La Nolo: più raid per fermare la strage

La Nolo: più raid per fermare la strage Nessuna tregua a Pasqua. L'Uck: rastrellamenti a Pristina, 20 mila uomini radunati allo stadio La Nolo: più raid per fermare la strage «Inattesa tanta ferocia» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Di fronU: alla catastrofe umanitaria che l'ha colta di sopresa, la Nato si propani a concentrare i suoi bombardamenti sulle truppe sorbe in Kosovo. Il Consiglio atlantico, riunito ieri sera in seduta ristretta, ha discusso di come rimodulare l'azione militare ili fronte all'accelerazione nello rappresaglie sui civili. v. vero che i bombardamenti potranno durare ancora a lungo, ma lo sensazione è che i prossimi giorni saranno fondamentali. Se non altro perchè, con un esodo forzato ai ritmi attuali, presto la Noto potrebbe trovarsi senza più un kosovaro in Kosovo. Nella sua corso contro il tempo e contro Milosevic l'Alleanza .sta cosi pensando di estendere i bombardamenti - unche con l'apporto di nuovi aerei statunitensi e britannici - e di fare una nuova selezione degli obiettivi, con lo scopo, per quanto possibile, eh arrestare immediatamente l'esodo dal Kosovo. Anche per questo annuncio non ci soni alcuno tregua per Pasqua. Il commodoro David Wilby, portavoce militare dell'alleanza, spiega che adesso i raid si susseguiranno «24 ore su 21» anelli! grazie ol miglioramento delle condizioni meteorologiche l,a contraereo jugoslava è comunque ancora «ben orchestrata e dinamica», avverti; Wilby. Secondo il ministro della Difeso francese Aloin Ricard lo rete antiaereo serbo è Stata dimezzata dai bombardamenti alleati: «piti del 50% del potenziale, sia ili difesa aereo, sio di combattimento aereo sono fuori uso». Sul campo, secondo fonti Nato, sono intervenuti (incile gli aerei Usa AIO, che hanno colpito corri annoti serbi in Kosovo. Non è ancora all'ordine del giorno, sostengono invece fonti dell'Alleanza, lo cosiddetta «fase tre», l'attacco contro le forze jugoslave su tutto il territorio della Federazione o non più solo sotto il 44" porallnlo. In realtà ol Consiglio se ne e discusso, ino senza prendere nessuna decisione in questo senso, anche se alcuni comandi militari sono convinti che sarebbe il modo giusto per mettere olle strette Milosuvic. ìjì necessità per lo Noto di cambiare i propri pioni è il segnale che corno hu ammesso ieri per lo primo volto il portavoce Jomie Shea l'Alleanza si e trovata hnprepanita di fronte olio ferocia dello reazione serbo contro i civili kosovori. Il punto fenno dello Nato è sempre lo stesso: non sono suiti gli attacchi aerei a scatenare la reazione violentissima dei serbi e lu conscguente catastrofe umanitaria, dato che l'esodo di profughi verso i Paesi confinanti «fa parte di un piano programmato ed ovviato prima che lo prima bombo Nato toccasse il suolo jugoslavo». Mu adesso Shea aggiunge che «anche noi siumo choccati da quello che sta avvenendo in Kosovo. Nessuno poteva prevederlo e questo ci ronde ancora più determinati». E ancora, dice il portavoce della Nato, «nessuno è capace di prevedere che coso farà Milosevic», che onnai viene paragonato a Poi Pot. La fuga dei koso- vari - l'ultimo doto fornito ieri a Bruxelles è di 118 mila persone che sono scappate in questi ultimi giorni - «ricorda cose che non avevamo più visto da quando i Khmer rossi evacuarono Phnom Pehn». E cose contro cui, o quanto pare, la campagna aereo condotta finora dalla Nato, non ò stato in grado di mettere un freno. Nonostante la necessità di proseguire l'escalation militare l'ideo di ricorrere a truppe di terra dell'Alleanza continua, per il momento, a essere categoricamente esclusa. Mu ieri il quotidiano cattolico francese «Lo Croix» parla vo di un «imminente» intervento di troppe speciali Nato che adesso sa- rebbero ai confini con il Kosovo. Oltre all'aspetto militare, è quello umanitario che tiene banco nel quartier generale dell'Alleanza. Wilby parla di «un numero sempre maggiore di villaggi e città incendiati e distrutti». Shea annuncia che Pec, uno citta di 120 milu abitanti, «è onnai quasi totalmente distrutta» e che migliaia di kosovori sono costretti a una marcia forzata dallo cittu di Prizren verso il confine albanese. Lo stesso Wilby arriva ad annunciare «notizie che non sono stato hi grado di verificare secondo cui carri armati ed artiglieria serbo avrebbero attaccato colonne di rifugiati in una vallata presso Urosevac». Le stesse informazioni arrivano da varie fonti kosovaro, mentre da Pristina Radio Radicale riferisce di bombardamenti e incendi in città. Uno degli esponenti dell'Uck, Ashim Thaqi, in un'intervista alla televisione pubblica tedesca Zdf ha detto che a Pristina sono state rastrellate 100 mila persone e che gli uomini, separati dalle donne, vengono condotti allo stadio, dove ne sono stati concentrati già 20 mila. Sulla sorte delle vittime eccellenti della repressione serba, intanto resta il mistero. Ieri Wilby non ha potuto ancora confermare la notizia - che la Nato aveva dato lunedì - dell'esecuzione di Fehnii Agami, braccio destro di Ibrahin Rugova, e di altri quattro esponenti di punta del movimento kosovaro. Ieri, invece, la Lega democratica albanese ha annunciato il ferimento dello stesso Rugova, che è stato visto per l'ultimo volta scappare dallo sua casa in fiamme, a Pristina, domenica sera. Mentre l'Uck chiede armi agli occidentali, ieri anche la Lega democratica del Kosovo, l'ala moderata del movimento, annuncia per bocca del suo vicepresidente Hafiz Gacica che «D'ora in poi c'è solo l'indipendenza». Francesco Manacorda Il ministro della Difesa francese: «Più del 50 per cento del potenziale di difesa aerea è ormai fìiori combattimento» Bruxelles: «C'è una fiumana di persone in fuga, cose che non si vedevano dal tempo dei massacri dei Khmer rossi» Un complesso Industriale a Cacak dopo i bombardamenti Nato nelle immagini diffuse dalla tv serba