«Fare figli in Italia? Un lusso»

«Fare figli in Italia? Un lusso» «Si è molto alzata l'età del matrimonio: il 50 per cento dei giovani fino a 35 anni vive ancora con i genitori» «Fare figli in Italia? Un lusso» La sociologa: scarsi aiuti e pochi servizi SOCIETÀ' IL FUTURO DELLE UNIONI LK trasformazioni d(:lla famiglia cambiano la vita di tutti, nessuno escluso, giovano o vecchio. Ieri si è svolto a Bologna un convegno sulle nuove famiglie: tra le relatrici c'era Chiara Saraceno, docente di «Sociologia della famiglia» all'Università di Torino, che ha parlato sulle «famiglie con figli». Signora Saraceno, spesso le nuove famiglie sono coppie che non si sposano per paura del matrimonio. «E' vero Un'indagine Istat dice che oggi si fa famiglia molto più tardi: oltre il Fi(j% dei giovani fino ai 35 anni vivono in casa come figli; non solo non entrano in una vita di coppia, ina addirittura non vanno neanche a vivere da soli, semplicemente "non se ne vanno". Si è molto alzata l'età del matrimonio. Si sposano da adulti, neanche da giovani-adulti L'Italia va verso il modello dei Paesi sviluppati, dove il matrimonio e preceduto dalla convivenza. Le persone che hanno convissuto o che stanno convivendo attualmente sono 3 milioni». Conosco coppie che hanno convissuto tre-quattro anni, e tutto andava tiene, poi si sono sposate e dopo dieci mesi si sono separate di brutto, per non vedersi più. Come mai? «Lo so, e un dato controintuitivo. Uno pensa: beh, hanno convissuto, sono collaudati, il matrimonio andrà beni? E invece no. Perché chi convive entra in coppia con aspettative diverse da chi ci entra sposandoci». Cosa c'è di diverso? «La contrattazione, Chi convive sta negoziando, fin che convivo non smette mai di negoziare». K il matrimonio è la fine del negoziato? «Si Chi convive ha un atteggiamento più contrattuale, aspettative; mediate, riserve. Va cauto». Conosco una coppia che andava d'accordo su tutto, lavoro, spese, viaggi, film, ma non in politica. Si son spaccati. E' diventata così importante la politica, Ogjji? «Si, la politica ha acquistato forti connotati identltari V. i due partner hanno pari diritti di esprimere le proprie idee. E di attuarle. Politica e lavoro Oggi sono più le madri che lavorano delle madri casalinghi!; nel Nord superano il 60%. A ine questa pare una trasformazione della famiglia piti radicale del divorzio». Il divorzio ha diviso la storia della famiglia in due fasi, prima e dopo. Uopo il divorzio c'è un padre e una madre diversi. Che inseguono felicita diverse. Se il padre non è felice, esce e se no va. Niente glielo vieta. E' il diritto alla felicità, e se la felicità comporta il distacco, può distaccarsi. Ma le chiedo: è giusto che il diritto alla felicità resti immutato, sia che uno sia single, sia che sia sposato, sia che sia padre? «E corno dovrebb'essere regolato, secondo lei?». Se uno sta solo, cerca la felicità del single; ma se si mette in coppia, cerca la felicita di coppia; e se fa un figlio, cw.!* la felicità di gruppo, di quel gruppo che contiene il figlio, e che è la famiglia. I.a felicità della famiglia può anche reprimere la felicità del singolo. «Ma non è detto che questo riesca. Stare insieme può produrrò disastri inenarrabili anche ai figli, in nome dei quali lo si fa». Ma anche l'abbandono produce disastri. «Non bisogna impedire di rompere, ncn si può neanche pensare di farcela; bisogna aiutare a continuare a esser genitori e co-genitori, anche dopo che la coppia è finita». Chi fa più fatica a imparare, i padri o le madri? «Non c'è dubbio; i padri. I padri diventano migliori padri dei figli delle donne con cui vanno a vivere, che dei propri. Forse bisogna cor¬ reggere la legislazione. L'affidamento congiunto richiede dosi di civiltà e fiducia reciproca che nelle coppie separate spesso non ci sono più. Bisognerebbe incentivare il mantenimento della co-genitorialità. Ho fatto una ricerca, un mese fa, insieme con altro autore, per le edizioni