Fréjus, in galleria transita la paura

Fréjus, in galleria transita la paura Raddoppia il traffico nell'unico traforo rimasto tra Italia e Francia. I gestori: sicurezza garantita Fréjus, in galleria transita la paura / camionisti: tiriamo al massimo e preghiamo BARDONECCHIA DAL NOSTRO INVIATO Sbuffa, il nastro lento di bisonti della strada. S'imbuca a passo d'uomo nei tredici chilometri di galleria a carreggiata unica, sotto la montagne che porta in Francia. La carovana di cibanti a tre assi carichi di quintali e appena ripartita, dopo un piccolo incidente sul versante francese che ha bloccato i bisonti per un'ora. Dopo la tragedia del Bianco, al traforo del Frejus il traffico è raddoppiato di botto: basta poco, perchè si formino delle code. Sul piazzale a monte tli Bardonocchio, mentre s'alzano e s'abbassano le barriere d'accesso al traforo, i camionisti raccontano la paura dell'inferno che sale loro dentro, adesso, finche dura la galleria. Molti, quelle immagini di morte del Bianco non le; hanno viste soltanto in tivù. Passano il confine tutti i giorni, sannu com'era fatto quel tunnel metro a metro. Uno l'ha scampata per mezz'ora, l'altro è stato bloccato poco dopo sulla strada. Di vista o per cb, si conoscono in tanti Parla no dei disagi, dei ritardi, delle code. Dell'angoscia delle mogli, di quella voglia di «tirare*, di «andare al massimo, sotto il tunnel, tinche esci fuori, e respiri, e sai che almeno non farai la l'ine del topo». Duecento metri a destra ci sono gli uffici del «T4», il traforo, e dolT'A32, la Torino-Bardonecchia. Ce il direttore Ui;o lallasse che mostra i dieci monitor accesi ciurlili e notte sulla pancia della galleria, e spiega le misure di sicurezza «migliori d'Europa», la cisterna d acqua da 500 metri cubi che sovrasta il tunnel, ie nicchie per l'Sos «Ogni 260 metri», le prese d'acqua «ogni 70», i «rifugi pressurizzati ogni 1500», le «squadre d'emergenza pronte a intervenire, con un presidio di IR uomini sul fronte italiano, di 12 su quello francese». 1 camionisti, i monitor non li vedono. Ci; Ottavio Bertero, 47 anni, di Bra, che scende dal incarico di maglieria per dire chi; «le gallerie sono trappole, è sempre stato cosi, noi lo sappiamo, chi è dentro non ha vie di scampo, non scappa. Io sono sulla strada da 26 anni, ho macinato più chilometri di una carrozza delle ferrovie, e quanti ne ho visti, di idranti che non funzionano, di colonnine dell'Sos rotte. Oliando m'è scoppiata una mota me la sono cavata da solo, col mio idrante, se aspettavo aiuto ero morto». Delle code, del traffico più lento, fjli importa poco. Preferisce parlare di paura: «Noi passiamo forte, sperando di arrivare in fondu. Qui sul Frejus sarà anche tutto più sicuro, io non lo so. So che 1 Europa è piena di gallerie, l'Autofiori chissà quante ne ha, paghiamo pedaggi salati, 400 mila lire per questi tredici chilometri, e poi se c'è un incidente, e succede in "alleriu, l'unica cosa è pregare, e basta». I camionisti in canottiera o con le camicie a quadri raccontano i loro vin^i da soli, la notte, pensando «a quei cinquanta morti bruciati, lo sa (pianti sono cinquanta, lo sa che ci potevo essere io o mio fratello. Lo sa cosa vuol dire una bestia che pesa 420 (puntali, quanti! centinaia di metri servono a fermarlo, cosa vuol dire sentirlo andar via, vedere un ostacolo davanti e non controllarlo più, e tutti ci chiediamo se a morire bruciati in galleria si fa almeno in fretta, o se è