«Romiti va assolto non c'è corruzione»

«Romiti va assolto non c'è corruzione» La richiesta del pm. I legali: è estraneo «Romiti va assolto non c'è corruzione» Cesare Romiti ROMA. Cesare Romiti, amministratore delegato unico della Fiat dal 1980 al 1996 e poi presidente per altri due anni, «non poteva non sapere» che società del gruppo, come la Cogefar Impresit, avevano versato tangenti ad esponenti del mondo politico per ottenere appalti per la costruzione della linea B della metropolitana di Roma. Tre miliardi e 230 milioni di lire, provenienti da un conto svizzero denominato «Sacisa», finirono nelle casse del Psi e della De (nazionale e romana) tra il 1988 ed il 1992, in virtù di un vecchio patto sorto anni prima tra l'Intermetro (il consorzio di imprese che gestiva i lavori) e alcuni politici. Ma l'accusa di corruzione contestata all'attuale presidente della Rcs e ad Umberto Belliazzi, ex responsabile Fiat della sede romana, non sta in piedi: codice penale alla mano, manca il requisito essenziale che integra questo reato e cioè la presenza di un pubblico ufficiale. E' questo il ragionamento che ha portato il pm Giancarlo Amato a chiedere ai giudici della sesta sezione penale del tribunale di Roma l'assoluzione per i due imputati. «Le dazioni di denaro tra la Fiat e i partiti - ha spiegato Amato possono essere ricondotte a pagamenti tra privato e privato, e la corruzione non può ritenersi sussistente». Tuttavia, «appare poco credibile che un manager delle capacità di Romiti fosse all'oscuro di fondi neri legati al conto Sacisa e di richieste di tangenti provenienti dal mondo politico». Una puntualizzazione, 3uest'ultima, che gli avvocati ell'ex manager Fiat hanno gradito poco. «Quella del pm hanno rilevato Franco Coppi e Vittorio Chiusano - è una requisitoria corretta in punto di diritto. In punto di fatto non ci soddisfa: dimostreremo (il 29 aprile prossimo, ndr) che Romiti è assolutamente estraneo ai fatti adde- bitati». La linea difensiva, per la verità, è stata già anticipata dallo stesso imputato che prima della requisitoria ha risposto alle domande del pm (a differenza di Belliazzi, ndr) e, con l'aiuto di una memoria di 33 pagine, ha respinto ogni accusa. «Nessuno mi ha mai chiesto preventiva autorizzazione o consiglio in merito a pagamenti di denaro a titolo di tangente - ha esordito Romiti -.Non ho mai saputo di pagamenti al mondo politico in relazione ad appalti a società del gruppo Impresit». Romiti ha insistito su un particolare: «Le società del gruppo Fiat non possono che operare in piena autonomia, seppure nel quadro delle strategie e delle linee generali indicate per ogni sub-holding dai vertici della Fiat holding». Tali società - ha aggiunto Romiti - «operano nei settori più disparati e diversificati, dalle automobili, alle assicurazioni, alla grande distribuzione», ed è difficile pensare che tutto sia sottoposto al controllo di chi sta al vertice. L'Impresit? «Aveva una autonomia più accentuata di quella delle altre società del gruppo e si limitava a rappresentare a fine anno i risultati della sua gestione». Ig. f. c.J Cesare Romiti

Persone citate: Belliazzi, Cesare Romiti, Franco Coppi, Giancarlo Amato, Romiti, Umberto Belliazzi, Vittorio Chiusano

Luoghi citati: Roma