza è raddoppiata «per evitare guasti, inconvenienti di qualsiasi genere». Un impiegato della sala comandi ha tuttavia visto m diretta su uno dei 7 schermi l'incendio. E' lui il testimone che è stato sentito dalla polizia francese. Che cosa ha visto? «Il rogo», risponde l'addetta alle pubbliche relazioni della società francese. Ha visto il fumo? «Sì, certo, anche il fumo prima dell'incendio». Ma quanto prima? «Credo un chilometro, non di più». Questo è il punto centrale dell'inchiesta. Quando il camion del belga Gilbert Degraves ha cornininciato a prendere fuoco? La scia di fumo c'era già nei primi 600 metri di galleria come testimonierebbe la cassetta registrata dalle telecamere del versante italiano? Da parte francese si ripete: «Un chilometro prima dell'incendio». Ciò significa che il «Volvo» di Degraves ha cominciato ad aver problemi alla turbina 5 chilometri dopo l'ingresso francese. E questo avrebbe visto l'impiegato. Una testimonianza che se fosse avvalorata dalle immagini del nastro italiano ridurrebbe i dubbi sulle responsabilità per un intervento di soccorso tardivo. La video-cassetta italiana diventa buia dopo che il fumo attorno al camion di Degraves si trasforma in fiamme. L'incendio ha distrutto 11 telecamere. Ieri a Leytron, i rappresentanti dell'«Espace Mont-Blanc» hanno bocciato la richiesta degli ambientalisti di bloccare per sempre il traffico pesante sotto il tunnel. Il problema del traffico ora diventa un problema europeo. René Schwery, capo del servizio territorio del Cantone Vallese, e vice presidente dell'«Espace» dice: «L'Europa sta per chiedere al nostro governo federale di trasferire parte del traffico dei Tir sotto il Gran San Bernardo che oggi ha un transito di appena 150 camion il giorno contro i 2000 del Bianco». Enrico Martinet Il magistrato: qualcosa non va in quella cassetta, continueremo le indagini Il sindaco di Chamonix: «Basta con i Tir non devono più passare sotto il Bianco» L'omaggio della polizia francese alla lapide che commemora le vittime del Bianco. A destra, si sgombera un veicolo danneggiato dei vigili del fuoco «te, * 1 hqmmage aux victimcs la catastrophc 1neldumont-bl. c 14, Mars 1999 ■* c m *

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