Hemingway

Hemingway Hemingway Così raccontò iprofughi ROMA. Cacciati i giornalisti occidentali dal Kosovo, nessuno è in grado in queste ore di descrivere la miseria e l'orrore dell'esodo biblico di 500 mila profughi albanesi che si accalcano in queste ore sulle strade che portano verso Albania e Montenegro. Per capire allora cosa sta accadendo occorre andare a una delle pagine più belle del giornalismo di questo secolo: le corrispondenze di Ernest Hemingway per il «Toronto Star» dal fronte della guerra greco-turca accesasi dopo la prima guerra mondiale. Si tratta di una pagina raccolta successivamente nei «49 racconti» dello scrittore americano, e giudicata universalmente tra le più belle mai scritte da Hemingway. E' la descrizione dell'esodo dei turchi da Adrianopoli. «I minareti spuntavano da Adrianopoli, sotto la pioggia, oltre i pantani», è la descrizione di Hemingway, «per cinquanta chilometri lungo la strada di Karaagac c'era un ingorgo di carri». Bufali indiani e altri animali tiravano i carri nel fango. Senza fine e senza principio. Semplici carri, carichi di tutto ciò che possedevano. I vecchi e le donne, bagnati fino alle ossa, gli camminavano al fianco tenendo le bestie in movimento». «C'era una donna che stava partorendo cop una ragazza che le teneva' una coperta sopra e piangeva - continua Hemingway - Spaventata da morire da quello che vedeva. Piovve per tutta l'evacuazione». [r.L]

Persone citate: Ernest Hemingway, Hemingway

Luoghi citati: Adrianopoli, Albania, Kosovo, Montenegro, Roma