Il sindacato in piazza di Roberto Ippolito

Il sindacato in piazza Il sindacato in piazza D'Antoni: il 7 aprile protesta a Bari ROMA. No al massacro dei kosovari. No alla guerra. La Cgil, la Cisl e la Uil sono mobilitate: domani riuniscono gli esecutivi unituri, per mercoledì 7 aprile hanno promosso una manifestazione che avrà luogo a Bari. Sergio D'Antoni, segretario generale della Cisl, ne spiega le motivazioni in questa intervista. D'Antoni, perché avete indetto la in a ni tosi aziono? «E' stuta decisa per tre elementi: fermare il genocidio dei kosovari, fermare f;li attacchi aerei, fronteggiare con 'impegno umanitario il dramma dei profughi. Bari, scelta per lo svolgimento della manifestazione, è una città simbolo: subisce di più gli effetti della guerra, a cominciare dalla chiusura dell'aeroporto, ed è anche il punto più esposto por l'accoglienza dei profughi». Al primo punto indicate quindi le responsabilità dei serbi? «Dicendo che si deve fermare il genocidio di una popolazione inerme, indichiamo chiaramente la responsabilità dei serbi per la volontà di pulizia etnica che era già stata attuata in Bosnia e che prosegue nel Kosovo». Un giudizio quindi molto severo... «... e che comporta due conseguenze: considerare una necessità gli attacchi aerei, ma insieme battersi affinché prevalga una linea negoziale che sblocchi la pulizia etnica e l'operazione militare». Pensa che ci sia davvero spazio per l'opera della diplomazia? «Io penso di sì, non ci si può mai arrendere. Ed ò quello che i sindacati confederali intendono esprimere con l'iniziativa della manifestazione del 7 aprile». Non c'è stato alcun problema all'interno del sindacato nello scegliere questo tipo di iniziativa? «Abbiamo discusso come sempre in grande autonomia, valutando la necessità di un'iniziativa forte che non si presti a nessuna strumentalizzazione». Avete preso in considerazione l'invito del leader dei Comunisti italiani Cossutta a proclamare uno sciopero? «Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità e mischiare i piani e un grande errore. A nostro giudizio puntare con chiarezza (e con la scelta di Bari questo è visibile) alla questione umanitaria è il modo migliore per manifestare la solidarietà militante dei lavorato¬ ri italiani». Ma di sciopero si è parlato o no? «No, perché nessuno all'interno del sindacato ha proposto questa linea. Del resto non discutiamo mai di proposte esterme». In concreto cosa si può fare per i profughi? «Se è vera la cifra di mezzo milione di profughi, è necessaria un'azione internazionale per poter fronteggiare la situazione nelle zone più esposte, l'Albania e la Macedonia in testa». E per l'Italia cosa bisogna fare? «Per quanto riguarda l'Italia non bisogna lasciare alle regioni adriatiche l'onere di affrontare da sole un'emergenza di tali dimensioni. Le popolazioni della Puglia hanno dimostrato in questi anni una solidarietà straordinaria, ma il dranmma che oggi si presenta è un problema di tutti». Roberto Ippolito Sergio D'Antoni segretario generale della Cisl

Persone citate: Cossutta, D'antoni, Sergio D'antoni

Luoghi citati: Albania, Bari, Italia, Kosovo, Macedonia, Puglia, Roma