Il comandante della Nato «Questo è solo l'inizio»
Il comandante della Nato «Questo è solo l'inizio» Il comandante della Nato «Questo è solo l'inizio» BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La guerra sarà ancora lunga. Parola di Wesley Clark, il generale Usa che ha il comando delle forze alleate in tutta Europa. «Questa campagna è ancora molto lontana dall'essere finita. Sapevamo che non sarebbe stato un affare di tre o quattro giorni, di una o due bombe», ha spiegato ieri Clark in un'intervista televisiva. E soprattutto sarà una corsa contro il tempo, tra Nato e forze serbe, a chi raggiunge prima il proprio obiettivo: da una parte quello di piegare appunto l'esercito e la polizia speciale di Belgrado; dall'altra quello di spazzare il Kosovo da tutti i suoi abitanti di origine albanese. Milosevic, dice ancora Clark, «sta lavorando molto, molto velocemente per mettere il mondo di fronte al fatto compiuto, per cambiare la demografia del Kosovo». Proprio per frenare la pulizia etnica in corso nel Kosovo è scattata la «fase due» dell'operazione Nato. Il generale dell'aviazione britannica David Wilby, portavoce militare dell'Alleanza, spiega che «lo sforzo maggiore» nei raid della notte di domenica è stato diretto proprio contro le forze armate in Kosovo, «mentre manteniamo la flessibilità per colpire la difesa aerea». L'opinione della Nato è insomma che i raid dei primi giorni, diretti alle postazioni antiaeree dei serbi e ai centri di coordinamento e di comunicazione, abbiano dato i loro frutti, come spiega Clark quando dice che gli aerei Nato sono ormai in grado di «passare attraverso» la difesa jugoslava. «Sappiamo che Milosevic è preoccupato dagli attacchi aerei spiega ancora u generale - tanto che ha cambiato i suoi schemi operativi sul terreno». Anche il portavoce della Nato Jamie Shea, commenta che «abbiamo distrutto il cervello della difesa aerea serba» e che questo consentirà agli attacchi di essere più incisivi: «A poco a poco strangoleremo la macchina militare jugoslava». Da parte Nato, intanto, si continua a negare qualsiasi legame di causa-effetto, tra l'inizio dei raid e lo scatenarsi della rappresaglia contro i profughi. «C'è un'operazione programmata, concepita ed ora ese- guita contro il Kosovo, che è partita subito dopo la fine delle trattative di Rambouillet», dice ancora Shea. Il governo britannico, intanto si mobilita, sia per annunciare un inasprimento della missione, sia per negare la possibilità di un intervento con le truppe di terra. Il premier britannico Tony Blair ritiene che «la campagna Nato debba essere intensificata, per colpire la capacità militare che Milosevic sta utilizzando per compiere atti di barbarie in Kosovo». E secondo Blair «bisogna andare fin in fondo, perchè l'alternativa è una situazione in cui il Kosovo sarebbe soggetto ad epurazioni etniche, con migliaia di innocenti uccisi e l'intera regione di nuovo destabilizzata». Già, perchè come va ripetendo l'Alleanza, e come ancora ieri ha confermato il Shea, la cacciata dei profughi oltre il confine albanese è un tentativo di «destabilizzare i Paesi vicini». Nonostante chieda un aumento della massa di fuoco sui serbi, anche Londra rifiuta però categoricamente l'idea di un intervento delle truppe di terra in Kosovo. «Il bagno di sangue che questo comporterebbe rende l'opzione non praticabile», dice il ministro della Difesa britannico George Robertson. Al sesto giorno di bombardamenti della Nato in Jugoslavia il Pentagono annuncia il rafforzamento della potenza aerea alleata con l'invio nella regione di bombardieri B-l. Il portavoce Ken Bacon ha detto che sarebbero cinque i «B-l», mai prima impiegati nei Balcani, partiti dalla base aerea di Ellsworth, nel Sud Dakota. Questi aerei sono armati di speciali ordigni a grappolo termoguidati che il Pentagono conta di usare in funzione anti-carro. Oltre ai «B-l», per rafforzare la potenza aerea dell'Alleanza il Pentagono ha deciso di inviare nella regione altri cinque «Prowler Ea-6B», per confondere i radar del nemico, e altri dieci aerei cisterna. Mentre ' la Nato ricorda ogni giorno che i responsabili di crimini di guerra in Kosovo verranno perseguiti dal Tribunale penale intemazionale dell'Aia, ieri sera Londra ha pubblicato una lista dei cinque maggiori responsabili della pulizia etnica in Kosovo. Si tratta dello stesso presidente Slobodan Milosevic e di quattro alti ufficiali dell'esercito serbo: il generale a due stelle Radomir Marckovic, capo dell'organizzazione per la sicurezza interna; il generale Dragolub Ojdianic, vicecapo di Stato Maggiore; il generale Pavkovic, che comanda la terza armata serba; il generale Lazerevic. [f. man.] Il Pentagono «Dalla base aerea del Sud Dakota sono partiti i bombardieri B-l» Atmosfera surreale nella capitale jugoslava, tra concerti rock e sirene che annunciano le bombe 1 giovani nelle piazze non sembrano idolatrare il regime ma esprimono odio per la Nato e specialmente per l'America
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