La peste suina fa strage in Piemonte

La peste suina fa strage in Piemonte Vercelli, steso un cordone sanitario intorno all'allevamento. Mistero sul contagio La peste suina fa strage in Piemonte Primo caso da 20 anni, abbattuti 6600 maiali VERCELLI. Uopo oltre 20 anni la peste suina e ricomparsa in Piemonte. Il focolaio e a Formiglinna, centro agrìcolo quasi al confine tra le province di Vercelli fi di Biella, all'azienda agricola Cavagnone, uno dei migliori allevamenti d'Italia. Già ieri e iniziato l'abbattimento di tutti i circa 6600 capi (dei quali però solo un migliaio risulterebbero colpiti dal virus), una soluzione drastica, ma l'unica possibile per estirpale il coni agio, La malattia interessa esclusivamente la specie suina: in provincia di Vercelli sono 23 nula gli animali allevati, un milione in tutto il Piemonte che è al terzo posto in Italia dopo Lombardia ed Emilia Romagna. La peste suina classica causa alta mortalità tra la specie, cina e tassativamente escluso che possa trasmettersi all'uomo sia per contatto sia per ingestione di alimenti» come sottolinea l'assessore piemontese alla Sanità Antonio D'Ambrosio. Per la salvaguardia del patrimonio zootecnici;, ieri mattina il presidente della munta regionale Enzo Ghigo ha firmato il decreto die fissa i limiti territoriali del cordone sanitario che isola la zona infetta. L'area di protezione comprende i centri dei Vercellese e del Biellese entro un raggio di tre chilometri dall'allevaménto infetto, l'in all'esterno c'è un'ulteriore fascia di sorveglianza nella (piale tutti gli allevamenti di suini saranno controllati con estrema attenzione. Difficile per ora capire in che modo il virus che si è manifestato in un gruppo di scrofe sia arrivato a Pormigliana. Una delle ipotesi e ebe sia stato por¬ tato da qualche' animale selvatico (un corvo oppure una volpe) che forse in zone anche lontane dal Vercellese si è cibato dei resti di un suino infetto. La peste suina era stata diagnosticata negli anni scorsi in molte regioni italiane, tra cui la vicina Lombardia, e sembra in fase calante-: nel '98 sono stati segnalati undici focolai, la metà di quelli registrati negli anni La malattia potrebbe essere stata portata da una volpe o dalle gomme di un camion precedenti. Non è neppure da escludere che il virus possa aver «viaggiato» sulle gomme di un'auto o di un camion ed è una possibilità tutt'altro che peregrina. Ieri i sanitari disinfettavano le scarpe e le auto di tutti coloro che si avvicinavano all'allevamento. Sicuramente il contagio ha avuto origine all'esterno della tenuta Cavagnone, perché l'attività è a ciclo chiuso, cioè l'azienda produce direttamente il proprio fabbisogno, e negli ultimi mesi non sono stati immessi animali provenienti da altri allevamenti in Italia o all'estero. E il brevissimo tempo di incubazione della malattia (una decina di giorni al massimo) dimostra che l'episodio è molto recente. I primi sintomi dell'infezione si sono manifestati giovedì scorso. Subito è scattato il piano di emergenza, in passato messo a punto attraverso simulazioni condotte dalla Regione e dall'Asl 11, con il sequestro cautelativo dell'allevamento. La conferma diagnostica è arrivata sabato sera dal Centro nazionale di referenza di Perugia, che ha anche isolato il virus. Con i sanitari della Regione e dell'Asl, ieri sono intervenuti i militari del Corpo forestale, che impediscono l'accesso all'allevamento, e gli esperti del presidio regionale di zooprofilassi di Cuneo, che hanno dato avvio all'operazione di abbattimento dei 6600 capi (per un peso totale di quattromila quintali): le carcasse verranno distrutte nei centri per il trattamento dei rifiuti speciali a Cuneo e Torino. Terminato in due o tre giorni l'abbattimento, si procederà alla disinfezione. Poi si procederà con la fase del "vuoto biologico", una quarantena che durerà almeno un mese. Al termine verranno introdotti animali sentinella e, se dopo altre tre settimane non ci saranno sintomi di ulteriore contagio, l'allevamento potrà riprendere a lavorare. Franco Cottini

Persone citate: Antonio D'ambrosio, Enzo Ghigo, Franco Cottini