un'agonia». C'è Giliberto Forneris, che va a caricare champagne a Epernay, che dice «siamo sempre fermi, per passare in Francia mi ci vuole un'ora più di prima», e ci sono Antonio e Mauro Vaccnrin, padre e figlio di 58 e 28 anni, partiti da Milano per Cluses: «Portiamo pezzi di ricambio per auto, abbiamo sempre fatto il Bianco: andiamo li vicino al confine, a 40 chilometri da Chamonix. Era sempre bastato un autista solo: adesso, siccome più di nove ore di fila non si può gui¬ dare, la ditta deve paganie due. Prima impiegavamo quattro ore all'andata e quattro al ritorno, adesso ne servono sei, sei e mezzo. E nei giorni di punta, come venerdì, peggiorerà di sicuro». Il direttore Ugo lallasse e il suo vice Salvatore Sergi, nella sala piena di spie colorate e di sensori accesi sul tunnel, giurano che non sarà cosi: «La situazione andrà a migliorare. Il traforo è stato costruito per reggere fino a 3 mila 600 vetture, o 1200 camion, all'ora: in questi giorni, con l'80 % di veicoli in più, tocchiamo punte massime di 6-8 mila veicoli al giorno. Gli ingorghi si sono creati perchè blocchiamo gli abbonati al Bianco finché le ditte per le quali lavorano ci spediscono i fax con cui s'impegnano ad accollarsi i costi dei passaggi da noi. Nei primi giorni quasi nessuno era informato della procedura, e si creavano inevitabilmente le code. Adesso, un poco alla volta, sempre più camionisti si presentano con la documentazione in regola, e vanno via veloci». Anche Salvatore Terracciano, 33 anni, di Salerno, è un abbonato al Bianco: è partito da Bari con un carico di ortaggi, deve arrivare a Parigi. Dice che la sicurezza, «per chi fa il mio mestiere, non si sa bene cos'è». «Io, se posso, le gallerie le faccio di notte, quando c'è meno gente. E poi nel tunnel corro più che posso. Faccio così in tutti i punti pericolosi, dove si rischiano le frane, i casini. Tiro al massimo, altro non posso fare. Mio padre è morto sul camion, ho moglie e figli, non voglio fare la sua stessa fine». Dice che il rischio di incidenti «è tutto legato al fatto che per lavorare devi ammazzarti di ore di guida, sennò ne cercano un altro. Non so qui al Nord, ma dalle parti mie sei spesso ricattato, se rispetti le ore ti licenziano, se arrivi in ritardo a consegnare pure. Allora fai quello che puoi, e speri che ti vada bene». Il procuratore aggiunto alla pretura, Raffaele Guariniello, ha chiesto alla Sitaf, la società che gestisce il traforo, i dati sull'aumento del volume di traffico dopo il disastro del Bianco. Vuole verificare se le misure di sicurezza sono compatibili con un numero di veicoli quasi raddoppiato. Alla sala di controllo il direttore lallasse dice: «Lo sono, anche se stiamo valutando la cosa con la commissione intergovernativa: è possibile che si decida un aumento di uomini e mezzi». Il magistrato è pronto, se le misure non fossero sufficienti, a bloccare parte del traffico d'imperio. Giovanna Favro L'ansia di chi guida «In caso di incidente i tunnel sono trappole» Un'immagine del traffico al Traforo del Fré|us, raddoppiato di colpo dopo la chiusura del tunnel del Monte Bianco IL TRAFORO DEL FREJUS LUNGHEZZA: 12.86* metri ■ CORSIE: 2 VENTILAZIONE: 2 poni che escono sulla montagna e condotti per l'aria sul controsoffitto ■ SQUADRE DI PRONTO INTERVENTO: 2 disponibili 24 ore su 24

Persone citate: Giliberto Forneris, Giovanna Favro, Mauro Vaccnrin, Ottavio Bertero, Raffaele Guariniello, Salvatore Sergi, Salvatore Terracciano