Tv, le Signore della guerra

Tv, le Signore della guerra Il conflitto attraverso le drammatiche immagini e i servizi d'informazione nel piccolo schermo Tv, le Signore della guerra Giornaliste in prima linea: meno show CHRISTIANE Amanpour non è più sola. Si infoltisci; il drappello dello signore deliri guerra, giornaliste che in prima linea o nelle redazioni dei telegiornali seguono la tragedia che si consuma accanto ai nostri confini Nessuna vuol sentir parlare di «specifico femminile», ciarpame che non usa più. Tutte fanno riferimento alla capacita professionale;, alla specializzazione, all'esperienza, li se qualche differenza c'è, sottolinea Lucia Annunziata, riguarda la nazionalità, la posizioni; del proprio Paese, l'incrocio cultural politico che il giornalista, uomo o donna che sia, rappresenta. i.illi Gruber, con lo speciale dell'altra sera su Raiuno, ha ottenuto il 29 per cento di share: su 100 spettatori di fronte alla tv, cine, ?.9 l'hanno seguita. Ila fatto meglio anch'- di Gad Lerner, che nel «Pinocchio» di venerdì era arrivato al 'l'S per cento Cifre comunque altissime, per un argomento non certo rassicurante. «La guerra fa sempre ascolto sottolinea Gruber a maggior ragione questa, nel cortile di casa nostra, vicino all'Italia portaerei naturale del Mediterraneo. Per questo dobbiamo affrontarla, noi dei telegiornali, in studio o in prima linea (anch'io sono pronta a partire) con una preparazione specifica, senza improvvisazione. Uomini o donne, in questo non c'è differenza. La differenza e, mi sembra, di linguaggio: le donne sono molto brave ad essere più chiare, a farsi capire meglio, abbandonando le sigle incomprensibili del Linguaggio militare. La guerra non è un avvenimento virtuale, le parole non devono essere virtuali». Lucia Annunziata e partita ieri sera, va a seguire i serbi. «Uhm banda di campagna mi fece prigioniera, nel '91, tra Croazia e Jugoslavia, mi liberarono i serbi. Sempra con loro, mi sono trovata a l'ale sopra Sarajevo: è gente tosta, e io sono contenta di tornare al lavoro che so fare. Per "Pinocchio" e per "Il fo- glio", Sono contenta di sfuggire al destino di diventare una ex di me stessa. Quando c'è una guerra, ci sono due punti cruciali: dare voci alle vittime e dare voce al nemico. Visto che i rapinati tra nazioni sono saltati, al giornalismo spetta il compito di fan; da trait d'union. Se l'atto bene, e utile, li non c'entra essere uomini o donne». Annalisa Spiezie del Tg5 respinge schematismi e differenze. Ma parla di una grande esperienza professionale, «di quelle che aggregano una redazione, e che per fortuna non capitano spesso. A volte viene l'angoscia, anche a noi che stiamo in studio. Ma credo non debba trasparire. Dal fronte si può mostrare coinvolgimento, in studio no. Altrimenti facciamo spettacolo, e proprio non dobbiamo». Giovanna Cipriani del Tg2, Giovanna Botteri del Tg3, Anna Migotto del Tg4 sono in prima linea, sta per arrivare anche Gabriella Simoni di Studio Aperto. Giovanna Cipriani è in Macedonia, parte con la jeep alle 2 del mattino, per seguire la strada dei profughi. L'operatore si è ammalato, gira anche le immagini. E' scossa: «La situazione è drammatica, dall'Occidente non arriva nessun aiuto, siamo soltanto buoni a parlare». E' realista: «La questione femminile? E' una questione di pipì. Gli uomini la fanno molto più facilmente». Giovanna Botteri, anche lei dalla Macedonia, ammette invece che, oltre alla pipì, esiste una differenza uomo-donna: «Mi creda, è la solita storia. Per essere considerata, una donna deve essere più brava, più coraggiosa, più veloce degli uomini. I quali poi, se ti devono invidiare e ostacolare, lo fanno anche dalla scrivania della redazione». Botteri, una bambina di nove anni, non troppo contenta di vederla partire, alle spalle Bosnia, Algeria, Albania, ó convinta, come molti suoi colleghi corrispondenti di guerra, che l'arma migliore dell'inviato sia la buona salute. «Sostenuta dalla copertura antibiotica, dal mangiare e dal bere. Sa qual è il vero rischio? L'assuefazione al dolore, la paura di non riuscire a trasmettere quel che si vede. Di non riuscire anche materialmente: qui se fai troppo il gradasso ti requisiscono il materiale. Bisogna averla, un po' di paura, ti rende più prudente Io non mi sento cinica, ci sono ancora tante cose che ini fanno malissimo». Anna Migotto è a Belgrado. «E' difficile per tutti, uomini e donne. E' faticoso. Qui i nostri pezzi li vedono prima, siamo censurati. E la paura si vede, si comprende. Pure la paura che le immagini, quello poche che riusciamo a girare, non arrivino in Italia». Tutte d'accordo, le «signore della guerra», sulla necessità di una televisione meno spettacolare e più concreta: persino, guarda un po', aiutata dalla carta stampata. Alessandra Comazzi Itili Gruber pronta a partire: «La guerra fa sempre ascolto. Per questo dobbiamo affrontarla senza improvvisazioni. E le donne riescono a farsi capire meglio». Lucia Annunziata: bisogna dare voce anche al «nemico» Anna Migotto: «Qui i nostri pezzi sono censurati» a:;. LILLI GRUBER, LA REGINA. E' toccata a lei (foto a destra), la regina della tv italiana, la prima edizione straordinaria sull'attacco Nato alla Serbia. Decisa, fredda, composta, senza tradire neppure un filo di emozione, Lidi Gruber (di cui tutti ricordano, fra gli altri, i collegamenti da Berlino quando crollò il muro) ha dato la prima notizia fondamentale dai dispacci che arrivavano in diretta sul suo tavolo e ha intervistato i corrispondenti e gli inviati collegati al telefono. Suo il record di ?■ colti, finora, in uno speciale sulla guerra: 29% di share, domenica dalle 23 LUCIA ANNUNZIATA, LA VETERANA L'America Centrale, il Golfo, le Malvine, Sarajevo, Beirut ora l'Albania: non c'è guerra degli ultimi anni che non l'abbia vista al fronte o in prima fila: Lucia Annunziata (a sinistra) in viaggio da ieri sera verso la Serbia da dove manderà servizi per «Pinocchio» e reportage per il «Foglio» di Ferrara, è la veterana delle nostre corrispondenti di guerra. Anche questa volta il richiamo della prima linea è stato troppo forte: da Mosca è rientrata a Roma e di qui è partita per Belgrado CIPRIANI, LA RECLUTA Una fra le più giovani corrispondenti di guerra, Giovanna Cipriani, perfetta conoscenza dell'inglese, ha nel suo medagliere le interviste ad Arafat e a Tareq Aziz (con cui parlò prima della Cnn), realizzate per il Tg2. Ha cominciato a «Italia sera», il rotocalco pomeridiano del Tg I, con servizi di «gossip». Poi è passata al Tg I, dove è stata in cronaca. Ricevuta un'offerta da Freccerò, è andata a Raidue