Gli atleti serbi in campo con il lutto

Gli atleti serbi in campo con il lutto I CAMPIONI SLAVI: CHI NON VUOLE GIOCARE E CHI PENSA DI ARRUOLARSI Gli atleti serbi in campo con il lutto Boskov: il nostro dolore vale più di un boicottaggio GLI sportivi sorbi che risiedono in Italia hanno scelto, comi; protosta, il lutto: indosseranno una l'ascia nera al braccio come hanno fatto domenica i duo fratelli Grbic, Nik che gioca a Cuneo e Vladimir che sta a Roma, vicccampioni del inondo della pallavolo Vladimir si 6 pure rasato la testa ma, dice, è un surplus, gli altri non devono sentirai impegnati a imitarlo: «sono vecchio e di capelli ne ho porsi di mio - osserva, con la solita ironia, Vujadin Boskov, l'allenatore del Perugia -. Indosseremo il lutto por ricordare a chi ci guarda che migliaia di serbi soffrono sotto 10 bombe, patiscono una tragedia assurda. Siamo personaggi amati: 11 nostro dolore colpirà le coscienze più di qualsiasi boicottaggio», Boskov, che ha 68 anni e conosce il mondo, nelle scorse ore è stato il punto di riferimento per molti suoi connazionali. Ha calmato i più esagitati che volevano seguire la strada indicata in Spagna da Predag Mijatovic, il cannoniere del Beai Madrid, l'uomo il cui gol sconfisse la Juve nell'ultima finale europea. Mijatovic ha invitato gli sportivi serbi a non scendere in campo: in Spagna lo hanno ascoltato il portiere Cicovic del Las Palmas e Lckovic del Malaga, due squadre della serie B. Il prossimo weekend, quando riprenderà la Liga, l'equivalente della nostra serie A, si verificheranno probabilmente altre astensioni: il Las Palmas e il Malaga chiedono di punire con una forte multa i loro giocatori, però i dirigenti della Federcalcio stanno rinviando la decisione. Rischiano l'impopolarità. L'ex juventino Jugovic e Zoran Njegus, ad esempio, hanno annunciato che rinunceranno alle amichevoli organizzate dall'Atletico Madrid in Inghilterra e Zoran Djorovic del Celta di Vigo non giocherà finché continueranno i bombardamenti. Il boicottaggio ai Paesi della Nato era stato chiesto dai tre leader della Nazionale jugoslava (Mijatovic, Stojkovic e Savicovic) e avrebbe dovuto coinvolgerò più di 40 calciatori in Spagna, Germania, Francia, Portogallo, Inghilterra e Italia. La protesta si sarebbe estesa al basket, alla pallavolo e alla pallamano. Ma le posizioni sono diverse. Mijatovic è il duro e puro. «Non so perché esista la Nato - ha detto -. Si ficca sempre dove non dovrebbe: protegge un milione e mezzo di albanesi e non pensa a dieci milioni di jugoslavi. La colpa è di Clinton, presidente di un Paese che non ha storia e non capisce niente. Quanto a Javier Solana, dieci anni fa era contro la Nato e ora ne è il segretario genarale. Sono solo dei politici». «Noi non siamo aggressori né as¬ sassini, difendiamo il nostro territorio. Gli albanesi trent'anni fa arrivarono nel Kosovo con le pezze al sedere e li ricevemmo a braccia aperte: poi, siccome ogni loro famiglia ha da dieci a quindici figli e ogni nostra ne ha due o tre sono diventati la maggioranza: chiedono l'indipendenza e hanno creato un esercito». Myatovic è convinto die «tocchi agli sportivi raccontare la nostra verità o ripulire, poco a poco, l'immagine che gli jugoslavi hanno all'estero». Intanto però chiede un'astensione «che non è boicottaggio ma l'effetto della nostra impossibilità di concentrarci sul nostro lavoro». Il messaggio è stato recepito in Inghilterra. Susa Curcic del Crystal Palace e Dejan Stefanovic dello Sheffield hanno manifestato davanti al numero 10 di Downing Street. «Mia madre - ha spiegato Curcic - vive a 30 chilometri da una base militare e si sa che i missili non sono precisi come vorrebbero farci credere» Mohamed Konjic, bosniaco del Coventry, ha invece un'altra preoccupazione: «La popolazione della Bosnia è composta al 40 per cento di serbi e sono armati. L'esasperazione può riaccendere il conflitto». Qualcuno ha chiesto invece al proprio club di lasciarlo tornare in patria. Vladan Lukic, l'attaccante del Metz, vuole abbandonare la Francia «per andare a difendere i bambini che vivono rinchiusi nei bunker» e sono rimasti a Belgrado i due giovani serbi del Bordeaux, Saveljic e Vukomanovic: erano partiti lunedì scorso per il match dell'Under 21 contro la Croazia, poi rinviato, e non sono rientrati. «Non credo che molti vogliano tornare a casa - sostiene Boskov -. Ho letto che i calciatori della mia città, il Vojvodina di Novi Sad, vogliono arruolarsi ma sarà vero? Il compito dei campioni è propagandare in Europa e nel mondo l'orrore per questa aggressione: ed è un ruolo che impone di tener fede agli impegni con le proprie società. Posso dire però che il Kosovo è terra nostra, gli albanesi sono in maggioranza solo perché figliano molto ma l'anima della regione è serba». L'orrore è anche in un eccidio di massa. «Due mie sorelle che vivono lì dicono che gli albanesi hanno ucciso i serbi quanto i serbi uccidono gli albanesi, perché questo succede nelle guerre civili. Invece la storia viene raccontata sempre da una parte sola». E questa guerra come finirà? «Il Kosovo resterà jugoslavo. Magari come terza repubblica della Federazione, insieme a Serbia e Montenegro». Scusi, se Milosevic tolse ogni più piccola autonomia al Kosovo come può concedergliene una più grande? «Per una buona pace le cose tolte si possono dare. Come i rigori nel calcio». Marco Ansaldo Giovanna Botteri, Tg3 è in Macedonia: «L'arma migliore dell'inviato è labuona salute. Il verorischio? L'assuefazione al dolore. Ma per essere considerata, una donnadeve essere più brava e più coraggiosa degli uomini» VUJADIN BOSKOV allenatore del Perugia «Indosseremo il lutto per ricordare a chi ci guarda che migliaia di serbi soffrono sotto le bombe, patiscono una tragedia assurda. Siamo personaggi amati: il nostro dolore colpirà più di qualsiasi boicottaggio. Compito dei campioni è propagandare l'orrore per l'aggressione» PREDRAG MIJATOVIC cannoniere del Real Madrid «Non so perché esista la Nato. Si fìcea sempre dove non dovrebbe: protegge un milione e mezzo di albanesi e non pensa a dieci milioni di jugoslavi. La colpa è di Clinton, presidente di un Paese che non ha storia e non capisce niente. Ma anche di Solana. Sono solo politici» DE JAN SAVICEVIC Uno dei tre leader della Nazionale jugoslava, insieme con Stojkovic e Mijatovic che ha chiesto il boicottaggio ai Paesi della Nato che avrebbe dovuto coinvolgere più di 40 calciatori in Spagna, Germania, Francia, Portogallo, Inghilterra e Italia. La protesta si estende a basket, volley e pallamano. NIK GRBIC Vicecampione del mondo di pallavolo insieme al fratello Vladimir Lui gioca a Cuneo, fratello a Roma domenica hanno giocato indossando una fascia nera una fascia nera al braccio e Vladimir si è anche rasato la testa ma, dice, è un surplus, gli altri non devono sentirsi impegnati a imitarlo