del Mulino, e ne è venuto fuori qualcosa che ritengo sconvolgente: quanto più nel matrimonio c'è una forte divisione del lavoro (ed è il padre che porta il reddito), tanto più è facile che dopo la sepa¬ razione questo padre si allontani e non si faccia più vivo. Non perché sia cattivo, ma perché non è capace. Se verso i figli perde la mediazione della madre, non sa più come si fa». Forse perché il padre veniva caricato della riuscita dei figli, e la madre della felicità. Quando c'è un fallimento del matrimonio, il padre abbandona la riuscita. Questa ò l'epoca della sofferenza del maschio, non più della donna. il maschi soffrono perché non sanno parlare. Il fallimento del matrimonio li schiaccia nell'umiliazione. Adesso qualcosa cambia. Il 20% dei giovani padri comincia a occuparsi dei figli, specialmente al Nord». Una coppia con figli è bloccata nella corsa sociale. Il problema è dove depositare i figli. I pochi figli dipendono dai pochi asili-nido. Non trova? «Sì, avere figli è faticosissimo nella società italiana. Ci sono pochi aiuti, pochi sgravi, e i figli costano. Se voghamo che si facciano figli, dobbiamo dare servizi: una donna che diventa madre e continua a lavorare non è una eccezione deviarne. La maggioranza delle madri oggi lavora. Se un dipendente non può lavorare le aziende parlano subito di flessibilità: dovrebbero introdurre il concetto di "flessibilità amichevole" verso chi ha figli, madre o padre che sia». Lei ha parlato prima delle «famiglie ricostituite»: una donna che ha avuto due mariti, o un uomo due mogli, e figli da un matrimonio e dall'altro: com'è la fratellanza tra questi figli? «I figli di primo letto ci sono sempre stati, ma una volta erano di genitori morti, ora hanno i genitori vivi da un'altra parte. Sono famiglie complicate, ma se i rapporti son civili, diventano molto aperte. In queste famiglie deve entrare un'assunzione di co-genitorialità». Non sto mica parlando con nostalgia della vecchia famiglia. Allora si diceva: ((Fratelli= coltelli», per indicare la contesa per il possesso dei genitori. E' anche possibile che i fratelli di padre diverso, o di madre diversa, siano meno «coltelli». «Succede infatti. Bisogna sviluppare dei modelli per cui questa situazione non sia "cattiva"; nelle famiglie più sensibili, i nuovi compagni fanno da perfetti padri ai non-figli, figli di un altro padre». Non è che fanno bene i padri, per vincere la gara con l'altro padre? «C'è anche questo, sì. Sia tra uomini sia tra donne. Ripeto: sono famiglie complicate. Non devono tentare di ricostituire la "famiglia intatta" com'era prima, quasi che non fosse successo niente. E' successo, va incamerato. Ci dev'essere un posto per il genitore che è rimasto fuori». Le nuove famiglie son più rischiose, vedo. A che cosa si può attribuire l'aumento della rischiosità? «All'aumento dei gradi di libertà. Di tutti. Figli e genitori. Aumenta il riconoscimento dei diritti individuali. Io sono cresciuta in una famiglia numerosa, sei fratelli, e mia madre ripeteva: "In questa casa c'è un solo sole, attorno a cui tutti ruotano", e intendeva il padre. Ci ho messo molti anni a capire che era lei che faceva girare il sole». Ferdinando Camon «Oggi al Nord il 60% delle madri lavorano: una trasformazione più radicale del divorzio» «Le famiglie ricostituite? Un innesto complicato» Nella nuova famiglia - dice la sociologa Chiara Saraceno - c'è una mina in più: l'aumento del grado di libertà. Di tutti. Figli e genitori IL MICROCOSMO FAMIGLIA I DATI SI RIFERISCONO AL 1997 MATRIMONI 27S.022 SEPARAZIONI 60.M1 DIVORZI 33.342 FAMIGLIE DI FATTO 344.000 jHL 3,7% NEL NORD EST) CUI CON FIGLI SENZA FIGLI 130.000 200.000 FAMIGLIE CON UN GENITORE STRANIERO 20.000 ETÀ MEDIA DEL PRIMO MATRIMONIO PER I MASCHI 19* ETÀ MEDIA DEL PRIMO MATRIMONIO PER LE FEMMINE 24,9 NUMERO MEDIO FIGLI PER DONNA ETÀ MEDIA DEL PARTO

Persone citate: Chiara Saraceno, Ferdinando Camon, Saraceno

Luoghi citati: Bologna, Italia