Il ministro macedone Dimitrov «Anche lì può succedere di tutto» di Maurizio Molinari

Il ministro macedone Dimitrov «Anche lì può succedere di tutto» «la mia Skopje a rischio» Il ministro macedone Dimitrov «Anche lì può succedere di tutto» ROMA. Il ministro degli Esteri macedone, Alexander Dimitrov, è giunto ieri a Roma al tonnine di un giro nelle capitali europee per informare l'Ue e la Nato sulle due minacce che incombono su Skopje: un'espansione del conflitto kosovaro e un'ondata di profughi albanesi. Perché chiedede alla Nato maggiori garanzie di sicurezza e di integrità territoriale? «Il mio Paese è a un passo dal Kosovo, dove c'è una guerra. Al di là del nostro confine è hi corso un'operazione di pulizia etnica con un'intensa attività bellica da entrambe le parti. Al di qua ospitiamo 12 mila soldati dell'Alleanza Atlantica, che potrebbero essere impiegati come force di pace in caso di accordo, e più di 2500 uomini fra osservatori dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e militari della Forza di estrazione. Sul nostro tenitorio può succedere di tutto, in qualsiasi momento». Che cosa temete di più? «Non possiamo escludere un'azione jugoslava contro le force dellu Nato. Speriamo die non succeda, ma inutile nasconderci: il rischio c'è. La Nato deve impegnarci di più per proteggerci: siamo i più esposti ai rischi di contagio della guerra. Per questo abbiamo chiesto di essere ammessi nella Nato con una procedura di urgenza». Circa 100 mila profughi del Kosovo sono arrivati negli ultimi giorni in Albania. Qual è la situazione in Macedonia? «Siamo per l'accoglienza in via di principio ma c'è un limite allo nostra capacità: più di 20 mila profughi mettono a rischio la stabilità sociale ed economico. Solo lunedi sera ne sono arrivati 7 mila, oro ne ospitiamo 22 mila e ve ne sono almeno 35 mila in fila ammassati allo frontiera per entrare. Ci serve aiuto da parte dei Paesi amici». Che tipo di aiuto? «Alcuni Paesi come l'Italia potrebbero aiutarci, accogliendo un numero limitato dei profughi che arrivano da noi. L'ho chiesto al ministro Dini e mi ha promesso una decisione nei prossimi giorni. Speriamo inoltre che l'Operazione Arcobaleno varata dall'Italia per i profughi kosovari in Albania possa essere di aiuto anche per noi. Ma c'è dell'altro: abbiamo avuto danni indiretti e indiretti per 100 milioni di euro a causa di una crisi di cui non siamo responsabili. Gli scambi con la Jugoslavia, nostro principale partner, sono azzerati. Abbiamo perso 8000 posti di lavoro in soli dieci giorni. Servono delle compensazioni e speriamo nell'Unione Europea. Rischiamo un durissimo colpo economico». Per il vescovo di Skopje, Joakim Herbut, è imminente l'esplosione di un problema etnico dato il flusso di profughi... «Timori che condivido, ma il vero problema da risolvere è la pulizia etnica in Kosovo che mira a cambiare l'equilibrio fra serbi ed albanesi grazie alla fuga di questi ultimi. Questo fenomeno può olterare gravemente gli equilibri nell'intera regione dei Balconi». Le violente manifestazioni sorbe a Skopje nei giorni scorsi hanno scosso il Paese. La stabilità del vostro governo è a rischio? «In Mucedonio il governo è basato sul principio della convivenza interetnica e su una coalizione politica di partiti che comprende gli albanesi. Il patto fra noi è forte ma gli equilibri sociali rischiano di essere modificati drasticamente dall'immane ondata di profughi che si sta affacciando ai confini». Maurizio Molinari ■

Persone citate: Alexander Dimitrov, Dimitrov, Dini, Joakim Herbut