«C'è uno sinistra guerrafondaia» di Antonella Rampino
«C'è uno sinistra guerrafondaia» «C'è uno sinistra guerrafondaia» Bertinotti: governo colpevole delle bombe Anche il tema della guerra, onorevole Bertinotti, ha dimostrato che in Italia ci sono due sinistre. Le sembra il caso, mentre è in atto una tragedia, che si puntualizzino divisioni e fazioni nel teatrino della politica italiana? «Guardi, non è cosa nuova che la sinistra mostri le proprie diversità proprio sul tema della guerra. Anche se è doloroso dirlo, sembra di essere tornati agli inizi del secolo, a quella drammatica divisione che portò ad optare per la guerra una parte dei socialdemocratici europei. Fu, allora come oggi, una rinuncia della propria identità, ma l'antinomia tra guerra e pace divide più di ogni altra cosa». Mi scusi, ma non mi pare che la sinistra di governo, dai Ds ai Comunisti italiani, sia diventata interventista... «E' così, invece: lo è nei fatti, e l'ipocrisia con cui li si nasconde non regge. Siamo all'edulcorazione dell'informazione, che ha ormai modalità di regime tali da offuscare la durezza della realtà. La verità è che sulla decisione interventista della Nato ogni governo da sé, e tutti i governi insieme, hanno deciso la guerra. Tra questi, come è noto, anelli; il governo italiano che ha deciso per la guerra con un atto volontario, che D'Alema ha, assai comprensibilmente, rivendicato nel suo discorso in Parlamento. Naturalmente, fosse stata diversa la posizione del governo D'Alema, ci sarebbe stata la crisi. Ma il punto è proprio questo: una crisi di governo avrebbe impedito che l'Italia entrasse in guerra». Facciamo un passo indietro: l'Italia è nella Nato, e quel patto andava rispettato. «E' vero, l'Italia aderisce al Patto atlantico. Ma le decisioni della Nato sono vincolate alla decisione di ogiù singolo governo. Il nostro poteva dissociarsi, negando l'uso della basi». I Comunisti italiani, sostengono invece, come parte di Botteghe Oscure, che i risultati si ottengono premendo sul governo affinché si cerchi di riportare Milosevic al tavolo di trattativa. «Il governo italiano si chiama non a caso "consiglio dei ministri": è lì che si doveva prendere la decisione di cui dicevo prima. E' lì che i ministri comunisti avrebbero dovuto dissociarsi, mentre inutili sono oggi le cosiddette "mozioni di maggioranza". Altrimenti, la presenza della sinistra vera e propria al governo è irrilevante ai fini di ogni decisione. Vorrei solo ricordare che quando il Pei aveva forza d'identità e senso di appartenenza, su una guerra assai meno coinvolgente quale fu quella del Golfo, nel 1990, la sinistra comunista si alzò dai banchi dell'Aula, e se ne andò». Bertinotti, però è vero che se il governo D'Alema cadesse, questo di certo non avrebbe conseguenze in Kosovo... «Io dico che con un diverso atteggiamento delle sinistre di governo oggi l'Italia avrebbe potuto non essere in guerra. Quell'aereo decollato da Aviano per bombardare è stato lanciato dà tutti i ministri e da tutti i componenti della maggioranza». Da nessun aereo italiano è stata lanciata una sola bomba... «Ma secondo lei, un bambino che muore sotto una bomba si chiede di che nazionalità è l'aereo che l'ha sganciata? Questa, di tutte le ipocrisie, mi sembra la peggiore. Aviano è in Italia, e tanto basta. Aggiungo che anche nel corso di operazioni condotte dalle Nazioni Unite si usano come corpi di intervento diretto quelli che appartengono ai Paesi più lontani al territorio interessato. Figurarsi nel caso di una guerra vera e propria». Che ha quali ragioni, secondo lei? «Al di là di quella che sarà la soluzione finale, la guerra è controproducente in sé dal punto di vista politico. Perché incentiva la crescita già fortissima dell'identità nazionale serba, e insieme potenzia la volontà distruttiva delrUck. Se la Nato fosse costretta all'invio di truppe, questa si configurerebbe come un'aggressione a tutti gli slavi. Inoltre, la Russia appare turbata dal protagonismo bellico della Nato». Antonella Rampino Il leader di Rifondazione risponde alle critiche del ministro Diliberto Il leader di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti
Persone citate: Bertinotti, D'alema, Diliberto, Fausto Bertinotti, Milosevic
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