Liberi i primari del San Raffaele

Liberi i primari del San Raffaele Milano: per 40 giorni agli arresti Liberi i primari del San Raffaele MILANO. Dopo 40 giorni di arresti domiciliari, da ieri sono di nuovo in libertà quattro dei cinque medici dell'ospedale San Raffaele arrestati nell'ambito dell'inchiesta sulla truffa alla sanità attraverso i finti ricoveri. La revoca della misura cautelare, per scadenza dei termini, era stata decisa dal gip Enrico Tranfa già nei giorni scorsi, anche se il termine era stato fissato ieri per consentire ai pm Francesco Prete e Sandro Raimondi di completare alcuni atti d'indagine. La revoca del provvedimento di custodia cautelare riguarda il primario di odontostomatologia Antonio Giovanni Salvato, il primario e l'aiuto primario di. neurologia, Salvatore Smirne e Luigi Ferini Strambi, e il primario di oculistica Rosario Brancato. L'unico per il quale la misura degli arresti domiciliari rimane ancora valida è il primario del servizio di oncologia Eugenio Villa, il medico per il quale don Verzè, il presidente del San Raffaele, scrisse al procuratore Borrelli una lettera di fuoco, respinta al mittente: sosteneva che Villa era da considerarsi «indispensabile per la vita di alcuni illustri pazienti». Ma il tribunale del riesame, cui la difesa di Villa aveva ricorso, ha confermalo gli arresti. «Quella che ho passato è un'esperienza che non auguro a nessuno», ha raccontato Ferini Strambi, che ieri, appena libero si è subito recato in reparto al San Raffaele. «In ospedale ho trovato un'accoglienza molto bella, tra amici. In casa ho ten tato di fare le tante cose che non avevo mai tempo di concludere. Ho un conciato molto particolare di valutazione delle circostanze. Tutto è relativo, esistono sempre problemi piii importanti di quelli che ti riguardano: che cosa vuole che Lo sfouno d«Provnon aunessuospedatra a go di loro: a che guro a no; in e torno mici» operato sia la nostra vicenda, per esempio, di fronti' a quello che sta accadendo in Kosovo?». Ferini Strambi ha evitato ogni polemica coi magistrati, anche quelle sui permessi non concessi per le visite ad alcuni pazienti gravi. «Ognuno cerca di tare il proprio mestiere e ognuno cerca di farlo nella maniera migliore». Sereno e determinato a superare la vicenda, appare anche Antonio Salvato, primario di odontostomatologia nell'ospedale privato: «Per il bene dei malati, occorre mettere da parte le ideologie e dar vita a una sana competitività tra sanità pubblica e privata». Anche se non nasconde l'amarezza per l'arresto subito: «Ho reagito prima con incredulità e poi con sgomento, ritenendo di aver sempre secondo determinati principi e ideali. Ciò che mi è mancato di piti nei 40 giorni trascorsi in casa, è stato il rapporto umano con pazienti, collaboratori e studenti, mentre la loro solidarietà mi ha dato la forza di reagire». Il giudizio del professor Salvato sugli inquirenti non è univoco: «In coloro che avevano ordini ben precisi da eseguire, mi riferisco alla Finanza, ho notato sempre massima disponibilità e talvolta un certo imbarazzo nell'espletamento delle funzioni. Quanto ai giudici, ho constatato una certa difficoltà nel dialogo perchè cozzavano le due impostazioni: l'umanistica e la scientifica, retaggio culturale chi; inevitabilmente tutti noi non possiamo cancellare». Critico infine il parere di Salvato sul duro scambio epistolare tra don Verzè e Borrelli: «Il rispetto della legge è un dovere di tutti i cittadini e i medici anzi, dovendosi occupare di un beni' supremo come la salute, hanno anelli" problematiche etiche a cui sottostare». (r. m.| Lo sfogo di uno di loro: «Prova che non auguro a nessuno; in ospedale torno tra amici» L'ospedale San Raffaele di Milano, finito al centro di un'inchiesta su presunte truffe nei rimborsi

Luoghi citati: Kosovo, Milano, San Raffaele